Gioco, sicurezza, cortili. Queste le tre parole-chiave del progetto “Play! Scendi a giocare con noi” promosso di concerto da Csi e Unicef: il quartiere-pilota che per primo ha inaugurato questo nuovo modello di sport dedicato ai più piccoli è stato a Reggio Calabria.
Per la precisione da qualche ora, gruppi di 7 bambini si stanno alternando nel cortile della parrocchia di San Sebastiano al Crocifisso nel centro storico della Città sullo Stretto. Il parroco, don Marco Scordo, e gli animatori parrocchiali sono coadiuvati dagli attivatori di “Play!” (formati in maniera specifica grazie al percorso Csi “Safe Sport”), cioè degli educatori formati da Csi e Unicef con un partecipatissimo corso online che ha registrato la presenza di oltre 500 iscritti da tantissime regioni italiane.
Sì, perché “Play!”, partito come azione territoriale, si è subito trasformata in una buona prassi che sta attecchendo in larga parte della Calabria, del Mezzogiorno, dell’intero Paese. Stanno partendo le attività un alcuni territori particolari come la Ciambra di Gioia Tauro, nella locride con attività specifiche per bambini con disabilità, in cui cortili di aree ad alta densità mafiosa del territorio Calabrese.
Un’idea nata durante il lockdown, in cui CSI e il Comitato Italiano per l’Unicef hanno scelto di “fare squadra”, coinvolgendo anche altre realtà del terzo settore territoriali.
«Abbiamo puntato sul gioco quale strumento essenziale di sviluppo psico-fisico ed emotivo-relazionale e siamo ripartiti dalle bambine e dai bambini offrendo loro uno spazio in cui “ricominciare giocando”», dichiarano i referenti locali dell’iniziativa Patrizia Surace e Paolo Cicciù.
Prima di scendere in cortile, però – come dicevamo – ampio spazio alla formazione. Durante il questo percorso di sedici ore, anche la testimonianza e gli interventi del mondo delle Istituzioni; Coni, Terzo Settore, Testimonial dello Sport, Reti Educative, istituzioni locali. Le utile linee guida del Governo, poi, convergono verso la progettualità di Csi e Unicef: un iter educativo pensato per coniugare il gioco, lo sport e le tante normative necessarie per far partire, in sicurezza, le tante esperienze ludiche per i nostri bambini e ragazzi. L’idea di animare i cortili è anche legata alla reale necessità di “dare nuovamente vita” a spazi fino a oggi abbandonati o poco utilizzati da tutti.
L’biettivo, per le prossime settimane, è quello di coinvolgere altre città e cortili del territorio nazionale grazie anche alla collaborazione tra i comitati regionali e provinciali Csi e Unicef, mirando a garantire azioni ricreative territoriali di prossimità, stimolando attraverso il gioco educativo la relazionalità con funzione resiliente e riscoprendo la bellezza di ritrovarsi «sotto casa» assieme ai propri amici. Quote di socializzazione che diventano un banco di prova nel sostegno alle istituzioni (pensiamo alle Municipalità, ma anche alle scuole ed alle realtà di accoglienza educativa), alla capacità di fare rete all’interno del Terzo Settore e allo scopo fondamentale di essere insieme, oggi più che mai, parte proattiva delle comunità educanti. «Come molti hanno sottolineato, questa crisi è la più grande opportunità che abbiamo per ridisegnare e umanizzare la società», concludono Cicciù e Surace.
Una sfida colta in primis da don Marco e tantissimi altri sacerdoti che hanno deciso di andare incontro alle esigenze delle famiglie con un’azione sperimentale.