Alda Merini nasce il primo giorno di primavera nella Milano degli anni ’30, in via Mangone, a Porta Genova.

“Sono nata il ventuno a primavera/ma non sapevo che nascere folle,/aprire le zolle/potesse scatenar tempesta.”

Della sua infanzia conosciamo quello che lei stessa scrisse in brevi note autobiografiche, la più famosa quella in occasione della seconda edizione dell’Antologia di Spagnoletti: “Ragazza sensibile e dal carattere malinconico, piuttosto isolata e poco compresa dai suoi genitori ma molto brava ai corsi elementari: … perché lo studio fu sempre una mia parte vitale”. La madre, Emilia Painelli, casalinga e severa cerca di sviarla dal mondo culturale, le proibisce di accedere alla biblioteca del padre, Nemo Merini, il quale, differentemente, non prevede per la figlia un futuro solo di moglie e madre e le insegna l’arte della cultura. Il padre Nemo, colto e affettuoso, figlio di un conte comasco, a soli cinque anni regala alla piccola Alda un vocabolario, insegnandole ogni sera una parola nuova e così piccola, recitava a memoria Dante Alighieri.

Alda, conclusi i tre anni di avviamento al lavoro all’Istituto Professionale Femminile Mantegazza, tenta di essere ammessa al Regio Liceo – Ginnasio Alessandro Manzoni, ma non supera la prova di italiano.

A 15 anni scrive i suoi primi versi, conquistando l’alto mondo della cultura novecentesca,  Spagnoletti, Quasimodo, Pasolini, che apprezzano e notevolmente anche, le sue doti letterarie. Inizia a frequentare i salotti di casa Spagnoletti e quando, una sera, rientra a casa con una recensione su una sua poesia, firmata proprio da quest’ultimo, il padre, a gran sorpresa di Alda, la straccia, scoraggiandola con la triste verità che la poesia non dà il pane.

Nel 1943 Milano viene bombardata, la casa dei Merini distrutta. Proprio nel ’43, nella cantina di via Mangone a Porta Genova, tra un bombardamento e un attimo di tregua, nasce Ezio Merini. E’ la stessa Alda ad aiutare la madre a portare alla luce il piccolo di casa. Nemo resta a Milano con la figlia Anna, mentre Emilia con Alda e il piccolo Ezio, salgono su un carro di bestiame verso Vercelli, si trasferiscono da una zia per tre anni. Stavano a mollo nelle risaie, dove le bombe non scoppiano, finché non cessarono i bombardamenti. Passati questi anni, la famiglia Merini si ricongiunge andando a vivere in cinque nello scantinato di uno straccivendolo.                                                                                            

Ma nel ’47 la giovane Alda incontra quelle che sono state le “prime ombre della sue mente” e così viene internata per la prima volta nella clinica di Villa Turro a Milano, dove vi resta per un mese.

Nel 1950, Giacinto Spagnoletti pubblica la Merini nell’Antologia della poesia italiana contemporanea 1909-1949 con Il gobbo e Luce e nel ’51 è l’editore Giovanni Scheiwiller a pubblicare due poesie inedite della Merini, in Poetesse del Novecento.                                                                                                                                          Nel 1953 Alda sposa il sindacalista Ettore Carniti, successivamente diventa proprietario di una panetteria e Alda lo aiuta nelle vendite, venendo chiamata la fornaretta. Nello stesso anno, l’editore Schwarz  pubblica la prima raccolta di poesia della Merini, La presenza di Orfeo, seguita nel 1955 da Paura di Dio e Nozze romane. Nel 1962 viene pubblicata dall’editore Scheiwiller la raccolta Tu sei Pietro, seguita da un lungo silenzio durato dieci anni, dovuto all’internamento nell’Ospedale Psichiatrico, il Paolo Pini.

“Ho conosciuto Gerico,/ho avuto anch’io la mia Palestina,/ le mura del manicomio/erano le mura di Gerico/e una pozza di acqua infettata/ci ha battezzati tutti./Fummo lavati e sepolti,/odoravamo di incenso./ anch’io come Gesù/ ho avuto la mia resurrezione,/ma non sono salita nei cieli/sono discesa all’inferno/da dove riguardo stupita/ le mura di Gerico antica.

Un’Alda Merini mistica nella sua più recente poetica. Dall’amicizia con Arnoldo Mosca Mondadori nascono una serie di opere spirituali, magnifiche, edite da Frassinelli, Corpo d’amore; Poema della croce; Francesco, canto di una creatura; Magnificat, un incontro con Maria; La carne degli Angeli; Cantico dei Vangeli; Mistica d’amore; Padre mio.

Alda Merini è ilare e nostalgica, battuta pronta e risata sonora… un’eco che canta ancora i versi della sua vita. E’ donna dalla spiccata femminilità. E’ donna e ama: Ogni uomo della vita mia era il verso di una poesia/perduto, straziato, raccolto, abbracciato. Ogni amore della vita mia e cielo e voragine e terra che mangio per vivere ancora (Canzone per Alda, R. Vecchioni).

Alda Merini muore a 78 anni, l’1 novembre 2009, portata via da un tumore osseo. Lascia un patrimonio culturale e poetico non indifferente e un’altrettanta eredità artistica.

“Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno.  Per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara.”