Scherzi a parte, volendo essere leggeri in questo primo articolo, da un po’ di tempo l’intelligenza artificiale ha invaso il web.
In questa primo articolo un cenno veloce, nel secondo un approfondimento e poi l’uso degli algoritmi nei vari social e in generale in rete.
Il concetto evoca computer, informatica e, per chi è più addentro, connettivi logici, diagrammi di flusso, programmi, algoritmi, ecc.
Occorre sapere che l’informatica nasce quando si riesce a realizzare dei circuiti elettronici capaci di svolgere le funzioni dei connettivi logici che sono quelli che collegano due proposizioni, “or”, “and”, “not” che sono le ben note congiunzioni coordinanti “o”, “e”, “non”, la prima delle quali può essere inclusiva (o l’una o l’altra o tutte e due; vel in latino) o esclusiva (o l’una o l’altra; aut in latino).
Già ai tempi dei primi approcci con l’informatica, essendoci l’esigenza di istruire il computer, si partiva dalla realizzazione di un diagramma di flusso del ragionamento (flow chart) a cui seguiva le scrittura del programma con un linguaggio appositamente studiato per dialogare con il computer, fatto di una sequenza di istruzioni precise, eseguibili e finite per eseguire un compito o risolvere un problema ben definito.
Ed è proprio questo il termine tanto diffuso: algoritmo1.
Molti non si rendono conto che inconsapevolmente eseguono algoritmi anche nella vita privatsa, anzi possiamo affermare che gli algoritmi strumentano la vita umana nel quotidiano.
Si parte da dati (INPUT), si elaborano, si fanno delle scelte, si prendono decisioni, si ottengono risultati (OUTPUT). La gamma di complessità degli algoritmi è notevolmente ampia e quando si passa al computer la velocità con cui lavora e l’enorme quantità di dati che riesce a trovare e confrontare consente risultati impensabili.
Un algoritmo, cvome dicevamo, è nelle nostre abitudini, può essere paragonato a una ricetta: è una sequenza di istruzioni che, seguite nel giusto ordine, partendo da specifici input (dati) consente di ottenere un determinato risultato, output; come quando mettiamo sul fuoco una pentola con l’acqua per far cuocere la pasta o quando ci sediamo al sedile di un auto e partiamo..
Prendi una pentola, metti l’acqua, “è al livello giusto?”, se la risposta è “si” chiudi il rubinetto altrimenti aspetta e reitera, quando è “si” metti la pentola sul fornello, accendi il gas, aspetta, “l’acqua bolle?”, se è “si” metti il sale, se è “no” aspetta e reitera, metti la pasta, mescola, se sono passati i minuti previsti assaggia, se va bene scola, altrimenti aspetta e reitera, ecc.ecc
IL CONCETTO DI ALGORITMO HA ORIGINI MILLENARIE, MA SI È ESALTATO QUANDO HA INCONTRATO L’INFORMATICA E L’AUTOMAZIONE.
Sono dovuti passare decenni per arrivare a questi risultati sviluppando algoritmi complessi e di diversa tipologia, per esempio basati su numeri, su regole, ecc.
E’ diffusa l’idea che siamo indietro nel processo di digitalizzazione presupposto per un funzionamento esaustivo della IA. Pensate agli uffici, ai Comuni, alle Biblioteche, ecc. Quanti hanno digitalizzato i dati, cioè quanti li hanno trasferito dal cartaceo al computer?
Maggiore è la quantità di dati presente in rete migliore e più attendibile è la risposta.
Se chiedete qual è il comune più densamente popolato d’Italia l’algoritmo cerca in pochi secondi tutte le notizie in rete esistenti e la risposta si ferma al 2022, perché in rete non ci soni dati successivi: Casavatore NA 11.958 ab/kmq.
Molte aziende che mandano allo sbaraglio le addette ai call center con proposte in automatico di abbonamenti per telefonia, energia, ecc., a clienti che hanno già, per non usare un semplice algoritmo di confronto tra numeri telefonici escludendo quelli dei propri clienti.
Siamo tutti dentro, quando accettate “i biscottini” detti “cookies” file-istruzioni che registrano i vostri desideri, interessi, ecc.; quando traduciamo un testo in un’altra lingua, quando parliamo al telefonino in italiano e quello ripete in cinese, quando riconosce la faccia, le impronte digitali, quando ricerco un hotel, un volo, quando mostro un’immagine e mi dice che cosa rappresenta e dove è, quando faccio un pagamento, un acquisto in rete, un bonifico un pagamento alla PA e chi più ne ha più ne metta.
La rapidità di ricerca è tale che in pochi istanti si fanno ricerche consultando milioni di fonti in tutti i campi che siano della medicina, della giurisprudenza delle norme esistenti, ecc. Il risultato è sorprendente, si può interagire come se si stesse parlando con una persona. Per quanto riguarda l’etica … c’è ancora da fare.
Ma tutto si basa su una corretta e completa digitalizzazione, la più ampia possibile..
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- L’etimologia della parola “algoritmo” deriva dal nome del matematico persiano del IX secolo, al-Khwārizmī. La sua latinizzazione, “Algorithmi”, diede origine al termine che inizialmente indicava i metodi di calcolo che utilizzavano i numeri arabi, meglio indo-arabi, – per inciso quelli che usiamo tutti i giorni – introdotti in Europa attraverso la sua opera “Algorismi de numero Indorum” (sui numeri indiani). I numeri che noi usiamo sono organizzati nel sistema decimale che è un sistema decimale posizionale: il valore delle cifre di pende dalla posizione. Per i non addetti se scrivo 888, il primo otto vale 8 centinaia (800), il secondo 8 decine (80), il terzo vale 8 unità (8). Non è così per altri sistemi di numerazione come il sistema dei numeri romani che è additivo-sottrattivo. CLX a C cento si aggiunge L cinquanta e poi X dieci e si forma 160 corrispondente nell’altro sistema; parimenti in XL la X dieci si sottrae a L cinquanta per formare 40. Per i computer serve il sistema binario posizionale, due cifre 0 e 1 che hanno diverso valore a seconda della posizione. Ne parleremo un’altra volta.









