Composto “ab ovo”, si spera con la complicità semplice e insieme penetrante da magistrale  tocco oraziano  , ecco un  vero  idillio tra emozioni e memorie in onore dei nonni benvenuti alla loro festa che non  finisce certo con il passaggio di data sul calendario! 

Rimane intanto assodato che non  si possano cangiare in   personaggi  alla Filemone e Bauci, tenera coppia di anziani sposi,ormai nonni,perché no,  sorta di avatar  in riproduzione arcaico-mitica,   testimoni della  più disinteressata dedizione alla annosa vita insieme al punto di non  voler  sopravvivere, con la predilezione dello stesso Zeus che,così si narra,  approvava il loro fedele e terreno amore coniugale,l’uno alla morte dell’altra e viceversa!

Favola,dopotutto forse non lo è,tra le più commoventi tramandate dalle mitologie classiche,che ben s’attaglia o dovrebbe ad una figura di anziani,più o meno nonni in senso tradizionale, che merita l’universale amore e rispetto.

Discorso scontato?

Non sempre…

Va da sé che non si possa fare a meno,quando per fortuna se ne può approfittare, della loro pacata e tenera autorevolezza  di modi e sentimenti, in  un certo senso  doppia rispetto a quella genitoriale ma  quanto più  soave e affabulante man mano che avanza l’età .    

                                         RACCONTO/LESSICO DI FAMIGLIA

Un cigolio leggero ma persistente:la bimba,per un attimo si guardava d’intorno circospetta,poi rassicurata che nessuno fosse in vista continuava pianino ad aprire la porta per immergersi finalmente nella penombra odorosa di spigo della linda e sempre rassettata stanza da letto della sua cara nonnina.

Sapeva bene la piccola visitatrice che l’anziana signora” proprietaria “della lucida e severa mobilia che arredava la stanza non amava intrusioni in quello che considerava giusto e sacrosanto regno di nostalgie silenziose divenute precocemente vedovili.

Ma per la nipotina appena in età scolare, quella stanza un po’ appartata dal resto della casa costituiva  un’insuperabile tentazione alla ricerca di chissà quali tesori segreti che appagassero la sua innocente curiosità per un mondo di eventi ormai trascorsi di cui indovinava confusamente l’eco giunto fino a lei.

C’era,ad esempio,fra i tanti ninnoli sparsi qua e là a mettere note di leggiadria e di  grazia elegante,un cagnolone di candida porcellana bavarese accuratamente modellata che si portava appeso al collo robusto un lezioso panierino colmo di fiori vivaci,bene incastonato sotto la sua testa leonina.

Esso non mancava mai di attirare la bimba con il fascino della sua immagine bucolica e insieme “salottiera”,in contrasto con l’atmosfera  quasi “sacrale”che si respirava nella camera della nonna….

E che dire di quel voluttuario porta-lumino da notte tutto a smerli di un gioioso rosa acceso che a sera illuminava un bel ritratto del nonno,magro e giovane e ancora padrone di sé e della masseria di famiglia ,seduto con soddisfazione tra le stanghe di un grosso mezzo agricolo,fermo in mezzo all’aia operosa,nei tempi migliori del ricordo.

Se poi la bimba,in effetti ci voleva una certa temerarietà,si fosse spinta fino a sbirciare in qualche fondo cassetto del bel canterano nell’angolo a destra,come sempre ci avrebbe trovato,in mezzo a scialli e merletti ingialliti nel buio,confetti che sembravano attenderla,golosamente conservati in trasparenti bomboniere di bachelite o simile,in forma di  farfalle rosate o bianco perlaceo,altre incise brevemente sul coperchio a ghirlande di fiori e campanelle…

Uno piccolo  spicchio di grazia liberty….

E la bimba s’incantava a rimirarle,prima di assaggiarne il dolce contenuto,al punto da sobbalzare al suono della voce conosciuta…Alle prime il tono voleva essere brusco : “Che fai qui?Mille volte ti ho raccomandato di non entrare”

Di fronte all’imbarazzato timore della nipotina,sorpresa a compiere la medesima marachella ancora una volta,cadevano le ruvide difese della vecchia signora….

“Su,nonnina” la bimba era pronta ad approfittare del cambiamento d’umore “volevo ammirare il quadro con la Madonnina che tieni appeso sopra il lettone…”

“ma se te ne stavi beata in fondo alla stanza a sgranocchiare confettini”

Non si dava ancora per vinta l’arguta signora,pur cominciando ad affiorare un sorriso indulgente nei confronti di quella nipotina della quale conosceva “in nuce”  l’amore per le cose belle e i primi impegni di scuola.

“Oh,no,nonnina,ti sbagli proprio,anzi da qui sembra che lo sguardo della Madonnina si posi su di me….”

Non rimaneva che avviarsi dopo aver richiuso bene la porta della stanza dei desideri,lungo il corridoio,tenendosi per mano,nonna e  nipotina completamente rasserenate e solitamente era il cicaleccio della più piccola a farsi sentire nel mentre pregava di riudire per l’ennesima volta la storia del quadro con la Madonnina,ricevuto come classico dono di nozze.

                                                          UN PO’ DI MENTE LOCALE

La Madonna della quale si parla nelle memorie appena rievocate è la celeberrima raffaelliana “Madonna della Seggiola”,  dallo sguardo bruno e vivido,colmo di carezze verso il Bambino accucciato come un putto in braccio alla Madre, riprodotta  in  oleografia  ormai antica, posta  a capo del letto nella monumentale camera della nonna materna,sponsali anni ’20  e mobili ricalcanti di conseguenza il raffinato stilema dell’epoca.

WIKI “Madonna della Seggiola”,

Fra questi colpiva in modo peculiare le fantasie infantili di chi scrive un delizioso armadio ad un’anta sormontato da una lucetta a globo di un vetro  smerigliato che illuminava intorno  di fioco chiarore opalescente,all’occorrenza accendendosi dall’ interno dell’armadio medesimo tramite un interruttore .

Quasi una caccia al tesoro scovarlo tra vestiti e borsette,nel buio dell’armadio dove veniva voglia di giocare a nascondino,naturalmente fidando nel  permesso della nonna che neanche si sognava  di concederlo,gelosa che alcuno, pur adorata nipotina in primis,rovistasse,per così dire,tra i suoi piccoli e grandi ricordi….

                                                INTENSO COLOR RUBINO A FIOTTI

L’anziana signora non si capacitava …..

L’adorata nipote che la sera prima con fanciullesco entusiasmo aveva accolto l’invito a partecipare alla vendemmia, quella sacrosanta con incluso il pigia pigia dei grappoli  d’uva nera  ormai matura per  divenire il nettare di-vino caro a Bacco ,adesso se ne stava insonnolita rispondendo a malapena alle sue esortazioni che altrimenti avrebbero fatto tardi e i cotrari , la nipote era ancora nel mondo dei sogni per   registrare l’inusuale termine , erano  da un pezzo ai posti di comando..

 A quell’ora….Di già….

La quasi adolescente non aveva il coraggio di sbirciare l’orario chè la nonna avrebbe subito pensato male e avrebbe avuto ragione…..

Diamine era in vacanza lei   e l’unico periodo per dormire era quello ma ora non poteva più tirarsi indietro!

Si  riscosse e cominciò a prepararsi,un po’ a fatica,  mentre nonna V. ,già agghindata di tutto punto come per una festa e forse lo era, la attendeva in fondo alla camera con impazienza…

Questi orari di città…..

“Si,cara nonna hai ragione ma io vado a scuola ogni mattina,insomma eccomi….”

 La nonna la prese a braccetto,calesse già pronto con il vetturino di famigliaa condurre.

 Che  spettacolo davanti agli  occhi impreparati della ragazza….

Al centro dello spiazzo troneggiava un tino monumentale e  attorno donne e uomini stavano già in procinto di entrarci  a piedi scalzi per spremere acino dopo acino….

“Venisse…” Rivolti a lei…la stavano chiamando per fare altrettanto…

La nonna ridacchiava….non vestita così…presto fatto…un grembiulone di una delle mogli dei coloni ,fazzoletto a colori vivaci in testa e oplà!

Tenendola saldamente per le braccia l’avevano catapultata all’interno prima che avesse il tempo di replicare,esortandola ad imitarli ché era facile e anche divertente.

La scicchettosa  liceale in riva allo stretto aveva lasciato il posto ad una contadinella delle favole che,passato il primo momento,diciamo di sconcerto, si era messa a pigiare come gli altri con grande impegno sprizzando  succo d’uva da tutti pori….

“Nonna guardami….

 Vado bene?!”

La nonna assentiva…aveva avuto una bella idea a trascinarsi dietro questa nipote così troppo studiosa a parer suo,anche se,lo ammetteva,  ne era pure orgogliosa,senza esagerare che non eran tempi ,quelli,di esternare sentimenti  di consenso  e affetto a sproposito !

Dopotutto un po’ di moto non poteva che farle bene

“Hai visto che splendido color rosso intenso,nonna….

Quando potremo assaggiarlo?”

“ Quanta fretta…abbi pazienza,dovresti sapere che il vino deve riposare nel buio della cantina

Può darsi ,ma non garantisco, che, in tuo onore, stavolta decida di sbrigarsi…”

E la nonna ridacchiava della sua stessa facezia…

“Avrai di che raccontare ai tuoi compagni di  scuola!

Ma è tempo di tornare per il pranzo…Riprendi i tuoi consueti vestiti…non penserai di farti vedere così conciata in centro paese…”

“ Questa è  la nonna  che preferisco…sei impagabile….”

Quanto ai coloni fin dall’inizio avevano  accolto il diversivo con un pizzico di allegria…

La nipote della signora V. si era subito acclimatata,quasi una di loro… 

 Non si poteva chiedere di più a una ragazza di città!

                                                     EVENTI ORMAI IRRIPETIBILI

 I fatti narrati si sono svolti parecchio tempo  fa nella cittadina magnogreca di Rosarno, Calabria tirrenica, sorta sui reperti funerari di Medma,colonia locrese intitolata all’agreste ninfa ruscellante di acque sorgive che l’archeologo Paolo Orsi in persona aveva riportato alla luce nel 1914.

 Qui era nata nel 1921  Rosaria,madre di  chi scrive,  la quale,  dopo la chiusura dell’anno scolastico ogni anno  trascorreva le vacanze estive nella masseria di famiglia in compagnia di zii  e zie e della  nonna  vedova del nonno Francesco morto prima di poter conoscere i nipoti.

L’anziana signora,nonna dall’imperial nome Vienna, aveva sempre incarnato agli occhi dei nipoti una figura  amorevole  per quanto restia a manifestare i suoi sentimenti ,atteggiamento abbastanza usuale per quelli della sua generazione .

Quanto alle vigne , campagnolo teatro  dell’episodio in cui  ancora la scrivente si era  esibita quale  vendemmiatrice in erba, esse erano all’epoca proprietà della famiglia della nonna materna.