Francesco Filippo Condemi – CLASSE 1924 – dopo 100 anni si presenta lucido, autonomo, con “non chalance” davanti ad una larga rappresentanza della Comunità Bovese, alle autorità, ai parenti, agli amici tutti, convenuti per rendergli omaggio e complimentarsi, come si dice oggi, per la sua resilienza in un percorso di vita storicamente non certo facile.

Ad accoglierlo, nella Biblioteca comunale, il Sindaco on. Saverio Zavettieri e il presidente dell’UTE-TEL-B prof. Elio Cotronei che, come presidente dell’Università per la Terza età della Bovesìa, ha sollecitato l’iniziativa.

Presumibilmente abbiamo radici comuni, avendo antenati originari di Bova – afferma il Cotronei – radici forti, lontane, visto che alcuni Cotronei si erano già distinti nel Risorgimento. Radici che fanno sperare geneticamente in una lunga vita.

Un’occasione anche per ritornare verso le nostre origini che ci accomunano a Bova considerato che la nostra storia è più recente.

Il Sindaco, da raffinato politico, coglieva immediatamente la concomitanza tra l’anno della nascita del nostro “centenario” e l’anno dell’assassinio di Giacomo Matteotti. Un incipit per fare percepire in quale periodo buio si inseriva il nostro protagonista, ancora imberbe. Un periodo, caratterizzato dal ventennio fascista, che lo avrebbe accompagnato anche oltre il 1943 giacché si era inserita anche la seconda guerra mondiale che si sarebbe conclusa dopo un paio di anni lasciando uno strascico di miseria, di desolazione e di morte. Ed era a Bova Francesco Cotronei quando nel 1943 ci fu il bombardamento della “Chora” che causò oltre trenta morti, e ancora a Bova fino al 1971, salvo una breve parentesi di un anno sia a Milano che in Francia. Alla fine prevaleva la sua capacità e volontà di “restanza”: era nella Bovesìa e precisamente a Bova Marina che voleva restare e vivere perché sentiva che qui si sarebbe trovato meglio. E ha scelto bene, perché complice il DNA, sua moglie Paolina, i suoi figli, all’equilibrio che è riuscito a creare tra i vari aspetti della sua vita, è arrivato fino a oggi.

E poi, significherà qualcosa che ha sposato una donna, Paolina Panzera, la cui sorella, Maria, ha sposato un uomo, Sebastiano Varese, bovese e vivente, che l’anno scorso ha superato i 100 anni?

Non mettiamo limiti alla provvidenza,

Erano presenti i figli Francesco, Piera e Marcello. Quest’ultimo è il comandante della Stazione Carabinieri di Melito PS, di conseguenza erano presenti Il Comandante della Compagnia Carabinieri di Melito P.S. e il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Bova Marina.

Due targhe sono state consegnate dall’Associazione greco-calabra “Delia” e dall’Associazione Calabresi nel Mondo. Quest’ultima ha fatto stampare una maglietta da calciatore con stampato sul retro il numero 100 e il nome e sul davanti il club d’appartenenza, “Atletico Bucissa” con riferimento alla frazione di Bova che lo aveva visto nascere.

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Non poteva mancare un segnale dal Sindaco di Bova: essendo fuori sede ha fatto recapitare un lungo attestato di stima ben incorniciato.

Una torta “centenaria” concepita ad hoc e il rituale brindisi.

Vivere cento anni può ascriversi al destino, si può anche liquidare il tutto così. Comunque il nostro centenario ci ha messo di suo, perché è suo il merito di aver creato le condizioni di un giusto equilibrio per spendere le proprie energie tra gli aspetti sostanziali della vita. Il resto del merito lo ascriviamo al DNA.

Il risultato è la sua condizione di eletto che ha il privilegio di poter raccontare cento anni di vita vissuta in tutte le sue sfaccettature, come racconta la targa dell’UTE TEL B