Le oche erano galvanizzate dalla splendida notizia che da qualche giorno circolava nei loro comodi recinti da sempre situati  nel punto più riparato in fondo all’aia…

A maggio si farebbe una trasferta nella lontana isola al centro di una grande distesa d’acqua,più grande di qualsiasi lago, per fraternizzare con le nuove socie che colà avevano da poco fondato un’altra sede del Club.

Con la consueta proprietà di linguaggio,l’Oca Generalessa l’aveva annunciato con sussiego nel corso del precedente “Direttivo”riservato alle oche consigliere e tutte all’unisono si erano già immaginate con indosso i pomposi abiti da gran sera,un appellativo letto di sguincio nelle riviste di moda femminile che di tanto in tanto la padrona di casa sfogliava distrattamente,standosene  seduta all’ombra durante i pomeriggi estivi di dolce far niente,pochi per la verità.

 Già si figuravano la soddisfazione con cui li  avrebbero  sfoggiati,erano delle signore dopotutto,in occasione delle  serate danzanti già programmate in quantità in riva  al mare,così veniva più acconciamente definito il  lago in tali luoghi lontani.

E però avevano  sentito dire dalle nuove socie che nell’Isola era tutto di un caldo  azzurro invitante e si potevano fare scorpacciate di alte erbe vicino a riva ove si rincorrevano piccole onde salate.

Lì d’intorno era iniziato un quacquerio fitto fitto, già con il pensiero in fila sotto gli sguardi compiaciuti di qualche azzimato papero…

Le nostre amiche,a furia di pettegolezzi, erano venuta a conoscenza  che nell’Isola abitavano i più gaudenti e insieme galanti paperi di questo mondo sempre pronti al baciazampa,in maggioranza appartenenti a nobile schiatta e quindi adusi a questi comportamenti signorili.

Non solo ma un nutrito gruppo di essi  aveva  già manifestato il desiderio di ricevere con tutti gli onori le belle oche continentali contando di far loro visitare gli angoletti più illustri   e servire i bocconcini più prelibati della fantasiosa culinaria locale.

Un vero schianto per le tapine rassegnate alla solita riva stagnante,pur ricca  di ghiotte erbe palustri da scovare con un certo godimento tra i folti canneti, sempre con la spada di Damocle di quella petulante padrona di casa,affaccendata massaia che si innervosiva per poco che le sentiva  verseggiare in quaqua!

Inoltre permaneva sempre alto il rischio di finire arrosto in qualche occasione festaiola per la numerosa  famiglia che le ospitava, e tanti complimenti al  quieto vivere degli onesti palmipedi !

Non pareva vero che potesse esserci un altro mondo sfolgorante di  sole e di acque,ampie rive ove passeggiare in elegante dondolio in gradita compagnia di qualche rappresentante dell’altro sesso….

Non era quasi mai capitato di fare begli incontri dalle loro parti anche perché la bisbetica padrona di casa e dell’aia si era sempre rifiutata di ospitare paperi nella sua fattoria adducendo a pretesto che ci teneva e come alla buona reputazione delle sue  oche!
Egoista e impicciona,avevano sempre giudicato le medesime,in ciò perfettamente concordando con il consorte che faceva notare accomodante come,in ultima analisi ,un po’ di adeguata compagnia avrebbe giovato all’equilibrio psico-fisico  delle simpatiche palmipedi,sempre costrette  a sguazzare  solitarie al massimo spruzzandosi addosso  imbronciati qua qua !

Poverine, continuava comprensivo il padrone di casa,bisognava pur capirle se talvolta apparivano demoralizzate,che monotonia in quell’angolo di stagno!

Unico svago quello di lisciarsi le bianche penne, di quando in quando  becchettandosi tra loro su qualche diceria da cortile…

Che avevano da fare dopotutto?

Beh…Ribatteva la massaia con aria piccata, si  stava discutendo di oche infine e il suo consorte  dimostrava  di essere un bello spirito ad occuparsi con sollecitudine di loro che in fondo conducevano vita beata sempre in fila indiana a piluccare ghiottonerie a destra e a manca,grassottelle e paciose,all’opposto di lor signore costrette a correre durante le faticose giornate  del vivere umano per sbrigare in tempo le varie incombenze quotidiane…

Che razza di paragoni le venivano in mente.adesso….

Sta a vedere che il maritino le aveva trasmesso il suo bislacco modo di esprimersi  riguardo agli umori dei  tanti palmipedi ospitati nella  bella  fattoria di proprietà….

Le oche,intanto,immerse nelle piacevoli immagini di prossimi gradevoli eventi si erano accovacciate attorno all’Oca Generalessa  che batteva con il becco per richiamarle all’ordine.

Aveva infatti una primizia da condividere con le socie, una foto di gruppo delle amiche isolane che posò in bella vista  sul tronco-scrivania e tutte sporsero i lunghi colli per sbirciare….

Oh… davvero graziose e come agghindate con larghi fiocchi rosa,celesti,viola intorno al collo grassoccio e cappellini a colori sgargianti per ripararsi dal sole a picco dei luoghi…

Una ve n’era specialmente che si distingueva fra tutte, rossiccia di piume con le  vigorose zampe infilate  dentro babbucce dai tacchi spropositati  di uno splendido marocchino arancione.

Inalberava un’aria cordiale,tenendosi accanto un’ochetta giovane e bianchina che sfoggiava un aristocratico becco all’insù e discosto,miracolo, uno dei decantati paperi isolani dall’espressione allegra e ridanciana, guanciotte rubiconde,con indosso sparato e guanti gialli da cerimonia.

Le oche continentali chiocciavano commenti a non finire,del tutto dimentiche,così pareva,dei severi obblighi statutari che  imponevano sempre un certo contegno sia nelle pose sia nei dialoghi.

Ci pensò l’Oca Generalessa ad informarle che le loro nuove  consociate stavano provvedendo,in ragione di  volontariato sociale, a risistemare la stia-ricovero a favore di anatre e papere indigenti,posta a ridosso della capiente stalla al centro della masseria scelta come sede  del nuovo club isolano.

 Se ne era fatta promotrice,giusto lei,l’Oca Generalessa novella socia,a nome di tutte le altre ed anzi ecco la sua foto in cui  poterla già conoscere…..

Le Nostre  si incantarono letteralmente nell’ ammirare una robusta signora ,consorella oca,inguainata in un antiquato corsetto  dai colori vivaci  con le maniche a palloncino da cui sbucavano due corte ali  mentre una sottana fatta di  mille ricci e volants  si allargava sulle ben solide zampe palmate .

Ella vantava un’espressione vispa e insieme autoritaria dalla quale traspariva la chiara abitudine di imporre i  suoi volitivi quaqua alle socie,essendo peraltro particolarmente fiera dell’amicizia che da qualche tempo la legava all’Oca Megdina,socia promotrice e madrina del nuovo club,chiozzotta e ciarliera, i cui quaqua si udivano sonori durante le riunioni continentali.

 Il papero consorte di quest’ultima,rude e severo Comandante della Guardia Aerea dei Germani Reali,cercava invano di tenerne a freno l’irruenza chiacchierina!

                                          In attesa di nuove propizie stagioni     

La gita verso la lontana isola prometteva meraviglie e la riunione si concluse con questa piacevole prospettiva.

 Senza attendere oltre,le oche,nonché socie del Club,ciangottando allegramente si disposero per l’ultima sguazzatina serale,poi,ancora gocciolanti,si allontanarono in punta di zampa al solito buffo modo,in fila per una.

Qualcuna delle più giovani e birichine alzò gli occhi tondi con aria di sberleffo da sotto il becco verso le finestre chiuse della casa padronale,pronta a ribattere con qualche  bel qua-qua  a tono in risposta alle consuete rimostranze della padrona  di casa.

Miracolosamente non si udì nulla anche perché quella sera gli umani si erano riuniti nella fattoria vicina a festeggiare  qualcuna delle loro solite ricorrenze.

                          Così il silenzio/epilogo per quella volta  poté regnare sovrano.

                                                  foto da Wikipedia