Al desio ?…

Mirella Violi

Cosa di   più rispondente che chiosare questo denso anno dantesco dal primo all’ultimo giorno citando “in uno”  le tante memorabilia  racchiuse tra le sue terzine, nel  sotteso auspicio che, trascorso questo 700° anniversario dalla  morte del Sommo Poeta in Ravenna,si continui ad evocare la potenza profetica e insieme  raziocinante del suo supremo lirismo  impregnato di amaro peregrinare verso le  altrui  ospitalità in condizioni di perenne esilio.

Pure in  mezzo a queste  ben note laceranti traversie personali, o forse grazie ad esse,ad ogni verso si rinnovella la perentoria esigenza  di acutamente precorrere, uscendo dai propri tempi/confini contingenti ,per giungere a rarefatte cosmografie  da rappresentare  su di un proscenio universale,ove il ciascuno trovi in ogni epoca passata e futura, la sua individuale cifra di appartenenza….

Dopotutto va a  Dante il merito e l’onere dell’ultima parola…..e più non dimandare…

Nell’anno che  prosegue  verso la  sua fine  naturale  balza all’attenzione  uno struggente  doloroso ritorno alla Casa/ Altare ,in un susseguirsi di sopite memorie patriottiche, ovvero da patriota, un vocabolo d’un tratto divenuto imprescindibile, in effetti politicamente  impegnativo,vai a capire cosa ne possa derivare a livello di digital app o tapp, sullo stato psicofisico di chi si confronta/clicca / chatta di continuo con risultati,bisogna ammettere, ahimé, all’altezza del periodo!

Impiparsene si potrà?

I nipotini  del McLuhan sono pronti ad assentire…

D’obbligo scusarsi per la su esposta digressione rispetto alla nobile mestizia dell’argomento  da affrontare  ma.. tant’è.. pare sempre più difficile sfuggire alle gherminelle  del web anche per i meno superficiali.

Ciò detto,è ormai chiaro  trattarsi dell’ultimo viaggio da soldato chiamato all’estremo sacrificio come tutti gli altri innumerevoli giovani  confluiti  su al Nord per  difendere la patria dallo straniero invasore.

Senza   nulla cedere all’ovvia retorica,  la  tenera pietas   collettiva,ormai  dispersi i fumi di tante sanguinose operazioni belliche, si stringe in un  sofferente  abbraccio commemorativo,in quel  1921 ,giusto un secolo fa, attorno allo storico treno colmo all’inverosimile di omaggi  specie floreali che fa apposita tappa in più di una città,da Aquileia a Roma, trasportando le spoglie di un Milite Ignoto  da onorare in rappresentanza di tutti coloro che risulta impossibile identificare.

Ben si conosce a quale straziante evento va incontro il  pensiero  delle madri e dei padri e dei congiunti tutti , da lasciarci il cuore e l’animo esulcerati nel trovarsi  davanti  a quei sacelli  inesorabilmente vuoti e innominati, su cui  cadranno le loro lacrime senza speranza di consolazione .

  Evocata dai recessi di memorie tardo-risorgimentali ,appare,per sempre nerovestita, posa di stanca immalinconita figura aggrumata d’intorno a quel gruppo di bare,in tutto undici, macabre  custodi  di ciò che resta di altrettanti caduti nel corso di quel fatale triennio ‘15’18, che a distanza di cento anni mantiene purtroppo  intatto il suo nefasto  messaggio apportatore di lutti irreparabili nell’intero Paese.

 Titolata Madre d’Italia,ella,Maria Maddalena Blasizza  in Bergamas,da Gradisca d’Isonzo,che ha perso Antonio,giovane maestro elementare agli inizi del percorso di insegnamento, si addossa il tremendo compito,come fosse un ulteriore sacrificio che futuro appartiene alle madri, di scegliere una spoglia senza nome da tumulare sotto  l’egida della statua della Dea Roma  sull’Altare della Patria ove da allora riposa con i dovuti onori.

A proposito di spicciole storie romane,così per ricreare un cantuccio  da prendere  respiro dopo una cascata di  vibranti emozioni spesso sottaciute  a costo di strenue  difese emotive,varrà la pena di riferire un episodio che avrebbe il sapore di una incredibile inventio  se non fosse che realmente chi scrive si  è sentita rivolgere con visibile timidezza  una domanda  impreveduta, come si diceva nei tempi andati, puntando  nel contempo lo sguardo in direzione dell’imponente candido manufatto marmoreo che troneggia in Piazza Venezia ,  a gara di statue e fregi con ben più antiche vestigia che lo circondano da destra e da sinistra .

 “Scusi  signora …potrebbe indicarci il nome…”

Un attimo solo di allibito silenzio ….

L’interlocutrice prova a prendere tempo…udito bene?!

 “Sa” insiste l’uomo circondato dalla famigliola moglie e due pressocché adolescenti…

“La nostra prima volta a Roma”….

Si badi bene che giusto da un po’ sono terminati i festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia , fra l’altro riprendendo in faccia al mondo il famoso monumento di che trattasi in tutte le fogge e posizioni   da valor patrio.

A meno di abitare in qualche sperduto   maso     in cima  ai cocuzzoli alpini, presumendo peraltro che  anche  lì di tanto di tanto vedano la tv,  impossibile non riconoscere il N. Altare della Patria…

 Neanche questa ipotesi si può dare per buona……

E allora che si fa…

 A domanda risponde,”veniamo da B”…. il nome è  quello di un luogo  che si é più gloriosamente distinto nel corso delle rivolte risorgimentali….

Con sollecitudine si decide di por fine all’imbarazzo reciproco svelando l’altissimo simbolo di dignità storica del monumento.

Oh sì, chiaro…”è il Vittoriale,vero?!

 Tonfo/botto mortale… lapsus e relativi puntini …linguae o calami, quasi pari, adesso sì che urge  una precisazione…

Lasciando da parte ogni riferimento puramente casuale a maestrine  più o meno deamicisiane,che quella tutto sommato è ancora l’epoca,vale a dire di buoni sentimenti  civici da sperimentare sul campo, chi scrive, con il dovuto garbo,riassume in poche parole  la Storia del Monumento,vivente da svariati   decenni  al posto d’onore in  Piazza Venezia a Roma,ove viene ossequiata la tomba del Milite Ignoto  a ricordo dei caduti non identificati della Grande Guerra….

 E  poi no, decisamente no!  Una volta per tutte non sono ammessi errori grossolani su certi argomenti…

 Dal “Vittoriano” che intitola l’Altare della Patria a  nome e per conto di Re Vittorio Emanuele II di Savoia, fra i protagonisti delle vittoriose  battaglie risorgimentali che portarono all’Unità della Nazione, si va al Vittoriale  di cui si  lasci pure  la cura al Vate  ideatore di cotante epopee  nazional poetiche e insieme guerresche, da custodire  in questa sua  imponente magione costruita sulle  ubertose rive  del lago di Garda.

Pertanto non dovrebbe essere così facile confondere le due  realtà  architettoniche e monumentali con funzioni storiche e sociali ben  definite, oltre che totalmente diverse.

D’altra parte qualcosa di Gabriele Dannunzio,Poeta e Soldato, i due adolescenti che sembrano bersi ogni parola di queste concise notizie ,  avranno pure studiato…si spera!

Qui il cerchio si chiude o dovrebbe, rendendo tutti felici e contenti in fine di favola con tanto di morale: non suonerebbe poi tanto insolito  rievocare certi eventi e certi personaggi del nostro pregnante passato senza dovere attendere ,come alla ricerca di  un alibi ,  il ricorrere di certe date da celebrare,di solito con cadenza centenaria!

Il rischio è  di tralasciare ad ogni passo brani e luoghi significativi che possono egregiamente continuare a fare da piedistallo al cosiddetto nuovo  che avanza,peraltro con il permesso, anzi l’ausilio, di ultime tendenze senza filtri, un dal vero   in odor di eroismi “bereal”, consentito dagli   high-tech che si riproducono a velocità vertiginose secondo alchimie mai più segrete.

 Tra l’uno e l’altro evento poco sopra ricordati, l’ anno vira decisamente verso il consueto augurio di fine periodo e inizio del prossimo, possibilmente più fausto e propizio  di questo che diviene ormai evanido all’orizzonte,dopo avere inglobato nel corso dei mesi una  autentica messe di luci sfolgoranti su grandi vittorie in Olimpia,accompagnate da rari traguardi di rinnovato spessore politico-sociale, nonché economico alla base di un  finalmente prossimo rinascimento nazionale.

A tal proposito ardua impresa, che   sembrerebbe a tutt’oggi perfettamente riuscita, quella di scansare con decisione qualche  rodomontata  alla Capitan Matamoro,commedia dell’arte o epico romanzo di cappa e spada alla Capitan Fracassa, alter ego del primo, che  ha ancora avuto l’ambizione,per così dire, di affiorare qua e là nell’intento di migliorare il corso degli eventi….

Del Rodomonte manzoniano, il grande scrittore,si faccia caso,  è sempre disponibile alle nomee, alla maniera dei grandi classici antichi ,si sa solo che  viene ripreso alla lettera fra le pagine del suo capolavoro!

 Si è intanto giunti,con qualche asperità, al periodo delle feste natalizie a conclusione del suddetto anno  e corre l’obbligo di augurare

                                    

Calà Christòjenna ce Calò Chrono Cinurio*

L’auspicio è che, avendo scelto di farlo attraverso il linguaggio grecanico che nella Calabria ionica gode di vita propria ad ogni ansa di fiumara, senza soluzione di continuità dai tempi di arcaiche diaspore verso questi luoghi aspromontani , risulti più agevole ,allo stato dell’arte attuale,  stornare l’attenzione di autorità superiori   preoccupate che si usino espressioni non di genere…

 Satira o  beffarda ironia? Magari ambedue….

                                                 Un epilogo breve davvero

 Nell’elencare qualcuno dei fatti occorsi in questo anno che volge al termine sia consentito rammentare un personale anniversario,ovvero la nascita  della “ragazza della masseria”, tale così definita in questa sede  Rosaria, madre di chi scrive, nata nell’aprile 1921. 

 * Buon Natale e Buon Anno Nuovo