Si inizia alla chetichella

In  realtà, come  vuole allocuzione, cercando di non dare nell’occhio….

Cosa alquanto  improbabile considerato che  ci si riferisce alla maestosità di Roma  Eterna, oggi più che mai feconda,o perlomeno dovrebbe, di insegnamenti da lasciare in retaggio alle future generazioni….

Di sicuro la sua tanta Storia  ha rappresentato  un impegno da mettere a dura prova chiunque  non abbia forgiato per millenni cuore e mente e animo e spirito ( ci sono tutti) al finale obiettivo di piegare vittoriosamente  Chronos, conosciuto anche sotto la definizione di Tempo che tutto  continua  ad asfaltare, vivaddio,specie in certi casi poco raccomandabili,  senza  deferenza alcuna, né di qua, né di là e tanto meno al centro!

Con qualche eccezione, appunto,vedi sopra,…Lo si vorrà inguaiare per questo?

Tempi moderni

La Città, un nome, quello vero, uguale a sé medesimo ab aeterno, di Urbe,  si svegliò ancora una volta in un’alba affocata da un sole lattiginoso e già accaldato, sola di fronte alle sue, mai stanche di posare, meraviglie archeo-monumentali, ma non solitaria,anzi già a inizio di giornata rigurgitante di una quantità di bipedi  pronti a sciamare per le sue vie secolari fiancheggiate dagli atavici guardiani, un po’  ruderi un po’ no, che si rinfrancano di continuo grazie alle perpetue ammirazioni nostalgiche  del suo augusto Fato…

Emuli ciceroniani  in libertà ….se non qui dove ….

Pigra e  vagamente insonnolita, vuoi concedere  a una vecchia  a millenni Signora?!, la Nostra   si guardava intorno con  attenzione , perplessa di fronte ad amenità varie, storielle di varia umanità,  ambedue le battute ottengono all’incirca lo stesso effetto soavemente ironico, a volte con qualche punta di comicità involontaria del tipo….

Ultimissime dalla mobilità  in perpetua fatiscenza di Roma Capitale,una determina che fa così cool : i due segni  posti accanto  leggansi “due punti”, d’obbligo la precisazione, ad uso di coloro che, solo un leggero sfottò  in parentesi quadra, si sentono inebriati a dir poco dalla quasi totale  mancanza di punteggiatura che sempre più pervade la rete, permettendo di compitare, scrivere pare una esagerazione, termini sulla tastiera, sotto  l’assillo del social- fulmineo e sommariamente attuale,  a dar credito ai più scompaginati editoriali, quelli che, solitamente conservati per il mese di agosto insieme al virale caldo africano, si possono scovare a più riprese,roba di questi giorni, sulle testate principali del Paese!

Ciò detto, tornando al problema di macinare chilometri nel minor tempo a disposizione, in questa superna Città,  oggi si va in monopattino, pure elettrico, sai che  elementare soluzione da autentica  novità… anche questo è vivere giornalmente a Roma!

La Domina si sorprese a pensare che, dopo aver sopportato  negli ultimi secoli  e ovviamente ancora adesso,fiumane di quei  veicoli ,definiti in gergo automobili,  con relativo clangore e aria ammorbata al seguito, nondimeno innegabilmente comode e veloci , dalle fogge spesso lussuose ed eleganti, al presente non si  raccapezzava circa  il vantaggio  derivante dal  servirsi di  questi sbilenchi marchingegni…..

Neanche l’attrattiva del mantenimento della linea con l’ausilio di un conveniente esercizio fisico  poté dissuadere dal loro insipido  utilizzo…..

Intanto, rifletteva, sgraziati lo sono e pure discretamente con quei lunghi colli  non proprio da cigno, peraltro neanche della specie trombettiere ,poiché affatto dotati di suoneria ,la cui presenza dovrebbe al contrario ritenersi elemento indispensabile al fine di scongiurare agguati alle spalle  sui marciapiedi, prerogativa non più incontrastata dei  malcapitati pedoni, giocoforza adusi a  tali aberranti convivenze e altre ancora  , mentre, quando ci si ritrova in strada, gli utenti  d’ambo i sessi,  nonché di età variabile, viaggiano, se possibile, impalati sulla irrisoria pedana porta estremità, per giunta non sempre da soli come di regola, inalberando  una postura da polena  niente male, sguardi impavidi avanti a sé, a fronteggiare i marosi  del traffico cittadino… t’assicuro un vero sballo, semper  Lei, rivolta  a immaginari  interlocutori di passaggio….

L’Urbe si sentì improvvisamente in vena di sberleffi, di soggetti da canzonare   se ne  trovano a mucchi,…bastava figurarsi, ad esempio,qualche sparuto legionario,meglio,qualche  altezzoso pretoriano,ormai  desolatamente accomunati  dal legittimo pensionamento, dopo la fatale calata dei barbari, quelli ante, più o meno altolocati e quelli  post, oramai acclimatati  di perenne nei parchi cittadini, mentre si apprestavano, teneri e corpulenti  con addosso il solito asfissiante armamentario, fatto di  corazze  ed elmi,  a prendere il largo verso le ampie strade consolari dopo aver dismesso bighe e cavalli nei paraggi del Circo Massimo .

All’orizzonte niente di niente  che somigliasse ad  un qualche palanchino, men che mai una di quelle sontuose portantine da matrona….per caso siamo a Roma imperiale e sempiterna…bah…

Non restava che …pedibus …un momento ….aguzzando la vista  si scorgeva in un angolo uno sconcertante trabiccolo…possibile che saltandoci sopra servisse almeno a…ire! ,senza sfasciarsi da subito sotto l’immane peso della loro armatura…  l’unica era  di salire sulla precaria pedana poggia calzari e sperare….

Via verso il  più confortevole suburbio, ché i quartieri alti erano da parecchio divenuti impraticabili a dispetto della loro voluttuosa  magnificenza aristocratica….

Da rotolarsi/scompisciarsi dalle risate,come parecchi secoli più tardi si sarebbe espresso un tale da commedia plautina che aveva l’ardire di dichiararsi, peraltro a ragione, discendente dalla dinastia dei Comneno di Bisanzio ,meritevoli di aver  parzialmente resuscitato, così è, le  romane glorie imperiali!

La Domina,più condita che mai, ristette un momento … in che epoca si trovava e soprattutto di cosa stava loquendo ,  latino sempre all’attacco e vorrei vedere…mica si può  togliere la facoltà di pronunciare la lingua degli Avi  giusto a me, si ripeté con sussiego….

Come al  solito si andava sperdendo nei  ricordi di gioventù, come una Dea d’arcaico lignaggio che promana dai Colli incendiati dal sole al tramonto,  traslucido come i suoi ruoli di leggendaria protagonista  di adamantine gesta guerresche che  retori e poeti e semplici  scrivani continuavano per mari e per terre  a cantare con ardore amoroso…..

E dire che aveva captato accenni smozzicati  di prossime celebrazioni riguardo a un certo anniversario che l’aveva  a suo tempo consacrata nuovamente   capitale, indecisa se usare la maiuscola, di qualche novello reame dimezzato, s’intende rispetto ai precedenti fasti imperiali cui dopotutto si era assuefatta,un millennio dopo l’altro …

Se va avanti così ,più che ad una solenne cerimonia in Capitolium,con il naturale appoggio dei vicini Fori, nonché il marziale schieramento di Autorità in alta uniforme, bisognerà ricorrere ad una di quelle sagre,fa fede il titolo,ovvero feste sull’aia  che prevedono, al cospetto di acquedotti dalle luci  sfumate nelle  lontananze della campagna, antica quanto l ‘opulenta  Appia,  punteggiata di  monumentali fastigia cinerarie,  classiche corse campestri, saltabeccando tra buche acquitrinose  scavate  dall’ultimo temporale che sovente supera le aspettative dello stesso corrucciato Giove Pluvio.

Ma di  questo e altro ancora si potrà discorrere,come suol dirsi,a piacimento in occasioni diverse e più acconce…

Sul finire

Nel frattempo  la Città andava scorgendo una piccola falce di luna avanzare verso la sommità dell’altura, da Lei preferita, ove si ergevano immemori le possenti rovine del Palazzo augusteo che custodiva le radici  stesse dell’ Impero.

Ella da un po’ se ne stava quieta,un’altra giornata defatigante appena trascorsa, a vegliare il corso di quel Suo fiume che scorreva lutulento, amico di  innumeri  periodi di esistenza, dagli aspri  primordi alla  ruggente conquista dell’Eternità contemporanea che  sembrava  avere ancora molte imprese da narrare! E perché no….

Siccome avvolta in un manto di serenità all’improvviso avvertì una stonatura…

Ne individuò con l’occhio d’aquila, le tozze sagome,sfilza di monopattini elettrici, diligentemente  in fila ad attendere gli avventori ,parcheggiati accanto ad uno dei  monumenti di più acclarato valore storico.

Osservandoli ancora una volta da lontano, l’Urbe decise  che il loro aspetto  non si accordava in alcun modo alla eccelsa armonia  di palazzi e cupole e architetture da custodire  con cura   e pertanto, Ella non  sarebbe stata complice nell’approvare ulteriori sfregi estetici, bel fervorino,  si complimentò da sé, alla Sua Storia millenaria con il pretesto di contribuire allo snellimento del traffico cittadino….

Ma ’ndo vai….

E sotto il rassicurante effetto di quest’ultima arguzia,tante volte udita, l’Urbe  finalmente si assopì sotto un frondoso albero, uno di quelli ancora in piedi dall’epoca della Sua nascita.