Leggiamo  Platone

COSMO E CAOS

I sapienti dicono

che cielo, terra, dei e uomini

sono tenuti insieme

dalla comunanza, dall’amicizia, dalla temperanza e dalla giustizia;

ed è per tale ragione

che essi chiamano questo intero universo

cosmo“, ordine,

e non invece disordine o dissolutezza “caos“.

Cioè gli antichi sapienti vedevano nell’Universo a loro conosciuto “ordine”.

Noi che siamo consapevoli di un universo molto più grande restiamo stupiti da un sistema regolato dalle leggi gravitazionali che riteniamo di conoscere e certamente conosciamo solo in parte e che non potremo conoscere mai nella loro interezza.

Abbiamo impiegato migliaia di anni per scoprire le più elementari leggi della fisica attribuite a Newton – ma pare che Galileo le conoscesse già – da allora continuando ad interrogarci abbiamo scoperto che quelle leggi, se possono ritenersi valide per velocità terrestri, cambiano quando le velocità si confrontano con quelle della luce.

Migliaia di anni per accendere una lampadina, per avere un’idea attendibile di atomo, di energia nucleare, di trasmissioni tramite onde elettromagnetiche, per volare, ecc. ecc.

E pensiamo che questo provenga dal nulla, dal caos, dal caso?

L’ordine dell’Universo, quale che sia la sua provenienza, è di una complessità tale da dovere essere opera di una “intelligenza” incommensurabilmente più grande della nostra.

E noi pretenderemmo, con la mente limitata terrestre che abbiamo, di comprendere?

La logica di “Chi” ha formato o di come è stato formato l’Universo “cosmo” non è alla nostra portata.

Pensare che studiando quanto esiste sulla Terra, l’aria, l’acqua, le rocce, ecc., basti per pervenire alla verità, se per certi versi è una esaltazione razionale delle possibilità umane, sostanzialmente è pura presunzione.

Una presunzione che certamente è stata utile per gettare le basi della scienza moderna con Galilei e mettere da parte un atteggiamento rassegnato e fatalista.

“Una pianta pensante – l’uomo, dice Blaise Pascal – che non vive più di un giorno più di un’ora rispetto all’eternità, ma che in questo giorno, in quest’ora è capace di abbracciare i mondi che ruotano sul suo capo”

Noi possiamo soltanto “chiedere” a “Chi” ha fatto tutto questo, sperando in piccole illuminazioni per scoprire qualcosa di più.

Noi possiamo rappresentare questa “entità” con i tipi letterari alla portata umana, costruire rappresentazioni complesse, perderci in questa “vastità”, ma comprenderla nella sua interezza non sarà mai alla nostra portata.

foto Elio Cotronei

A fronte di questo “Cosmo” “Ordine” in una sua periferia, la Terra, regna il “caos”, disordine, sua antitesi: perché è qui, nel solo pianeta antropizzato di cui abbiamo contezza, che l’irragionevolezza ha prevalso facendo ammalare il pianeta Terra stesso con le attività sconsiderate (problema climatico) e facendo ammalare i suoi abitanti stessi con le pandemie globalizzate.

E a fronte della complessità del problema che richiede soluzioni corrette c’è una miriade di individui rumorosi, etichettati impropriamente come scienziati: parlano di tutto, sanno tutto, prevedono tutto senza l’ombra della ricerca, della valutazione di dati, anzi si spingono ad affermare verità senza avere dati, ma soprattutto senza l’ombra dell’applicazione del corretto metodo di ricerca che prevede sempre validazioni finali e la modestia di ritenerle mai definitive.

Per dirla alla Popper: le verità sono come gli imputati, vanno processate e vanno mantenute soltanto se non sono dimostrabili fasulle.

E come se non bastasse confondono, disorientano, distorcono i fatti.

Sì, perché in molti, soprattutto nell’ambito dei media e dei politici, non sanno che chi non ha scoperto o inventato niente e parla per sentito dire, non è uno scienziato, il che è intollerabile nel Paese (Italia) in cui è nata la scienza moderna.

E poi una miriade di “specialisti” che parlano senza avere dati seri, che sembrano chiaroveggenti, vaticinando sbocchi sui quali, senza esperienza, nessuno può prevedere nulla.

E parlano, parlano, cercano immeritata visibilità; pochi sanno dire “non possiamo sapere, non possediamo dati, …”

È da un anno che siamo in lotta contro un virus nuovo, insidioso, una lotta senza preavviso, dignitosamente avviata con una breve fase iniziale collaborativa e con una seria presa di coscienza. Ma come si poteva prevedere, questa fase è durata poco perché appena preparate le armi i contendenti hanno subito messo in atto strategie di lotta nella politica nazionale, per mettere le mani sul bottino, e nella geopolitica per il controllo degli interessi economici delle super multinazionali, specie quelle del farmaco, e delle super potenze nelle aree di influenza o di penetrazione.

La mistificazione politica ha raggiunto livelli record: parlano di libertà quelli che nelle lotte e nelle ricorrenze per le libertà conquistate non ci sono mai stati, simulano europeismo gli antieuropeisti di sempre per mettere le mani sui vantaggi del Recovery Fund, e dopo averle messe cominciano a scalciare; poi i novax e tutta una schiera di operatori delle fake news a sostegno. Si ha l’impressione che l’avversario da battere non sia il virus ma chi governa anche se si partecipa al governo.

Sono ancora al “piove, governo ladro”, hanno bisogno di nemici e, se non ci sono, li creano: migranti, commissari,… ora ministro della salute; e c’è chi abbocca.

Qualcuno ha parlato di Hiroshima culturale.

In occasione delle vaccinazioni, possibili solo dopo l’arrivo dei vaccini, in occasione della presentazione del Recovery Fund, tutti plaudono al cambiamento di passo, rispetto al precedente governo, attribuendosene il merito. Ma, come si cambia un passo se non si comincia a camminare?

Già perché alla conclusione del precedente governo non c’erano ancora vaccini e non c’era ancora il piano di ripresa e resilienza.

Potenza della pandemia! Questa volta culturale: fino all’anno scorso la parola resilienza la usavamo in pochi.

Non c’è la consapevolezza che l’armistizio con il virus non è stato firmato giacché questa firma ci potrà essere solo a vaccinazione di massa eseguita, e si pretende il ritorno alla normalità che non ha una ragione nella situazione sanitaria, ma, quanto decretato, è solo di una scelta fiduciaria per sedare il malcontento derivato da legittime motivazioni economiche e pagando un prezzo in vite umane sull’altare di questo bisogno.

Se anziché soffiare sul fuoco per un pugno di voti tutti si concentrassero sulle modalità per sostenere la sopravvivenza di chi soffre, nella consapevolezza che all’armistizio non si è arrivati, le cose andrebbero meglio.

Andrebbero meglio ancora se tutti si concentrassero nel far concepire la consapevolezza della necessità del rispetto delle regole per prevenire il contagio. Invece …

Ma c’è chi crede di essere  più forte di Dio, e non se ne rende conto, cercando di contrappore al “di Lui” Cosmo il proprio Caos.

Ma è una sfida che alla lunga perderà, confrontandosi con una intelligenza non alla sua portata.

Già stiamo pagando il conto.

E in futuro accadrà di peggio.

Stiamo prendendo soldi indebitandoci con allegria – la ripresa, la ripresa! – ma andranno restituiti.

Da indiscrezioni si paventa, per cominciare, il ripristino dell’IMU sulla prima casa, nel silenzio di quanti ne hanno fatto una bandiera, forse paghi di quanto ottenuto con il Recovery Fund.

Ma Draghi, quando lo annuncerà, si farà scappare le lacrime?

E la pantomima di far lievitare nel PNRR i fondi del Recovery Fund con fondi destinati al Sud, a prescindere, per far sembrare maggiore l’attenzione per il Sud come doveva essere per intendimento europeo?

Eppure i parolai affermano che la ripresa passa per il superamento del divario tra Nord e Mezzogiorno!

Non è che si perpetua l’esproprio secolare di risorse umane e materiali?

Se questo è l’auspicato ritorno alla normalità, si salvi chi può.

IMPALLIDISCE ANCHE LA LUNA