Serra San Bruno e la sua festa di PentecosteLa festa di Pentecoste assume una doppia valenza per tutti i serresi ormai da diversi secoli ed infatti non è solo la celebrazione dei cinquanta giorni dopo la Pasqua ma anche e soprattutto la festa di San Bruno. Molti si chiedono come mai Serra ricordi il suo Santo per due volte all’anno e la risposta è semplice ma poco conosciuta: nel 1505 nel lunedì dopo Pentecoste sono state ritrovate le reliquie di San Bruno a Santa Maria del Bosco, traslate successivamente alla Certosa. Poi la seconda ricorrenza è il 6 ottobre, giorno dedicato da calendario al Santo di Colonia.

Eppure chi viene a Serra San Bruno, non può mai fare a meno di essere avvolto e stupìto dalla immensa e profonda devozione che ogni serrese ha per San Bruno. I luoghi di Serra, le sue vie, i suoi monumenti, la Certosa e il Santuario di Santa Maria del Bosco trasudano amore sconfinato verso questo Santo, che ogni persona fa proprio e sente vicino a sé. Non esiste famiglia dove non sia presente almeno un Bruno, in tutte le sue connotazioni maschili e femminili, non esiste serrese che almeno una volta al giorno non passi di fronte la cinta muraria del monastero certosino, soffermandosi anche solo per un minuto a salutare San Bruno.

Un santo austero, dal volto serissimo, che nel 1090 arrivò nelle foreste sperdute di Serra e ne fece la propria casa, alla ricerca di pace, solitudine e contemplazione, alla ricerca di quel “silentio et solitudo” che solo qui trovò, immerso nella natura e nei boschi, facendo penitenza inginocchiato in un laghetto anche di inverno in acqua gelida, e dormendo su un cuscino fatto di pietre.

La Pentecoste di questo anno è stata singolare: nessuna processione corale che ha accompagnato il busto del Santo, contenente nel cranio le sue reliquie, dalla Certosa a Santa Maria del Bosco. Distanziamento sociale, mascherine non hanno fermato i serresi, che si sono comunque riuniti nel rispetto di tutte le norme anticovid, attorno al proprio protettore.

“San Brunu di la Francia siti vui, vui siti lu rifugiu alli miei guai, io non mi muovu di li pedi tue, si non viju la grazia chi mi fai. Facitimila Santu Brunu mio, facitimila pi l’amuri di Dio”

(Verso di un tipico canto dialettale serrese, che viene intonato al cospetto della Statua del Santo)

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