Maria Luisa Autuori arriva a Bova Marina nel 1979, stipula circa 30.000 atti a raccolta, ma complessivamente molto più di 95.000 a repertorio; il primo atto è del 23 gennaio 1979, l’atto conclusivo di una carriera è dell’8 maggio 2023. Da martedì a venerdì nel suo studio in Bova Marina, circondata dai suoi validi collaboratori, dopo essersi sobbarcato il viaggio da Napoli dove risiedeva con i suoi familiari.

I suoi collaboratori meritano una menzione a parte, tutti la apprezzano, con loro nello Studio era tranquilla: Maria Iaria da 40 anni, Antonio Giuseppe Neri da 35 anni, Sergio Macheda da 20 anni, Terzilio Carmelo Zafettieri da 19 anni, Francesca Alessia Pensavalle da 19 anni.

Il primo impiegato storico era stato Giuseppe Iaria, un pilastro dello studio in termini di professionalità ed empatia, tutti lo rimpiangono, ma purtroppo oggi non c’è più.

Un team storico di tutto rispetto che ha costruito un branding notarile atto ad assicurare una percezione favorevole all’esterno in termini di identità. Il tutto è frutto di una di una leadership che, con empatia, coinvolgimento, motivazione e ispirando fiducia, è riuscita ad ottimizzare le performance di tutti.

Il team: Maria Iaria, Giuseppe Neri, Sergio Macheda, Terzilio Carmelo Zafettieri, Francesca Alessia Pensavalle ©

Attualmente c’è il notaio dott. Gianluca Pellicanò, proveniente da Catanzaro, ma, tanto per non … cambiare, nativo di Torre del Greco e proveniente dalla prestigiosa scuola napoletana. Questo biglietto da visita e un breve colloquio mi hanno fatto percepire un’impostazione professionale atta ad assicurare una proficua continuità sia con riferimento all’identità dello studio che all’armonizzazione del team di collaboratori.

Ma ora concentriamoci su una donna che per 44 anni è riuscita efficacemente a conciliare professione e famiglia.

Si dice spesso che dietro il successo di un grande uomo c’è una donna, ma questa espressione vale anche al contrario perché nel nostro caso dietro una grande donna, professionista, madre, moglie, c’è stata una grande famiglia e c’è stato un grande marito – fino a quando è rimasto su questa terra – che l’hanno supportata con grande qualità e efficacia consentendole di svolgere egregiamente tutti i ruoli necessari, ottemperando famiglia e lavoro.

Maria Luisa Autuori lo afferma con orgoglio e soddisfazione.

Ma chi è il notaio o, se preferite, la notaia che per 44 anni ha incontrato nel suo studio molte decine di migliaia di persone della nostra area geografica.

L’infanzia l’ha vissuta con negli occhi la bellezza di Sapri, gli studi li ha compiuti a Napoli ed è qui che si è formata come professionista.

Tutti conoscono la grandezza di questa città, la sua emancipazione, quando altre città, oggi importanti, non potevano neanche lontanamente paragonarsi. In particolare, volendo restare nel nostro campo, Napoli ha avuto alcune delle migliori scuole giuridiche, dal penale al civile, e la sua scuola notarile è stata sempre eccellente e ha vantato il maggior numero di vincitori di concorso al termine di una preparazione molto, ma molto, complessa.

Maria Luisa Autuori era quella allieva in prima fila, terzo posto – così riusciva ad identificarla più facilmente il suo maestro con una nemoria prodigiosa – che frequentava i corsi del prestigioso prof. Guido Capozzi, allora presidente della Corte d’Appello di Napoli, dalla scuola del quale è uscito il fior fiore di uomini di legge in genere e, in particolare, magistrati e notai; più del 60%, provenienti da ogni parte d’Italia.

Lo ricorda per la sua semplicità nel rapportarsi con gli altri ma anche per la sua straordinaria preparazione. Sembrava un 40enne, il professore – di fatto gli anni erano 50 – quando lo incontrò per la prima volta circondato da uno stuolo di giovanissimi. “E tu, che vuoi?” – mi disse; “Cerco il prof. Capozzi”; “Perché, secondo te, io chi sono?” Questo fu il primo approccio. La semplicità è tipica dei grandi.

Maria Luisa Autuori giovanissima era vissuta a Sapri. Ma dove era nata?

Sua madre, un’altra grande donna nella sua vita, si era recata a Napoli in treno per una visita ginecologica, in attesa dell’evento. Lo specialista aveva compreso che il parto poteva essere prematuro – trovandosi al settimo mese – ed aveva invitato la gestante a rientrare a casa a Sapri e … starsene buona in attesa dei segni evidenti della nascita che poteva essere imminente.

E così, ripreso il treno, riparte alle volte di casa, c’erano circa 200 km da percorrere e 75 anni orsono il comfort non era quello attuale. Arrivano le doglie, bisogna scendere dal treno al più presto. E così Maria Luisa nasce su una panchina della stazione di Cava dei Tirreni. Terza figlia a 10 anni dalla sorella e a 8 anni dal fratello.

Un segno del destino che caratterizza la sua vita. Il viaggio non è soltanto uno spostamento da un luogo all’altro, e di spostamenti ne ha fatti, anche oltre all’essere pendolare, concedendosi due viaggi in America latina, a San Paolo del Brasile e a Rio de Janeiro, dove vivevano delle zie a cui era molto legata.

Stazione di Cava dei Tirreni (da Wikipedia)

Ma per Maria Luisa Autuori il viaggio è stato anche e soprattutto un muoversi nella società, tra gli eventi, dentro e fuori delle persone con le quali si hanno rapporti, confrontare, intervenire, scegliere, dirimere, conciliare, facilitare le soluzioni, fare pratica di umanità insomma.

E per molte persone l’incontro con il notaio non era sempre lineare, troppo spesso non si arrivava per atti chiari conseguenti a decisioni già prese con chiarezza: la disposizione ancestralmente egoistica rendeva difficile conciliare le richieste e, si sa, quando nessuno è disposto a rinunciare a qualcosa la mediazione è impossibile.

Insoddisfazioni che durano da una vita, la convinzione di aver subito delle ingiustizie, il rancore spesso protrattosi per lungo tempo, sfociavano davanti alla professionalità distaccata del notaio, che necessariamente doveva andare oltre la sfera prettamente giuridica per una iniezione di saggezza ai “comparenti”, necessaria per lasciarsi alle spalle tutti gli elementi di divisione.

E qui entrava in gioco la donna, e la donna, la madre, che ha sempre una sensibilità più spiccata degli uomini, riusciva, pur nell’imparzialità professionale, ma con straordinaria semplicità, a portare gli intervenuti a quell’equilibrio rasserenatore delle intime guerre prodromo di ogni soluzione pacifica.

Dopo 44 anni di esercizio professionale nella nostra area, dopo aver visto passare davanti a sé persone di ogni livello culturale e sociale, dopo aver verificato come troppo spesso davanti agli interessi si diradano, sfumano o si annullano anche gli affetti familiari, nessuno come Maria Luisa Autori ha un quadro, una visione precisa della nostra comunità e la consapevolezza delle nobiltà esistenti e, purtroppo, anche delle miserie umane in essa presenti.

Ma tutto questo non risulta negli atti, resterà segreto e segregato nella sua mente.

Porterà tutto con sé, anche quel momento di commozione che tradisce nel raccontare di sua madre, di suo marito, dei suoi figli e dell’appoggio che ha ricevuto che le ha reso possibile conciliare i suoi ruoli.

Lascerà una montagna di faldoni che raccolgono 44 anni di lavoro che un apposito furgone stracolmo porterà agli archivi notarili di Reggio Calabria, ma, quello che più conta, lascerà un positivo ricordo nella mente e nel cuore di chi l’ha conosciuta e apprezzata. Dal canto suo non nasconde un velo di mestizia perché, tutto sommato, Bova Marina dopo tanti anni era anche il suo paese e i Bovesi anche i suoi concittadini.

Ora ritorna a Sapri dove aveva cominciato, li avrà tempo per ripercorrere il passato – potrebbe essere il tempo di memorie – ricordare chi non è più al suo fianco e, quando sarà possibile, recarsi a Napoli dove l’aspettano i suoi tre figli Ernesto di 48 anni, Maria Giulia di 46 anni e Marianna di 38 anni, tutti coniugati, e soprattutto l’aspettano i suoi sei splendidi nipoti per esercitare il più bel mestiere del mondo: quello di nonna.

Questa volta tornerà a intrattenersi con essi, ma forse con un gioco tutto da inventare, certamente più istruttivo di altri, il gioco … del notaio.

Da parte nostra abbiamo rivolto la richiesta formale all’Amministrazione Comunale perché le conferisca la cittadinanza onoraria