Più di un omaggio a Giacomo Puccini, il genio del melodramma, e ad Euterpe, la musa greca dell’opera lirica. Conclusa con Madama Butterfly la stagione artistica del Teatro Politeama “Mario Foglietti” di Catanzaro. Ed è straordinario successo.
Un silenzio surreale e le luci ovattate del palcoscenico. Lo scenario di un Oriente misterioso e affascinante, tutto lì. Tutto ed essenziale. La tragedia giapponese si consuma in un crescendo emotivo, sospeso tra realtà e immaginazione. Complice un cast di alto livello artistico, di straordinaria vocalità, di intensa e sensibile versatilità teatrale (Nizza Amarilli, Fabio Armiliato, Nicole Brandolini); ed il preziosismo sonoro dell’Orchestra Filarmonica della Calabria (diretta da Filippo Arlia ) espresso negli accordi melodici, nei timbri armonici, nell’intonazione del prestigioso Coro Lirico Siciliano . Elementi non di supporto, ma quali personaggi di primo piano, che hanno esaltato l’intensità drammatica dell’opera.
Un pathos corale travolge la platea, i palchi; attraversa e assorbe ogni angolo. Un contatto diretto, non mediato, con la forza creativa di Giacomo Puccini, il compositore più inquieto ed amato di tutti i tempi; con la fragilità, drammaticamente dolce e coraggiosa, di Cio-Cio-San, ripiegata nel travaglio interiore, quando il sogno d’amore si dissolve e dispiega il buio della delusione, delle promesse non mantenute, dell’abbandono, sino all’affondo nell’extrema ratio; con la leggerezza elegiaca e graffiante di Pinkerton, archetipo delle statiche e lucide logiche occidentali ; con la tenerezza di Suzuki, fedele dama di compagnia.
Ripercorsa ed attraversata, nel fluire delle passioni e delle azioni, la vicenda umana d’amore e di sangue così come il genio pucciniano l’aveva concepita. Più che un omaggio al grande compositore di Torre del Lago, al “manipolatore per eccellenza del melodramma internazionale” (F.Torrefranca); e più che un tributo ad Euterpe, musa greca dell’opera lirica.
Ogni tempo ed ogni storia ha una propria declinazione di luce e d’ombra.
Madama Butterfly. La sua prima volta al Teatro Scala di Milano. In due atti, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. Giacomo Puccini dedica l’opera alla Regina d’Italia Elena di Montenero. Era il 17 febbraio del 1904. Una sera confusa nel paesaggio nebbioso della Milano borghese. La coltre grigia soffocava anche le luci della ribalta. Fu un clamoroso insuccesso per Madama Butterfly: il melodramma di struggente e raffinato esotismo non riceveva i consensi del pubblico, né della critica musicale. Fu osservata “con sospetto e con ostilità”. Forse per pregiudizi ideologici; forse perché espressione del Verismo musicale distante dalla tradizione operistica italiana.
Puccini non “rivisita” il melodramma: lo trascrive in tre atti. E all’amico Camillo Biondi scrive: “La mia Butterfly rimane qual è: l’opera più sentita e suggestiva ch’io abbia mai concepito. E avrò la rivincita, se la darò in un ambiente meno saturo d’odi e di passioni”.
Le atmosfere auspicate dal grande Musicista, mai si diffusero nei percorsi della Storia; ma per Madama Butterfly, dopo appena tre mesi, al Teatro Grande di Brescia, ebbe vita straordinario successo, che l’accompagnò, sempre, in tutti i Teatri del mondo.
La “rivincita” se l’era presa tutta Puccini. L’ha rivissuta anche al Teatro Politeama “M. Foglietti” di Catanzaro.
E per una sera fredda di maggio, in una terra e in un tempo a lui lontani, Madama Butterfly è stata tutta della Calabria.