Presi dalla fretta, da mille cose da dire e da fare, non troviamo il tempo per fermarci ad ascoltare chi ci parla. All’Angelus della prima domenica di settembre il Papa si sofferma sulla guarigione del sordomuto narrata nel Vangelo di Marco. Al termine della preghiera mariana ricorda il popolo afgano, le popolazioni Usa colpite dall’Uragano e il viaggio in Ungheria e Slovacchia della prossima settimana
Effatà, cioè Apriti! All’Angelus recitato dalla finestra del Palazzo Apostolico, nella prima domenica di settembre, il Papa evoca il brano del Vangelo di Marco riguardante la guarigione del sordomuto per sottolineare l’importanza del silenzio e dell’ascolto. Il racconto evidenzia l’esigenza di una duplice guarigione: quella dalla malattia e dalla sofferenza fisica e la seconda, quella affrontata oggi da Francesco, del cuore.
Il segno prodigioso
Francesco spiega che in altre guarigioni, per infermità altrettanto gravi, come la paralisi o la lebbra, Gesù non compie tanti gesti ma in questa occasione, nonostante gli abbiano chiesto solo di imporre la mano al malato, lo prende in disparte, gli pone le dita negli orecchi e con la saliva gli tocca la lingua, quindi guarda verso il cielo, sospira e dice: Effatà. Questo perché, spiega il Papa, “la condizione di quella persona ha una particolare valenza simbolica e ha qualcosa da dire a tutti noi. Di che cosa si tratta? Della sordità.
Davide Dionisi – Città del Vaticano
Da VATICAN NEWS