RICEVIAMO
Sono inquietanti e gravissime le frasi di Palamara e di altri magistrati che sarebbero emerse dall’inchiesta della Procura di Perugia sulla presunta corruzione del magistrato calabrese. Parole scritte in chat anche su Gratteri, che direbbe le “…solite cazzate…” e che dovrebbe essere “…fermato…”, secondo la scioccante opinione di alcuni suoi “colleghi”, facendo correre la memoria al terrificante ricordo di altri Magistrati come Falcone, Borsellino o Scopelliti. Un terremoto che scuote ancora una volta le fondamenta istituzionali della Città. Dopo la drammatica morte di Orsola Fallara avvenuta quasi dieci anni or sono, che ha segnato anche l’inizio del crollo del modello Reggio, la questione “Palamara” è quella che più di altre rischia di segnare il futuro prossimo della vita istituzionale di Reggio. La ragnatela di rapporti intrecciati da Palamara, sulla cui rilevanza penale e/o disciplinare altri dovranno opportunamente decidere, di fatto si baserebbe sul reciproco scambio di favori e sui conseguenti rapporti interpersonali che da tali scambi deriverebbero e si consoliderebbero. Sistema comunemente chiamato clientelare, tipico proprio delle nostre latitudini e diffuso in ogni più piccolo anfratto della Pubblica Amministrazione – salvo le dovute eccezioni -, sintetizzabile nel brocardo latino “do ut des”. È ed è questa mancanza di differenza, anzi, questa assoluta comunanza di metodo tra “i buoni” ed “i cattivi” che in certi casi confonde, in altri indigna. Un sistema di gestione clientelare contraddittorio rispetto alla funzione stessa della Magistratura, che comunque ne mina la credibilità in riva allo Stretto. Nemmeno in un territorio permeato da logiche clientelari e corruttive, dove la ndrangheta ed altre organizzazioni criminali agiscono quasi indisturbate, le scelte sulle nomine dei rappresentanti della Procura reggina sarebbero avvenute in maniera libera e disinteressata, o meglio, nell’esclusivo e comunque primario interesse della collettività. È questo che determina ancora più sconforto, ma ancora maggiore indignazione. Un sistema intrecciato anche con rappresentanti politici calabresi di caratura nazionale ed internazionale. Insomma, nonostante innumerevoli processi ed illustri condanne, le logiche ed i metodi utilizzati per la gestione del territorio reggino sono sempre uguali, pur cambiando nel tempo i rappresentanti istituzionali. Sembrerebbe un paradosso – ed in qualsiasi altra parte del mondo lo sarebbe -, ma ad irrobustire, purtroppo, questa tesi è intervenuta proprio la stessa magistratura reggina, dando corso alla recentissima indagine denominata “Helios”, che ha visto coinvolti anche illustri esponenti della politica cittadina. Nel pieno ed incondizionato rispetto del sacrosanto principio di presunzione di innocenza, fino a che non interverrà un sentenza passata in giudicato che condanni qualcuno per aver commesso qualcosa, nessuno è da considerare colpevole. Chiarito questo imprescindibile concetto, proprio al fine di agevolare ed accelerare l’accertamento della verità processuale ed anche per ragioni etiche, sarebbe opportuno, fino a quando non siano accertati fatti e responsabilità, che le persone in questi fatti coinvolte si dimettessero dall’incarico o dal mandato pubblico ricevuto o, comunque, venissero traferite ad altre sedi e con altre mansioni. Questo dovrebbe essere valido per chiunque, magistrati e politici compresi. Proprio in questo momento di enorme confusione e di incertezza politica ed istituzionale, chi ha ruoli o funzioni di vertice dovrebbe dare l’esempio ed assumere una chiara e netta posizione sulla necessità, oramai imperante, di un radicale cambiamento dei metodi da praticare e degli obiettivi da raggiungere, passando necessariamente attraverso una revisione completa delle piante organiche degli Uffici da essi guidati o coordinati, siano essi Uffici giudiziari o Uffici Comunali/Metropolitani. Anche su tale vicenda, continuerà l’attività di sorveglianza e di vigilanza di Ethos, disponibile a collaborare con coloro che chiaramente e pubblicamente assumeranno l’impegno di individuare obiettivi comuni nuovi, utilizzando metodi trasparenti ed eticamente adeguati, finalizzati anche alla totale revisione della pianta organica dell’Amministrazione di riferimento, da “rivoltare come un calzino”
Il Presidente
Giuseppe Musarella