“La lotta alla mafia non avrà mai fine, se non le si toglie il futuro, se non si riesce ad affrancare bambini e adolescenti da pressioni familiari e fascinazioni di sorta”.

A dichiaralo è Antonio Marziale, garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, rivolgendosi a Nicola Morra, neo presidente della Commissione parlamentare antimafia.

“Da qualche anno – continua il Garante – Reggio Calabria è laboratorio di un metodo, messo in piedi dal presidente del Tribunale per i minorenni, Roberto Di Bella, che sta producendo risultati impensabili, con figli di mafiosi i cui cognomi fanno tremare le vene ai polsi oggi impegnati a recuperarsi come persone, tornati allo studio, al lavoro e ad una prospettiva di vita normale. Tutto ciò non perché ‘lo Stato strappa i figli ai mafiosi’ – come certa sparuta pubblicistica continua a titolare per guadagnare qualche click sul web o qualche lettore, nella migliore delle ipotesi – ma perché lo Stato accoglie suppliche di madri addolorate, sfinite, che si recano al Tribunale per i minorenni chiedendo che i loro figli siano allontanati da un destino cruento”.

“Lo Stato ha deciso di sostenere il metodo Di Bella con un riconoscimento forte e pieno mediante il protocollo ‘Liberi di Scegliere’, siglato in prefettura a Reggio Calabria dagli allora ministri dell’Interno, Marco Minniti, della Giustizia, Andrea Orlando, e dal Presidente della Regione Calabria. Grazie all’impegno del governatore Mario Oliverio, la Regione, pur nell’ambito di un bilancio risicato, è riuscita a garantire i fondi che permettono a questi ragazzi, laddove vengano indirizzati per il recupero, di fruire di una retta di mantenimento. Personalmente, ho visto alcuni di loro arrivare in Tribunale e gettare le braccia al collo al presidente Di Bella, al quale peraltro giungono lettere di ringraziamento anche da padri detenuti per reati gravissimi. Altro che strappo violento dello Stato!”.

“Il lavoro intrapreso – sottolinea ancora il Garante – è da considerarsi uno tra i più efficaci strumenti a disposizione nella lotta a lungo termine alla criminalità e, da parte loro, le istituzioni sono tenute, oserei dire obbligate, ad alimentarlo facendolo uscire dal perimetro regionale, giacché ormai le famiglie mafiose risiedono disseminate su tutto il territorio nazionale. Perché questo avvenga anche la Commissione parlamentare antimafia deve necessariamente collaborare, invertendo la cultura dell’approccio al fenomeno e della propria ragion d’essere, percepita fino ad oggi dall’opinione pubblica in chiave esclusivamente inquisitoria e politica”.

Marziale conclude chiedendo al presidente Morra “di voler calendarizzare al più presto un incontro con il presidente Di Bella – al quale mi sono già premurato di chiedere disponibilità istituzionale – affinché il futuro dei bambini e degli adolescenti goda del primato dovutogli e, insieme, si possano individuare strategie volte al consolidamento di un metodo che non produce slogan ad effetto, ma che sta salvando la vita a decine e decine di minorenni. Per quelle che rappresentano le mie prerogative, rimango a sua disposizione per le collaborazioni proficue che potranno essere realizzate, rinnovando gli auguri di buon lavoro a lei e agli altri calabresi che sono stati chiamati a lavorare nella Commissione parlamentare antimafia”.