LA NUOVA GEOGRAFIA DEI COLLEGI ELETTORALI.Nella minor rappresentanza, si colga l’opportunità di inquadrare una prospettiva territoriale, non inficiata da radici centraliste.
Recentemente
si è proceduto al nuovo disegno dei collegi elettorali, parametrati in base
alla decurtazione del numero dei Parlamentari. Si è reso necessario pertanto
accorpare i vecchi collegi, per disegnare una nuova geografia che tenesse in
conto ambiti rispondenti alla nuova riassegnazione dei seggi. Nel caso
calabrese, sono stati inglobati gli ex collegi di Gioia e Vibo in un unico
collegio e gli ex collegi di Corigliano Rossano, Crotone e parzialmente
Castrovillari. La nuova riassegnazione ha decurtato a cinque i collegi per la
Camera dei Deputati, ed ha suddiviso la Regione in due per quanto riguarda il
Senato (CS KR) – (RC VV CZ). Tuttavia, non è stata tenuta in debita
considerazione l’omogeneità territoriale, se si considera che il nuovo collegio
Jonico, notoriamente rappresentano da comunità rivierasche e pedemontane è
stato allargato a buona parte del territorio vallivo e montano dell’alta
Calabria. Appare chiaro, anche ai meno avveduti che, quello Jonico, è il
collegio demograficamente più grande per quanto riguarda la Camera, con una
popolazione di circa 450mila abitanti, passando per il Marchesato, la Sila,
l’alto Jonio e l’Esaro-Pollino. Ciò che risalta di più, e che dovrebbe
rappresentare la sfida più interessante per gli attori Jonici, è che il nuovo
collegio, a differenza degli altri, accomuna territori rivieraschi e montani,
caratterizzati da problematiche diverse. Non si può non sostere che gli asset
infrastrutturali presenti lungo la dorsale ovest della regione non abbiamo
radicalmente cambiato le economie di quei territori a scapito dell’area jonica rimasta invece come un
orologio analagico nel mondo digitale. Comunque anche se politicamente
distanti, ed al contempo diversi, questo nuovo riassetto territoriale porterà a
condividere uno spazio elettorale all’area di costa Jonica ed a quella
vallivo-montana dell’Esaro e del Pollino. Tutto ciò dovrebbe rappresentare lo
stimolo giusto affinché le personalità che si cimenteranno a calcare la scena
politica, sappiano cogliere l’appuntamento che li attenderà. Come
rappresentante di un Comitato che, già da tempo, ha ridisegnato i confini degli
attuali scriteriati ambiti, la cosa non mi meraviglia affatto. Si è sempre
fatto in modo che gli interessi centralisti innestassero radici lungo la linea
di costa Jonica. Si consideri che la ratifica delle candidature, in area
Sibarita e Crotoniate é sempre stata soggetta ai desiderata dei capoluoghi
storici calabresi, che, storicamente, hanno considerato l’arco Jonico come
terra di conquista, utile solo a foraggiare appetiti elettorali, rappresentando
un serbatoio voti unico in tutta la Regione. Sarà necessario quindi, se si
vorrà raccogliere il guanto di sfida, allontanare quella miopia che ha
caratterizzato, ad oggi, la visuale territoriale, riducendo il tutto al
semplicistico discorso cha va da Rocca Imperiale a Cariati, piuttosto che da
Cutro a Crucoli. Bisognerà, giocoforza, acquisire sguardo e temperamento che
tengano conto delle problematiche di un’intera comunità, flagellata nei suoi
piccoli ambiti da anni di politiche non oculate e mai risponderti ad una
visuale unitaria, ma sempre prona al volere dei centralismi storici. Del resto
se si fosse proceduto nel disegno della nuova geografia tenendo fede alla
sciagurata ripartizione dei collegi elettorali regionali, ovvero la
riproposizione degli ambiti dei vecchi Capoluoghi, lo Jonio avrebbe subito una
maggiore marginalità rappresentativa rispetto agli altri asset del territorio,
parimenti a come succede in seno al Consiglio Regionale. Sarà imperativo inquadrare
una nuova prospettiva territoriale, ad oggi, totalmente disconosciuta, facendo
rete sul territorio Jonico, iniziando a calarsi nelle comunità, e percependo
cosa le attanaglia inibendone il progresso. Se non saremo in grado di
comprendere ed interiorizzare questo nuovo processo, a perdere la sfida non
sarà il semplice rappresentante di casacca, ma un’intera collettività ormai
alla canna del gas, quella Jonico–Magnograeca.