Unico primo evento in Italia dedicato al viaggio di Ulisse e al suo legame con la Calabria. In esposizione opere di artisti catanzaresi.

Esistono molte parole per descrivere una mostra. Ma quando s’intraprende un viaggio che percorre tempi, che solca i sentieri delle geografie dei luoghi e che si addentra nello scandaglio del mosaico dell’immaginazione e  del profondo  dei personaggi che hanno costruito vicende e imbastito legami, una luce bianca attraversa la mente, azzerando qualsiasi distrazione.

        E’ momento giusto, invertendo il senso di marcia lontano dal brulicare di questo tempo e seguendo la traiettoria dei vari step, per iniziare il cammino più indagato ed avvincente della storia.

E’ quanto capitato al visitatore, dopo aver superato la porta d’ingresso dell’ex Stac di Catanzaro, un tempo sede della tramvia urbana del Capoluogo. Collocazione di sicuro impatto visivo, scelto per  l’esposizione “Un viaggio di Omero tra Calabria e Sicilia”, primo unico evento in Italia dedicato al poema omerico e al viaggio del mitico Ulisse, e al suo legame con la Calabria.

Il Progetto, come evidenziato dal direttore artistico Sergio Basile, è ispirato agli studi di Armin Wolf, che “geolocalizzò il cammino dell’eroe omerico, individuando, proprio nell’istmo di Catanzaro-Lametia, la rotta del suo ritorno in patria”. In sintonia con la tesi dello scrittore tedesco, è la ricostruzione dello studioso catanzarese Giovanni Balletta, proposta in “Mater Italiae”.

Una via battuta anche dal salesiano Giovanni Gnolfo, vivace indagatore ed interprete delle tradizioni e raffinato storiografo, secondo cui Skilletion (l’odierna Squillace) è il porto di Ulisse, fondatore della medesima“Polis”. Lo stesso Flavio Magno A. Cassiodoro, che nella romana Scolacium ebbe i natali, amava ricordare nelle sue scritture filosofico-scientifiche “…l’alto, profondo, vorticoso navrifagio voluto favoloso di Ulisse che scampa la morte e fonda la città”. Carte antiche riportano Ogigia ad una delle sei isole un tempo adagiate nello specchio di mare antistante l’odierna Isola Capo Rizzuto. Era  la dimora della seducente Calipso dal “crin ricciuto”, al cui richiamo sfuggì l’eroe “dal multiforme ingegno”, lo straordinario folle eroe “dai molti giri” (plytropos)!  Lo studioso di carte nautiche Enzo Gatti, vuole il naufragio del protagonista omerico nella caletta di Poliporto, alla foce del “vorticoso fiume” Beltrame, “dove più l’acqua smuove la ghiaia” (Odissea, canto VI); dove Nausicaa “dalle bianche braccia intonò un canto” e “le sue ancelle danzavan” (cit.) quando incontrò il naufrago pellegrino.

        L’itinerario, pensato dal curatore Walter Fratto, si snoda,, sulle orme di Ulisse, trascinando con sé leggende, storia, miti. In esposizione, l’imponente “Petrus”, ispirato al cavallo di Troia; l’aquila “Zeus”; la maga “Circe”; “Le Sirene”; “Il Guerriero acheo”; il busto di “Rettalo” : sculture in ferro battuto dell’artista catanzarese Nuccio Loreti. Ed ancora, le riproduzioni e le tele originali di scuola pittorica locale, quali Mastrofa, Concetta Rotundo, Elisabetta Morello. Quindi le terrecotte degli artisti della Bottega “Il Tornio” di Squillace” e le opere degli scultori catanzaresi di Scuola Toscana. Un vario complesso d’opere d’arte, nel quale avanzare e muoversi, in libertà interpretativa e scientifica, anche tra mappe, cartografie, pannelli scenografiche, bassorilievi, armature ed altro materiale afferente all’epico viaggio del tormentato Ulisse e alle sue travagliate vicende, quando, solcando mari aperti, approdò, appunto, in questo lembo di terra calabra.

La mostra è carica di fantasia, di immaginazione; ma anche di realtà e di verità. Nel percorso, non sfugge allo sguardo l’insieme di “cose” che, se pietrifica il tempo, restituisce il raccordo tra l’intrigante Opera Omerica e la gloriosa storia della Magna Graecia.

        “Riportare alla luce le origini e le radici autentiche dei popoli che abitarono il bacino del Mediterraneo significa rilanciare un’idea di crescita culturale ed artistica per il nostro territorio”, evidenzia Sergio Basile.

Mentre il vagare di Ulisse conduce anche sui sentieri della riflessione, espressa  efficacemente, come sottotitolo, nella locandina: ”Dalle nostre terre ci sono stati viaggi che sono un felice ritorno”.

Oltre ogni riferimento storico, al di là di qualsivoglia interpretazione ed immaginazione, il fascino dello spirito di Ulisse, che vaga su questa terra e si mescola con le brezze marine e i venti di burrasca del mare Nostrum, cattura e conduce ad un cammino di natura interiore e spirituale. Bisogna lasciare sempre aperto uno spiraglio a ciò che emozionando approda ai valori.

Infondo, il viaggio di Ulisse altro non è che il viaggio simbolico dell’uomo, del suo faticoso andare e del suo sicuro ritorno.

foto repertorio