La Coldiretti di Reggio Calabria si è attivata in seguito alle numerose segnalazioni pervenute dai propri associati in merito ai danni provocati alle  produzioni ed alle strutture agricole ad opera di cinghiali selvatici in tutto il territorio provinciale.

In provincia di Reggio Calabria,  il cinghiale nell’ultimo decennio ha ampliato molto il suo areale, con un’evoluzione caratterizzata da andamento sorprendente, tanto per dimensioni dei nuovi territori colonizzati, quanto per rapidità con cui è avvenuto il fenomeno. Tale espansione rapida ed apparentemente inarrestabile, ha comportato l’esplosione in provincia di vere e proprie situazioni critiche, aggravate dagli effetti contraddittori sul piano ecologico, gestionale e sociale.  Il rapporto tra cinghiali ed ecosistemi agrari si concretizza spesso in un impatto diretto, dovuto al prelievo a fini alimentari delle diverse specie coltivate ed alla attività di scavo che danneggia le piante mettendone a nudo le radici. Il danno, quindi, non è dovuto solo all’asportazione dei prodotti, ma anche alle abitudini alimentari e gregarie della specie, che grufolando  può danneggiare una superficie di gran lunga superiore di quella necessaria per l’alimentazione ed inoltre  creano ingenti danni alle infrastrutture quali muri a secco, canaline di scolo.

Studi accademici sulla problematica dei cinghiali hanno dimostrato come la diffusione del cinghiale abbia portato alla diminuzione  di varie specie di galliformi come il Gallo Forcello, la Pernice Rossa, la Coturnice, la Starna ed il Fagiano.

Nei giorni 3-4-5 giugno 2019, tecnici di Coldiretti hanno effettuato un sopralluogo in territori campione della provincia, guidati da propri associati che svolgono attività agricola nelle aree interessate.

Dai sopralluoghi si evidenziano i seguenti danni e criticità:

  1. Intere aree sono state “visitate” dai cinghiali nelle ultime settimane, con danni alle superfici agrarie per grufolamento, alle piante arboree per scavo delle radici, scortecciamento (agrumi, fruttiferi, vite), alle colture orticole e cerealicole, danni notevoli ai muri a secco, canaline di scolo, ciglioni in terra, in alcuni casi anche agli impianti di irrigazione di agrumeti.
  2. Il danno rilevante ai muri a secco, mette in ginocchio le aziende agricole in aree collinari e montane a forte rischio idrogeologico e scoraggia chi fa agricoltura eroica in queste aree, il ripristino dei muri a secco è opera difficile, costosa e di non facile realizzazione anche per la difficoltà a reperire manodopera idonea.
  3. Sono evidenti i rischi di smottamenti e frane.
  4. Si evidenziano rischi all’incolumità del cittadino che si trovi a lavorare o a svolgere qualsiasi attività, anche di svago, nelle aree interessate;