Bisogna avere buona memoria perché non è lontano il tempo in cui i meridionali, in blocco, venivano derisi con giudizi sprezzanti dal “celodurismo” leghista. Oggi il Salvini, che ha fatto carriera intonando cori antimeridionali dai palchi leghisti, ce lo ritroviamo ora a teorizzare una Italia sovranista di cui i meridionali diventano parte necessaria in vista delle elezioni europee che dovranno fare della Lega il primo partito in Italia. Insomma, i meridionali “puzzano” ma i loro voti sono ben accetti.
Che dire allora dei meridionali che hanno fatto massa a Roma, in Piazza del Popolo, ad applaudire Salvini? Bisogna capirli e non condannarli. Danno una risposta sbagliata ad un malessere legittimo, frutto di aspettative deluse e di obiettivi mancati. Hanno creduto nella politica e in chi nelle istituzioni prendeva impegni per risolvere i loro problemi. Hanno visto i loro diritti negati e sacrificati ai privilegi della peggiore politica e alle sue clientele, sempre più lontana da chi non ce la fa e chiede di poter vivere con dignità. Ma non è facendo credito a Salvini o ai movimenti dei “forconi”, che ciclicamente prendono vita dalla rabbia che esplode alle latitudini meridionali, che le condizioni del Sud possono evolvere e progredire rendendo accessibile un lavoro e un reddito dignitoso.
Salvini non è il nuovo che avanza ma la maschera della vecchia Lega, fortemente personalizzata, che ha bisogno dei voti del sud per mantenere il differenziale nord-sud e i privilegi del nord. Salvini si è guardato bene a Piazza del Popolo di fare riferimento alla “autonomia fiscale” portata avanti dalle regioni del nord governate dalla Lega e che, a seguito di un referendum pilotato, hanno avviato trattative in corso col governo nazionale. Altro che “prima gli italiani”, meridionali compresi. In base all’autonomia fiscale le regioni ricche tengono per sé le entrate tributarie e lasciano le regioni povere a sbrigarsela da sole. Salvini su questo tace e dal sud nessuno gli chiede conto. I Meridionali tutti debbono aprire gli occhi, riflettere e darsi delle risposte prima di lasciarsi coinvolgere in un progetto politico dal quale non hanno nulla da guadagnare.
Come non considerare che “il reddito di cittadinanza “, obiettivo primario del M5Stelle, viene visto dall’elettorato leghista come un ulteriore sostegno assistenziale e parassitario al sud improduttivo e scansa lavoro? Riemerge il pregiudizio antimeridionale e nel loro linguaggio astioso e derisorio il reddito di cittadinanza diventa “reddito di divananza”, in ossequio al cliché di un Sud i cui giovani anziché cercarsi un lavoro vogliono aspettarlo sul divano, a 780 euro al mese, magari potendo scegliere fra tre offerte. A piacere! Secondo una proiezione elaborata sui dati demografici disponibili, in Calabria a fronte degli aventi diritto al reddito di cittadinanza si dovrebbe poter disporre di un milione di offerte di lavoro. Un colossale imbroglio, a ben vedere, giocato sulla pelle di una regione con una disoccupazione giovanile da primato nell’Unione Europea. È solo questione di tempo: le false promesse si riveleranno in tutto il loro cinismo sociale. Salvini incassi pure, per ora, gli applausi dei meridionali presenti a Piazza del Popolo, continui a stimolare con la sua propaganda ossessiva le pulsioni della paura, dando priorità , a seconda delle occasioni, ai migranti clandestini, ai ladri che rendono inquiete le nostre notti, agli spacciatori ovviamente di colore, agli stupratori sempre di colore, ai rom e, quando dice “prima gli italiani”, in cuor suo non include i meridionali, per i quali nel suo programma di governo non c’è nulla se non l’affabulazione propagandistica per fare incetta di voti al sud.
L’Italia del Meridione, con le istanze dei territori, resta dell’idea che il Sud deve prendersi in mano il proprio destino, soprattutto i giovani, e mettere sul tavolo politico i loro diritti, il loro presente, il loro futuro, la loro frustrazione per la mancanza di prospettive. Il tempo dell’attesa deve avere un limite. Se dovesse passare l’autonomia fiscale, il Sud tutto dovrà reagire e Italia del Meridione sarà in prima fila.