Era il 4 novembre dell’anno in corso quando il timore di un nuovo lockdown si fece certezza: era tutto pronto per affrontare il mostro? Che davanti ci saremmo trovati una guerra era chiaro già la sera del 10 marzo, quando un preoccupato ma fermissimo Giuseppe Conte annunciò la chiusura di tutte le attività commerciali e il divieto di uscire di casa, dopo essere stato costretto a fermare le scuole qualche giorno prima.
Nell’attimo in cui l’Italia si trasformò in una zona rossa restammo tutti senza fiato.
Fu l’attimo in cui tutto si spense e cambiò lo scenario, un invisibile muro di Berlino ci divise improvvisamente da figli, parenti, amici, mogli e mariti lontani: il “giorno dopo” fu cancellato. Un carcere a oltranza.
A sedare ogni desiderio di protesta, il bollettino con la conta dei morti che la Protezione civile diramò tutti i giorni alle 18.00 con spettrale puntualità.
A straziarci il cuore le immagini con i morti Covid; i mezzi militare in corteo funebre; l’inno di Italia che divenne pianto, speranza, solidarietà; l’arcobaleno disegnato dai bambini e la loro rassicurante ingenuità.
Sotto osservazione tutto il Sud, con i suoi politici litigiosi, l’anzianità dei cittadini, il personale medico insufficiente, la decennale non-offerta sanitaria e l’emigrazione al Nord.
Un sorvegliato speciale per lo stesso Conte: se l’infezione Covid avesse raggiunto anche al Sud l’intensità del Nord, lo avrebbe distrutto.
Un comportamento disciplinato, la politica accorta del Governo e la conseguente “tenuta” sulla diffusione del contagio, l’estate, il sole, il mare e un po’ di culo ci fecero guadagnare altro tempo.
Terroni salvi, ma attenzione: la seconda ondata sarà in autunno, e molto, molto peggiore della prima.
Ancora qualche mese per evitare il disastro, per evitare che – come in ogni guerra – si sarebbe dovuto fare una cernita tra chi salvare e chi lasciare morire nel corridoio di un pronto soccorso.
La seconda ondata non si fa aspettare, esprime subito il suo carattere distruttivo.
Si riapre dinamico con un trend in impennata, che viaggia a quasi 30mila contagi al giorno (oggi 40mila). La Calabria è zona rossa, non per numero di contagi (in realtà abbastanza contenuto rispetto ad altre regioni) ma per carenza di requisiti rispetto ad altri parametri, di cui quello più allarmante la carenza di posti letto.
Carenze di posti letto, quando tutto era stato annunciato? Milioni di euro non spesi e inviati dal governo? Progetti presentati e rimasti a metà? Asp in stallo? Chi avrebbe dovuto proteggerci?
Si espone il Presidente a sua insaputa Spirlì, con tutti i suoi consiglieri schierati, e ai numerosi protestanti (commercianti incazzati neri, soprattutto) che hanno bussato in Cittadella risponde con un Consiglio regionale straordinario. E si discolpa, pubblicando carte e dimostrando l’estraneità della Giunta a omissioni, fatti e circostanze criminogeni.
Antonio Belcastro, dirigente generale del dipartimento Tutela della salute e politiche sanitarie della Regione Calabria, dal canto suo punta il dito sul generale Cotticelli, commissario ad acta per la Sanità, che punta il dito su Francesco Arcuri, Commissario straordinario nazionale per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19. Ma Arcuri non ci sente e non raccoglie (forse perché non saprebbe più su cui scaricare).
La Calabria è oggi una nave che affonda, e anche i topi la stanno abbandonano; il generale Cotticelli diventa il capro espiatorio di un esercito di strapagati lestofanti, ed è costretto ad affrontare il giornalista che – pur non essendo Oriana Fallaci – lo stende inchiodandolo alle sue stesse inadempienze.
Alla domanda: quanti posti abbiamo per la terapia intensiva? Il Generale del Corpo dei Carabinieri in pensione balbetta imbarazzato come un ragazzino interrogato alla cattedra e colto impreparato.
Trema, con lui, l’Arma dei carabinieri, tremano i ministri che l’hanno sostenuto, trema il suo staff, trema Maria. Solo l’usciere azzarda una risposta.
Cotticelli, oltra a scoprire davanti alle telecamere del tg 3 di essere il responsabile del piano Covid regionale, dunque la causa del disservizio sanitario, la causa della zona rossa, la causa delle proteste, e la causa di eventuali morti Covid, comprende di essere giunto alla fine del suo mandato. La cosa strana è che non comprende che in effetti il Piano era stato da lui redatto e da lui firmato. Piccolo particolare, una quisquiglia, non era stato mai realizzato!
Conte, impeccabile fino a ieri, senza dargli neanche il tempo di uscirne decorosamente con volontarie dimissioni, ne chiede la testa e in una prova di forza senza precedenti rimuove e sostituisce il Generale imbelle. Di chi la competenza per la sua sostituzione? Dei due ministeri, quello economico, diretto dal ministro Gualtieri (PD), e sanitario, diretto dal ministro Speranza (ex PD ora LEU). Nella concitata situazione venutasi a creare i due, Gualtieri e Speranza, coordinandosi in pochissimo tempo, sollecitamente, nominano un nuovo Commissario ad acta. E chi ci mettono?
Ma guarda tu, Zuccatelli, figlio dei fiori e di Leu, le cui teorie sul contagio “affettivamente e qualunquemente” sono già letteratura.
«Non serve a un cazzo la mascherina», il virus – che scopriamo di indole romantica – può essere trasmesso solo baciando il soggetto da contagiare per un minimo di 15 minuti ed esclusivamente con la lingua. Saranno felici di appurarlo le meretrici che non dovranno chiudere bottega, adeguando il tariffario alle prestazioni che le nuove normative anti-covid calabresi presto imporranno: tutto concesso, se al di sotto dei 15 minuti.
Zuccatelli è il cocco del ministro Speranza, sembra coltivi dubbie amicizie (e qui in Calabria si capisce chi), è imboscato da diversi anni nel nostro sistema sanitario. In sintesi è l’uomo giusto.
Nel frattempo i calabresi restano in piazza, perché le piccole attività non potranno sopportare il peso di un mese di zona rossa. Impera l’hashtag #iorestoaperto.
Si rischia la vita, proprio come in guerra, perché se non di Covid si morirà di fame.
Bravi a giudicare coloro che condannano, ad affermare senza vergogna che “se morti ci saranno in Calabria sarà a causa dei manifestanti”. Divide et impera: per fermare il popolo serve il popolo, e nel frattempo si conservano stipendi e poltrone.
Per fatti risalenti agli anni settanta Adele Cambria ebbe a scrivere che: “In Calabria il Governo può permettersi qualunque cosa. Se si fosse trattato dell’Emilia, tanto per fare un esempio, il Governo avrebbe chiesto scusa da un pezzo. Tutti i governi (NDR la minuscola è voluta) dall’Unità sino ad oggi (NDR ma anche fino al 2020) sono indistintamente stati razzisti e hanno considerato sempre la gente del Sud come italiani di seconda categoria” (A. Cambria, in <Alternativa>, febbraio 1971).
Questa poco nobile vicenda ha un quadruplice significato, come dire, con un colpo quattro piccioni: 1) I calabresi, come al solito, si devono arrangiare e questa volta, nell’indifferenza generale, dovranno aggiungere alle altre cause di morte quella di covid per mancata assistenza medica oltre che chiudere le attività, le scuole e tanto altro, compresa la libertà, con conseguenti enormi danni miliardari e morali;
2) il PD + LEU stanno cercando di spostare/accaparrare voti in vista delle imminenti regionali, naturalmente fottendosene se le strutture sanitarie verranno fatte o meno;
3) il M5S si è fatto anticipare nella mossa “politico/criminale” non avendo esso scelto per tempo la sana e unica strada possibile: la politica e cioè pretendere per la Calabria un organismo super partes e competente, non coinvolto e senza alcun precedente neanche satirico/ironico/sbruffoncello/scoppientante ma personaggio normale, preparato, serio, professionalmente impeccabile, possibilmente di Marte, anche lunare va bene; se si considera che i calabresi pagano in termini di salute le incompetenze e le ruberie di altri, questo da 12 anni, si capisce bene che la novità politica in che si sostanzia il Movimento deve avere il coraggio di ribaltare il paradigma: poveri= morte in vivi=produzione e pretendere quantomeno l’applicazione dei livelli essenziali di assistenza che, se derivati da Roma, si traducono in livelli di morte; abbaglia, poi, la differenza di trattamento tra la politica Covid nazionale, in cui si è deciso di salvare tutti a qualunque costo e viceversa per la Calabria, da 12 anni, si decide di ammazzare tutti purché si faccia economia; oggi, ancora di più di ieri, è assolutamente inaccettabile questa doppia velocità dove però vede la Calabria con il freno a mano istituzionale;
4) come quarto effetto, pardon piccione, non riguarda la Calabria ma l’intera Italia.
Con questa sciagurata scelta si è depotenziata la figura dello stesso Giuseppe Conte (detto amorevolmente Giuseppi) che, anche lui a sua insaputa, ha scatenato gli appetiti dei soliti navigati che trovano, chissà come e perché, sempre la via di attraccare le loro navi in porti per loro ritenuti sicuri. Non considerano, quei navigati, che qui i porti rimarranno chiusi, che gli affari interni li governeremo noi, che se la loro mira è l’affare per conquistare il potere altri hanno già intrapreso lo stesso percorso, a loro insaputa. Si faccia la scelta giusta e definitiva, si apra ad una Commissione d’inchiesta Parlamentare per definire cause ed effetti di una politica (e politici) che ha impedito ai calabresi di vivere una esistenza libera e dignitosa. Intorno a questa proposta chiederemo l’aiuto dei parlamentari non solo del Movimento ma, essendo trasversale, estenderemo l’invito a tutti i gruppi desiderosi di liberare la loro terra (s’intende l’Italia) dal marciume che sino adesso la opprime.
Gli attivisti di:
Meetup Reggio 5 Stelle
Meetup Magna Grecia 5 Stelle
Meetup Istmo 5 Stelle – Girifalco
Meetup Catanzaro
Meetup Squillace
Attivisti in Movimento Borgia
Meetup Palmi
Meetup 5 Stelle Pizzo
Meetup Polistena