Sarà capitato anche a voi di vedervi recapitata sui social una richiesta di amicizia di donne disposte a fare sesso a pagamento. Con ciò si apre un discorso attuale. La pratica della contemplazione dei video porno è ormai smisuratamente diffusa. Come sa chiunque si occupi di web marketing, i siti porno sono i più visitati al mondo. Secondo il portale di informazione statunitense ExtremeTech, dall’analisi dei dati si evince che nei loro momenti di picco Xvideos e YouPorn necessitano di una banda di poco inferiore ai 2 terabit al secondo (2mila gigabit). Cifra che equivale a circa il 4% del traffico mondiale giornaliero. Tenendo conto che esistono più o meno una decina di siti porno grandi come Xvideos o YouPorn e moltissimi altri più piccoli, si può stimare che il 30% del traffico giornaliero mondiale sia generato da siti a luci rosse. Il 30% del mondo si abbevera alle fonti del fiume Lete, il fiume dell’oblio.  La dipendenza da pornografia implica l’assunzione di un certo habitus mentale: senso di onnipotenza (visione infinita, infinite identificazioni..), isolamento della scena erotica dal vissuto sentimentale, anestesia emotiva, strumentalizzazione dell’oggetto (passivizzazione della psiche, eccitazione del corpo proprio e immaginazione del corpo altrui).  Questa tendenza pressoché universale della mente umana contemporanea a idealizzare, oggettivare, anestetizzare e strumentalizzare viene a tal punto negata («Ma via, non fare il moralista! In fondo è solo un gioco!»), che esistono ormai una quantità di social, funzionali a incontri sessuali al buio, utilizzati con disinvoltura da uomini e donne. Questi siti funzionano di fatto con la stessa logica dei siti porno: immagini infinite, classificazione generica, finalizzazione del contatto, rapido avvicendamento degli incontri e dei partner. Questa tendenza epocale sta ampliando il potenziale narcisistico insito in una umanità sempre più priva di appartenenze culturali e di radicamenti affettivi. Il narcisismo sorge per compensare un sentimento di vuoto e di impotenza, che piuttosto che essere assunto come problema e curato, viene rovesciato nel suo contrario: in una fantasia compulsiva di potenza e di dominio. Quando il rovesciamento riesce, la personalità va incontro a una scissone: da un lato la tendenza narcisistica maniacale, priva di implicazioni affettive e morali; dall’altro il senso di vergogna, di inadeguatezza e di colpa e la consapevolezza di una dipendenza. L’ipnosi narcisistica si diffonde con la lusinga di piccoli atti: un video porno, un incontro al buio, un’abbuffata solitaria, uno sballo fra amici, la frustrazione inferta a una persona amata, il sadismo nei confronti di un bambino o di un animale, l’acquisto di un oggetto al posto di un incontro con un amico, l’ammirazione e l’esibizione dei simboli del successo, la fuga dall’interiorità e dai legami. Naturalmente non basta l’episodio sporadico, ci vuole l’abitudine. Non di meno quando l’abitudine c’è o c’è stata, ed è strutturata nell’identità, il singolo episodio vale come un “richiamo”, lo switch di un possibile passaggio alla seconda identità. E’ importante capire che per quanto il narcisismo sia una patologia del mondo, esso esiste nel singolo individuo e che quindi quel singolo individuo può gestirlo e curarlo. In che modo? Con una serie progressiva di passaggi. Occorre ammettere la propria nascosta angoscia di stringere legami e di affrontare il proprio vuoto interiore, nonché la tendenza a rifugiarsi in “paradisi artificiali”. Poi, occorre ammettere la necessità di destrutturare l’ideale dell’Io anestetico, insensibile, solitario. Solo così è possibile cominciare a intravedere una guarigione. E se la sindrome è egodistonica, cioé se l’Io non vi si riconosce del tutto, allora è possibile uscirne.