Un minuscolo preludio

Mirella Violi

Dedicato ai bambini di oggi  perché anche nell’era digitale possano continuare  a credere nelle fiabe e nei personaggi che le popolano. E ora si dia  pure seguito al racconto….

Giovannella,timida  bimba fantasiosa, alle Fate ci credeva!

Sissignore : quelle con la F maiuscola che ,stando alle più autorevoli fiabe in materia ,vivono in sontuosi palazzi circondati da boschi con gli alberi verdi e fitti,fiorellini che segnano il sentiero e l’allegro ciangottio degli uccellini che accompagna il cammino.

Insomma quelle che portano il cappello a cono con le stelline dorate ed una ricca veste preferibilmente turchina, in mano la portentosa bacchetta magica sempre pronta all’azione…

Giusto loro che paiono uscite fresche fresche dalla carta stampata…

Ho mica dimenticato qualche particolare?!

Appena imparato a leggere Giovannella non si era più staccata dal suo passatempo preferito, bevendosi ad una ad una tutte le fiabe tradizionali disponibili sul mercato per bambini buoni e meno buoni,senza per questo trascurare i suoi primi doveri scolastici,benvoluta dalle maestre,allora si chiamavano così e soprattutto aggiungendoci il Signora   davanti, per la soddisfazione di mamma e papà.

Tutto sommato non c’era di che lamentarsi  ma un cruccio persisteva:

non ne aveva mai incontrata una di Fata!

Avendo deciso con fede rara per una  bambina di quell’età che questi esseri meravigliosi esistono, inseguiva il suo piccolo sogno segreto di conoscere una Fata da vicino e si immaginava che,in tal caso fortunato, avrebbe sicuramente provato un misto di timore e di grande felicità, magari rischiando di sprecare  l’occasione,senza saper cosa dire o fare.

Che peccato…

Certo l’incontro non si ripeterebbe tanto facilmente mentre a Giovannella sarebbe immensamente piaciuto che la Fata le concedesse di entrare per un po’ dentro le fiabe,lette e rilette,per viverne di persona le avventure.

Ma il tempo passava  e gli anni da sette divenivano otto senza che nulla di magico, che incantevole parola solo a sentirne il suono,succedesse per cui, la bambina, non resistendo più,si era una volta azzardata a chiedere alla mamma con la quale aveva più confidenza, se sapesse indicarle il posto esatto dove si sarebbe trovata a passare una Fata.

Breve inciso: dal papà si ritraeva,sentendo l’inutilità di porgli delle domande a cui,nel migliore dei casi,avrebbe risposto con un burbero:

“ Ancora pensi a queste cose?…..

Sicuramente il luogo più adatto era in mezzo al bosco,di questo ella non aveva dubbi , ma dove con precisione? 

Forse dove si scorge quel lumino rosso che in lontananza indica il sentiero per giungere al Palazzo delle Fate…

La mamma,incerta se spazientirsi o no, rispondeva, in modo da scoraggiarla sull’attaccamento eccessivo alle sue fantasticherie , che le Fate e  gli altri esseri simili di preferenza vagano nel bosco al calar del tramonto, mentre tutto intorno diventa a poco a poco argento,anche il silenzio interrotto solo dai fruscii e dai sospiri degli alberi e dei fiori che sonnecchiano.

A Giovannella questa risposta non soddisfaceva punto ché le evocava uno scenario notturno poco rassicurante  di un blu scuro…

Per lei ,più che nero del tutto, il colore della notte era di un  blu scuro mentre la luce lunare non la sentiva affatto amica, anzi contribuiva a  creare effetti strani e paurosi.

Insomma si farebbe di giorno o niente….

 Non era proprio il caso di capitare qualche spiacevole avventura di incontri notturni all’opposto di  quelli tanto vagheggiati.

Fate o no,di notte meglio starsene nel proprio lettino,prudenti e saggi come si conviene ad una bambina buona,bene educata e non capricciosa!

D’un tratto scopriva i vantaggi di questi ammonimenti che le venivano noiosamente ripetuti ad ogni piè sospinto o era piuttosto un alibi per non confessarsi le proprie fanciullesche paure,quelle del buio,specialmente,così abituale alla sua età?

Può darsi ma anche a indagarci su, la realtà al momento non cambiava.

Giovannella preferiva un mondo tutto suo non fatto di giocattoli e bambole e coetanei chiassosi con i quali trascorrere il tempo ma di sogni ad occhi aperti ove infilarci l’allegra comitiva dei suoi favolosi personaggi.

Durante le gite in montagna che fece con i suoi genitori ai primi di giugno,quatta quatta si era allontanata a cercare sotto le felci,che in quel punto erano alte e folte come non ne aveva viste mai, indovinate che cosa!?

Non fragoline,quelle rosse,succose e profumate, da gustare subito o magari più tardi con la panna, e sì che era golosa.,

No,macché….

La sua speranza un po’ folle era quella di scovare uno gnomo,un folletto,qualcosa che vi somigliasse,accovacciato nell’erba,che incredibile!,o sotto il cappello di un fungo,essendo risaputo che questi tesserini ne fanno la loro fissa dimora.

 E se lo immaginava il momento straordinario in cui,scostando una felce, se lo sarebbe visto sgusciare davanti,cappello a cono,buffe scarpette a punta,occhietti a spillo.

D’accordo…non c’è da far paragoni con le Fate  e,oltretutto,la bambina aveva sentito dire che gli gnomi in generale non  sono molto cordiali,anzi piuttosto cattivelli e dispettosi, ad eccezione di quei sette che fan da corona a Biancaneve,ma ,come si sa,lì è tutta un’altra cosa…..

Morale ,a furia di girellare per di qua e per di là si era allontanata un po’ troppo senza riflettere sul fatto che potesse mettere in allarme  i genitori che le erano prontamente  corsi dietro a riprenderla.

Ancora adesso una foto di Giovannella imbronciata ,sguardo a terra,saldamente tenuta per mano dal papà,attesta che il ritrovamento non doveva essere stato del tutto indenne da qualche paterno e materno rabbuffo con conseguente decisione di contenere questa figlia  con la testa per aria.

Per parte sua la bambina dava prova di sensibilità,comprendendo al volo quando non era più il caso di insistere con certi argomenti.

Il suo punto debole era quello di appartenere ad una razza , per così dire, in via di estinzione di bambini ancora ingenui e creduloni…

Ci penserà il tempo a farle cambiare idea,ponendole davanti la giusta realtà delle cose”

La saggia profezia delle maestre avrebbe ben presto prodotto i suoi naturali risultati, senonchè  il passaggio da questo bel mondo incantato a quello più consapevole e prosaico della prima adolescenza non avvenne in modo indolore e c’era da aspettarselo,dato il temperamento della nostra piccola protagonista!

Perché Giovannella poteva anche lasciarsi convincere,prima o poi,che tutti quei personaggi fiabeschi da lei rincorsi tra una fiaba e l’altra non fossero reali ma su di  un fatto  non ammetteva obiezioni :

l’esistenza di quella vecchina che vien di notte con le scarpe tutte rotte e via dicendo,la quale non aveva certo nulla da spartire con le Fate affascinanti e riccamente vestite e  però occupava di diritto un intero capitolo dell’immaginazione dove non c’era posto che per la sua figura dispensatrice di doni per bambini ubbidienti ma giustiziera delle loro malefatte.

Suvvia,come faceva a credere che quel suo papà,sempre abbastanza severo e burbanzoso,si tramutasse ad un tratto in un quasi idilliaco personaggio  per portarle dei regalini…..

Lui che stava sempre a ripetere che la sera era stanco e doveva andare a dormire presto per alzarsi di buon’ora la mattina,perdere del tempo ,sia pure una sola notte, a far da Befana….

Neanche a dirlo….

La bambina aveva condotto la sua indagine che oggi si definirebbe psicologica ed aveva concluso che il papà era fuori discussione!

Semmai si poteva riconoscere solo alla mamma un ruolo, diciamo ,di consigliera della Befana ma si capisce che fosse quest’ultima a prendere la decisione finale sulla scelta dei doni che lei trovava nella calza fatidica  la mattina del sei gennaio.

 Ci pensò un’anziana persona di famiglia,un Natale che si trovavano ospiti dei nonni paterni, a spazzare in un colpo solo ,vero colpo di grazia, queste garbate fantasie….

“La Befana non è mai esistita,tesoro,impossibile che mamma e papà non ti abbiano spiegato come stanno le cose esattamente…

Perché devi sapere che…”

E giù con argomentazioni precise ed inconfutabili che la bambina,per educazione,aveva anche dovuto sorbirsi con grande dispetto e  una punta di vera malinconica sofferenza,ella se ne rendeva conto,per essere strappata  drasticamente  ai suoi amati sogni.

Il danno era fatto e Giovannella comprendeva perfettamente che tutto ciò che quell’antipatica,in presenza della mamma che non aveva potuto far molto per evitare il  disastro le andava raccontando con un risolino condiscendente,che voglia di sberle,la bambina gliele avrebbe volentieri appioppate, lei,in fondo lo sapeva già….

Paventava il momento in cui non si sarebbe più potuta sottrarre ed ecco …era arrivato!

Restavano sì i suoi libri e le storie fatate contenute  in essi  ma non ci sarebbe più stata quella vernice magica che regalava pennellate di vita reale  ai personaggi delle fiabe,proiettandoli al di fuori.

D’ora in poi se ne sarebbero rimasti tranquilli dentro le pagine,aspettando le visite di Giovannella sempre più rare!

Il più soddisfatto,in tutta la faccenda, risultò il papà che se ne usci a dire  tranquillamente  che era ora di finirla con tutte queste fisime della bambina…

Finalmente non c’era più bisogno di ricorrere a strane scenografie quando c’era da regalarle qualcosa …ma guarda un pò!

 E sua moglie ,poi, le aveva dato sempre agio……

Bene,tutto rientrava nella normalità e c’era solo da pensare a studiare….bla,bla,bla….

Giovannella aveva capitolato e si avviava a divenire una vecchia bambina di quasi dodici anni con certe responsabilità connesse alla vita di studentessa in erba,desiderosa di farsi onore ,perché no,via via dimentica,seppure con inevitabile rimpianto,di quel tempo in cui per lei le Fate camminavano sulla terra.

                                                      E alla fine….

Un refolo di soave leggerezza possa dispiegarsi su chi legge questo racconto  concepito all’incontro con  epoche sorprendentemente  serene  che, si spera, abbiano  al più presto il sopravvento  in una normalità di vita quotidiana,ovvero di varia umanità

Di nuovo si torni a declamare poetiche immagini esistenziali rimaste irretite nel limbo dell’attuale  persistente emergenza che obbliga a mascherare quel non so che  di libera espressione   capace di evocare  ancora favole della buona notte per i tanti, bambini e non solo,  desiderosi come prima di vaghe magie e incantamenti…