La vita continua di Vincenzo Lagrotteria è un viaggio piacevole nel tempo. Il libro riporta ai cari ricordi da bambino, al paese che gli ha dato i natali, Calanna; a contrada Merlo, Lagrotteria ha vissuto la sua infanzia in una casa colonica, dove era sacro il rispetto reciproco. Anni sereni appartenenti, però, ad una vita il cui viaggio è di sola andata, ma la casa natia è il ricordo più impresso nella mente che da quasi conforto a tutte le pene della vita.                                                                                                                                    La vita continua esprime in versi uno scenario unico di una fanciullezza da sogno, in cui l’albero di gelso, il ciliegio riecheggiano nel ricordo quali testimoni di una vita soave in quella dimora, dove ora i ruderi raccontano ciò che fu. Ma nonostante la malinconia, nostalgicamente afferma il nostro Vincenzo, la vita continua… Non è eterna, ma nelle sue varie sfaccettature è comunque bella, soprattutto se vissuta accanto al suo grande amore, madre dei suoi “quattro alberelli” che insieme hanno piantato, motivo di orgoglio deigenitori.        

Di estrema delicatezza è il tema dell’amore, Vincenzo Lagrotteria esalta questo sentimento con versi eleganti, pacati anche davanti al tormento che il cuore vive “amore e tormento insieme si consumano”.          

Un sentimento antico, puro e vero, cantato differentemente da oggi, “letizia d’amore, divina gioia”. Splendida la lode alla donna alla quale dedica un pensiero appassionato e vivo, senza la quale “ieri, come oggi io non ci sarei, fragranza nei miei pensieri”. La identifica quasi con la natura, infatti la luna, le stelle e persino la nuova aurora sono da lei personificate. Una figura femminile preziosa e fragile, che in ogni suo ruolo, sia ella madre, sorella o moglie è sempre stata sostegno su cui affidarsi.                                                 

La vita, la quale “spesso si presenta matrigna”, non potrà mai spegnere il fuoco acceso del suo cuore. L’amore ritorna sempre, è una costante dei versi del nostro poeta, “è là che il cuore si affida alla penna, convinto di far luce nel buio della vita”. Spesso lo identifica come un fuoco che mai è destinato a spegnersi perché custodito caramente nel cuore.                                                                                                                         

 Sono versi sinceri, dettati dall’animo di Vincenzo, profondi e intrisi di fede, “la luce che l’amor Tuo riflette”, non c’è altra luce, dice il nostro, che gli possa illuminare il cuore, un Altissimo che tutto ama e perdona e che sempre aiuta nelle cose più disparate.                                                                                                                       

La nostalgia segue alcuni versi, gli da un senso maggiore e di particolare profondità, si fa apprezzare la poesia del nostro poeta reggino, nella sua riflessione continua su quelli che sono gli elementi che muovono le corde della vita.                                                                                                                                            Ma di attenzione meritevole è anche il pensiero rivolto alla brevità della vita, “il tempo fugge”, porta con sé gli anni, forse quelli più belli del poeta, la sua giovinezza, la freschezza di essere un marito e un padre attento e amorevole. Una nostalgia che emoziona e coinvolge, che suscita emozioni diverse, ma certo non cede all’indifferenza; “forse son vecchio, abbracciami amore”.                                                                          

Tenerezza e autentica sensibilità ci portano in questo viaggio poetico di Vincenzo, egli che non nasconde nulla di sé, ma amichevolmente lo condivide con noi, forse lasciandoci un po’ di malinconia ma anche tanta serenità nel cuore.