Il segretario di Stato, ieri in Calabria per una festa mariana, ha ribadito quanto affermato di recente dal Papa sulla necessità di eliminare dalla devozione più genuina della gente “elementi criminali” o di “superstizione”

Basta sfruttamento dell’immagine e del culto della Vergine da parte della criminalità. Il Papa lo aveva detto con chiarezza una ventina di giorni fa, scrivendo alla Pontificia Accademia Mariana internazionale per congratularsi riguardo la creazione di un Dipartimento di analisi e di studio dei fenomeni criminali e mafiosi. “Liberare la figura della Madonna dall’influsso delle organizzazioni malavitose” era stato l’auspicio di Francesco che ieri, in un’altra circostanza e toni analoghi, ha trovato eco nelle affermazioni del suo segretario di Stato.

Tesoro da custodire

Il cardinale Pietro Parolin ieri era in Calabria, al Santuario di Torre Ruggiero, in provincia di Catanzaro, dove ha celebrato Messa per la festa della Madonna delle Grazie. Una “piccola Lorudes”, aveva definito il luogo, incastonato in una terra chiamata – aveva soggiunto – a fare riferimento alle sue “risorse di fede, di cultura, di tradizione, di lavoro” e a non dimenticare la “speranza”. E “parlando del grandissimo tesoro” della religiosità popolare, il segretario di Stato ha ribadito con i giornalisti che lo sollecitavano sul punto la necessità di “purificare la religiosità popolare dagli elementi che non sono propri, tanto più se sono elementi malavitosi o elementi criminali”.

“Tante forme di superstizione”

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