Un caffè con Serena Larizza che mette in luce un’esperienza lontana della sorella Teresa.

Siamo nel 1961, quando a casa Larizza arriva un telegramma, Teresa è la vincitrice della terza edizione del concorso <<Siamo tutti soggettisti>>, promosso da Noi Donne e dall’Unione Donne Italiane. Teresa appena diplomata in ragioneria, si accosta alla scrittura, pur continuando “a lavorare nei modi più disparati”, con queste parole si presenta ai giornalisti dell’epoca, una ragazza normale, semplice e sognatrice, ma con i piedi ben saldi a terra, la terra di Bova Marina.

Il finale di Teresa “conclude con forza drammatica e assoluta coerenza psicologica la vicenda di Antonia e Adria in un paese del Sud, la Lucania”. Duecento i lavori giunti da 48 province italiane e Paesi stranieri.

La premiazione avviene il 3 settembre al cinema Astra del Lido di Venezia, nella cornice della Mostra del Cinema;  in quell’occasione, si proietta anche il film Il giudizio universale di De Sica e Teresa riceve da Dino De Laurentiis un disco a 33 giri con la colonna sonora ed un libro sul medesimo film.

Teresa, qual è stato il suo approccio al Premio Siamo tutti soggettisti?

Mi ero appena diplomata in ragioneria e aiutavo mio padre a sbrigare delle pratiche di consulenza tecnica nel suo ufficietto. Ero abbonata a Noi Donne, una rivista settimanale a livello nazionale; è qui che ho letto di questo concorso, che chiedeva di scrivere il finale per il soggetto ideato da Pasquale Festa Campanile e  Massimo Franciosa. Era una storia meridionale, per cui, sentendomi coinvolta, ho deciso di provarci, prendendo spunto anche da qualche fatto vero che conoscevo e da qualche storia personale, che ho riadattato per il mio finale.

                                                                                                                                   Vuole raccontarmi, per esempio, qualche particolare reale che ha riadattato?

L’arrivo dei saltimbanchi e la conoscenza tra Adria e il giocoliere: “una sera, dalla strada nuova arriva in paese una compagnia di saltimbanchi . I ragazzi si passano subito la voce e la gente si raccoglie nella piccola piazza dove i carrozzoni della compagnia itinerante prendono posto alla meglio. Quella sera Adria scende in piazza e incontra Sandro, il giocoliere.”

Qual è la trama della storia?

Dunque, la vicenda di Antonia e Adria gira attorno al denaro  di una assicurazione. Antonia, una donna dal carattere forte aveva il predominio soprattutto sui figli. Uno di loro si sposa, ma muore poco dopo il matrimonio e la suocera vuole dare Adria in sposa all’altro figlio, per far restare in famiglia i soldi, appunto, dell’assicurazione della morte del primo figlio che lavorava in una ditta. Ma vi è un colpo di scena finale, perché quando la nuora si innamora di un altro uomo, il giocoliere nella compagnia dei saltimbanchi, la suocera non è di ostacolo per questa relazione, ma dà la sua benedizione ai due giovani. Sono stata premiata perché, il finale non altera la trama e rispetta la psicologia dei personaggi. E’ stato considerato il  miglior finale della storia “Antonia e l’amore”, che avrebbe messo in risalto anche la drammaticità artistica di Anna Magnani, l’attrice che avrebbe dovuto interpretare la vicenda sullo schermo.

Come ha saputo di essere la vincitrice?

Un giorno mi arrivò un telegramma che mi annunciava di aver vinto il primo premio. Ero felicissima! Avevo voglia di conoscere un’altra realtà, diversa da quello del mio paese; volevo andare a vivere a Milano, ma mio papà non era d’accordo, gli ero utile in ufficio, oltre alla normale apprensione di un genitore per una figlia che parte lontano. Anche per questo, mio padre decise di accompagnarmi. Dunque, questa storia è stata un buon motivo per spostarmi, rapportarmi con un mondo tutto nuovo, se pur accompagnata da mio papà, che era molto orgoglioso.  Comunque al ritorno dal Lido di Venezia, non sono tornata a Bova M., ma sono rimasta a Milano, dove viveva mio fratello Pino dopo essersi sposato, per realizzare il mio futuro.

Vuole raccontarmi il momento della premiazione

C’è stata una grande festa, con ospiti De Sica, Dino De Laurentiis, Alberto Sordi, Marisa Merlini, le attrici Alina Janowska e Zuzana Fisarkova. Tutti loro hanno avuto delle belle parole per me, mi hanno accolta, abbracciata e incoraggiata a portare avanti la mia passione per la scrittura. Io ero una ragazzina molto timida, quando sono stata invitata a salire sul palco ero felice ed emozionata, sono riuscita a dire soltanto alcune parole di grazie per la calorosa accoglienza e anche per aver apprezzato e premiato il mio lavoro.

Quale altra esperienza ha avuto con la scrittura?

Negli anni ’60, ho lavorato per una ditta di Milano, che per ogni intervista che facevo mi dava mille lire. Il mio nome glielo aveva suggerito il medico condotto del mio paese, dove ero molto stimata. Avrei dovuto fare il corso per giornalista, sempre lì a Milano, ma altre vicissitudini dell’epoca non me lo hanno permesso. Qualche tempo dopo ho frequentato una scuola di giornalismo, ma mi son fatta fidanzata poco dopo e, al posto mio, è andato a fare il corso il mio attuale marito.

Ricorda com’era vestita la sera della premiazione?

Indossavo un vestito di seta di un bellissimo rosso aragosta, che proveniva dall’America. Me lo aveva spedito una sorella di mia mamma, che lo aveva confezionato per la figlia in occasione di un matrimonio, dove lei faceva da damigella agli sposi.

Cosa le rimane di questa esperienza artistica?

Un bellissimo ricordo dei miei giovani anni. Mi ha fatto piacere poter raccontare questa esperienza e farla conoscere alle nuove generazioni, magari può essere un invito ai giovani talenti per non smettere di sognare e credere nei propri sogni, trovando il coraggio di realizzarli.

 

In questi giorni si sta svolgendo a Venezia la 59°  Mostra del Cinema, inaugurata mercoledì 2 settembre e che si concluderà sabato prossimo. Lei ha ricevuto un premio davvero notevole, perché già nel 1961, la Mostra aveva una risonanza a livello internazionale.

Con il suo racconto, apre una finestra sui suoi preziosi ricordi e la ringrazio per averli condivisi con noi, facendoci un po’ sognare. Ma, molto di più, la ringrazio per aver rappresentato in quell’occasione, di tale importanza, il nostro Bova Marina ed è giusto che i nostri concittadini dell’epoca se lo ricordino e le nuove generazioni lo sappiano. E’ più che giusto valorizzare i talenti bovesi di ogni tempo; Bova M. ne vanta tantissimi, per questo il sistema Italia dovrebbe essere come una madre orgogliosa dei propri figli, riconoscendoli e apprezzandoli e magari amandoli di più e facendo in modo di dare la possibilità a chi vuole restare, di poterlo fare e di realizzare se stessi anche nella propria terra natia.

Grazie carissima Teresa per questa piacevole chiacchierata, grazie per aver scelto la mia penna per raccontarsi.