di Teresa Carmen Romeo

Una tradizione indiana vuole che, ogni volta che una donna subisce violenza, una bambola viene affissa sulla porta della sua casa. La bambola, simbolicamente, vuole essere testimonianza e monito della lotta alla violenza sulle donne.

La bambola è il simbolo della femminilità violata, rappresenta la donna vittima di violenza. Il significato è avulso dal significante della tradizione occidentale che lo intende solo e semplicemente come oggetto ludico e va interpretato secondo accezione orientale che riversa il proprio pensiero antropologico e filosofico sul rispetto dei generi. In quest’ultimo senso, rappresenterebbe un messaggio rivolto all’uomo rispettoso dell’altro genere che deve custodire il suo opposto, la sua compagna, alla stessa stregua di come usa fare una bambina con la propria bambola. La bambola è, in questo caso, commemorativa; ogni cosa che commemora in antropologia è umanamente sacra.

Ecco il titolo riflessivo e intellettualmente sapido dell’evento culturale “Una bambola per me”, che si terrà il 21 novembre a Bova Marina, presso la sala IRSSEC, alle ore 17.00.

La bambola vuole ribaltare, nella sua accezione maschilista di matrice occidentale, il suo significante patriarcale di donna oggetto e, in quanto tale, connaturato da rapporti di supremazia possessori e ludico-sessuali che caratterizzano le subculture e, conseguentemente, le relazioni tra uomo e donna. Argomento, questo, di facile comprensione ma di difficile attecchimento sociale, che sarà discusso ampiamente nelle giornate dedicate al contrasto alla violenza di genere, dando particolare attenzione ai giovani studenti del territorio bovese, i quali hanno scelto, volontariamente, di approfondire il tema lanciato dall’Ass. socio-culturale Thétis, a partire dai ragazzi del laboratorio di giornalismo dell’Istituto Superiore Euclide.

Il senso di questa esposizione, che ha al centro la bambola, vuole ribaltare la considerazione critica di un certo giornalismo nazionale che vede il muro delle bambole come una ulteriore affermazione anacronistica della donna feticcio relegata ad imposizione minoritaria ed ennesima affermazione del suprematismo di genere maschile. Ovviamente, ci pare chiaro che, quel tipo di giornalismo è frutto di una cultura occidentale poco accorta e stereotipata rispetto ai valori filosoficamente più alti dell’oriente.

Il Muro delle bambole, allestito a Milano contro il femminicidio, sensibilizza sul tema della violenza sulle donne. Il Wall of dolls è un’istallazione artistica che nasce a Milano nel giugno del 2014, dall’idea di Jo Squillo. Oggi esiste anche a Roma, Genova, Venezia, Brescia e Trieste.

Anche Bova Marina si pregia di una iniziativa simile, allestendo all’interno della sala IRSSEC una esposizione di bambole, invitando, anche, i partecipanti a portare una bambola da esporre o tenere con sé durante l’evento.

Per noi il Muro rappresenta non l’ ‘impiccagione’ simbolica della bambola e quindi della donna, ma la donna affissa al muro della propria sofferenza domestica e isolata; il muro non è altro che l’allegoria artistica della barriera di silenzio, la quale bisognerebbe abbattere affinché le donne trovino il coraggio di denunciare i loro aguzzini di modo che la solidarietà della gente civile non incontri ostacoli nel prestare il suo ausilio.

Durante l’evento sarà presentato il libro del dottor Vincenzo de Angelis “Il sole nel buio”;

altresì sarà omaggiato il prof.re Elio Cotronei, figura culturale importante per Bova Marina, da sempre impegnato nel veicolare cultura con ogni mezzo, passione ed impegno costante.

Saranno insigniti simbolicamente con il premio “Cigno di carta” personalità che si sono distinte per impegno sociale e culturale dedicandosi al contrasto della violenza di genere.

La cerimonia di premiazione prevede la consegna di un cigno origami rosso e bianco, che fatto di carta sottolinea la labilità delle conquiste per i diritti finora ottenuti, dove il rosso e il bianco rappresentano, rispettivamente, il colore del sangue e della fragilità delle vittime. Questi encomi, le cui motivazioni saranno specificate durante la consegna, puntano ad essere un galà di ringraziamento e un premio per l’impegno attivo nella società civile.

L’evento sarà impreziosito dalla mostra artistica Donne in Rosso, allestita da artiste impegnate nelle attività creative dell’UTE-TEL-B di Bova Marina gestito dal prof.re Elio Cotronei e del Movimento d’arte di Reggio Calabria sotto l’egida dell’artista Rosalia Amore, con la presenza della responsabile e delle collaboratrici del centro antiviolenza di Reggio Calabria.                                   

Modererà l’evento il dott. Domenico Principato e relazionerà con l’autore la prof.ssa Antonella Genova, in un ricordo iniziale della signora Immacolata Giulia Fava, conosciuta a Bova Marina semplicemente come Giulietta, uccisa il 22 settembre 1975:

il primo ed unico caso di femminicidio impresso tragicamente nella memoria bovese. Il momento di ricordo sarà accompagnato dai versi poetici di Rocco Criseo.

Nelle contingenze della serata sarà possibile visitare il Museo Agro-pastorale dell’Area Ellenofona di Bova Marina, con guida il maestro Domenico Candela.

rpt

La manifestazione è voluta dall’Ass. socio- culturale Thétis, con la collaborazione della Pro Loco Bova Marina con presidente Maria Luisa Napoli

e gratuitamente patrocinata dall’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco, on. le Saverio Zavettiri .