Nomine pilotate nelle partecipate, bandi ad personam per i dirigenti comunali e un baratto elettorale con voti in cambio dell’assunzione della figlia di un candidato tagliato fuori dal ballottaggio. «Dall’Alpi a Sicilia, dovunque è Legnano», canta l’inno di Mameli ricordando la vittoria del 1176 di Alberto da Giussano e della Lega Lombarda sul Barbarossa. E oggi con il sindaco leghista Giambattista Fratus ai domiciliari, le vicende della città simbolo del Carroccio diventano il paradigma di un sistema di corruzione e gestione della cosa pubblica che scuote la Lombardia e arriva fino al governo. Dopo l’appaltopoli e l’avviso di garanzia al governatore Attilio Fontana, con i vertici di Forza Italia sotto inchiesta, tocca alla Lega. Un terremoto che parte dalla cittadina di 60 mila abitanti al confine con Varese e porta ai domiciliari anche il neo assessore alle opere pubbliche Chiara Lazzarini, e in carcere il titolare della delega al bilancio Maurizio Cozzi, entrambi di Forza Italia.

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