I protagonisti della presentazione
La città riscopre ancora una volta un luogo deputato come l’Archivio di Stato di Reggio Calabria e lo fa in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio.
Così l’associazione “Le Muse – Laboratorio della Arti e delle Lettere” continua i suoi attraversamenti culturali presso luoghi, veri e propri crogioli di cultura e per questa occasione il suo presidente Giuseppe Livoti ha proposto la presentazione dell’inedita commedia su padre Catanoso scritta dal drammaturgo Oreste Arconte. Entusiasta la direttrice Maria Fortunata Minasi, che all’insegna dei progetti già attuati dalla precedente direttrice Mirella Marra, continua ad aprire le porte alla città intera, alle associazioni, ai giovani. La firma di un protocollo d’intesa ha previsto dal 22 settembre uno spirito di collaborazione attivo e fattivo con l’importante realtà archivistica della città di Reggio Calabria con Le Muse e non a caso avviene ciò in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP) partecipato evento culturale in Europa, promosso fin dal 1991 dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea.
Giuseppe Livoti e l’avvocato Francesca D’Agostino – in qualità di presidente e di vice presidente hanno firmato questa cooperazione che unisce intenti associativi essendo l’Archivio di Stato vero e proprio luogo dal valore documentale con il fine di -​ elaborare iniziative e progetti nazionali e locali che favoriscono la reale comprensione e conoscenza del patrimonio culturale, materiale e immateriale, facendo particolarmente riferimento all’uso delle nuove tecnologie -.
L’inedita presentazione della Commedia in due atti – Ed. Nuovo Giangurgolo “Padre Gaetano Catanoso ed i sacerdoti del Cardinale Portanova” del drammaturgo Oreste Arconte si è aperta così con il Coro delle Muse diretto dall’instancabile Enza Cuzzola con l’accompagnamento al pianoforte di Rosaria Livoti e le note e parole di “Salve o Dolce Vergine” del maestro Frisina.
La commedia di Arconte dimostra ed avvalora il tema indicato dalle giornate europpe ovvero “L’Arte di condividere”, poiché storie vere dal grande valore religioso si uniscono al racconto di veri e propri momenti di fede della città di Reggio Calabria ha ribadito la Minasi, mentre per la D’Agostino il testo è utile a riscoprire un importante personaggio della vita religiosa calabrese, tra l’altro con un filo conduttore anche collegato alla storia della mia famiglia a Serrata per un evento che sa di miracolo. Importante anche il ruolo del Cardinale Portanova nel testo, ricorda Don Antonino Denisi, cardinale che contribui’ ad eleggere San Pio X papa, che lascio’ una impronta dei tempi moderni a Rc dopo i borboni e nei primi anni dell’unità d’Italia. Fu talmente importante il suo ruolo che, docente di liturgia e canto gregoriano vide svanire ( a causa della sua morte precoce ) il sogno di istituire a Reggio una vera e propria Accademia di formazione. Racconta Arconte nel testo tre protagonisti, tre sacerdoti dell’arcidiocesi vissuti ed operanti lungo gli anni del secolo breve che corre dall’inizio del Novecento al secondo dopoguerra, ovvero Padre Gaetano Catanoso, il canonico Salvatore De Lorenzo, il canonico Giovanni Calabrò. Fondamentale per Arconte l’aiuto di Don Denisi che ha incoraggiato tale scrittura facendo visionare da Suor Dorotea delle Veroniche l’archivio su padre Catanoso permettendo una giusta ricostruzione dei fatti. Il testo è stato scritto ricorda l’autore perché la città inizia a –non avere un’anima-, quella degli uomini del loro tempo: alla base di tutto vi è la formazione, tutti possono assurgere alla santità, ma senza fede nulla si può. Interessante oltre la lettura dei testi con gli attori Vincenza Laface e Giorgio Pangallo la Mostra documentaria dal titolo “Pietre di Carita’: l’opera di Don Orione a Reggio Calabria commentata dalla dott.ssa Titti Chindemi. La mostra è suddivisa in tre sezioni: Istituto San Prospero, Casa San Francesco da Paolae l’opera di S. Antonio; foto e relazioni tecniche in cui si evince la lungimiranza di Don Orione ed il recupero dei progetti che venivano fatti per aiutare l’infanzia abbandonata. Infine il presidente Livoti ha messo in evidenze i bozzetti suggestivi, nel racconto di Don Gaetano Catanoso, racconto della sua testimonianza, della mancanza di paura nei confronti dell’aggressore, dell’affrontare il male solo con la compagnia di un mezzo di trasporto utile ma…di sussistenza: l’asino. E si parla anche di atteggiamenti di –‘ndrangheta- del novecento, atteggiamenti di sacerdoti già all’epoca “alter Christus” in cui a suo tempo non importava solo la predicazione, ma soprattutto l’esempio. Arconte conia l’immagine del – prete volante – segno della testimonianza e della redenzione. A Don Gaetano l’autore lascia il senso di solitudine delle zone isolate di luoghi storicamente emblemi di solitudini, liberi da pratiche e ricchi di dogmi tra chiese spoglie e tabernacoli soli.