di Bruna Maria Antonia Primerano

Una delle città più colpite dal coronavirus, esaurisce i posti disponibili per la cremazione dei propri defunti e si rende necessario l’aiuto di altre città

Sono da poco passate le dieci di sera del 18 marzo, quando un convoglio di camion dell’esercito dove sono collocate 65 bare, silenziosamente si dirige fuori da Bergamo. È un corteo funebre la cui immagine rimarrà una delle più tristi della storia italiana, emblema della gravità dell’emergenza e della assoluta pericolosità del virus. Il forno crematorio della città non riesce a fare fronte all’elevato numero di decessi, che prevedono la cremazione, i posti nella camera mortuaria del cimitero si esauriscono come anche quelli organizzati nella Chiesa di Ognissanti. Ecco che allora si rende necessario l’intervento militare e il trasferimento delle bare in altre città dove avverrà la cremazione: saranno infatti Modena, Brescia, Parma, Piacenza, Rimini, Varese da dove, una volta terminati tutti i processi, saranno restituite le ceneri a Bergamo. Intanto dall’ospedale papa Giovanni XXIII, continuano gli appelli, rivolti anche all’estero, per la ricerca di personale medico ed infermieristico: “Abbiamo disperato bisogno di infermieri e medici, oltre che di apparecchi di ventilazione e dispositivi di protezione individuale”.

Anche i social, che in questi giorni fanno festa dai balconi, si fermano in un ossequioso segno di rispetto per la città, che è purtroppo lo specchio di ciò che sta accadendo in Italia. Beppe Fiorello, davanti all’immagine dei camion di Bergamo, afferma su twitter: «Camion militari per portare le bare dei morti e ancora si canta sui balconi, si fanno battutone spiritose su questa tragedia epocale, si fanno Happening sui social. Dobbiamo fare tre giorni di lutto nazionale, rispetto per i morti e le loro famiglie, social sì ma senza fare festa».

Le persone che ci hanno lasciato in questi giorni difficilissimi, appartengono all’Italia. Ciò che succede a Bergamo, non rimane confinato solo fra le mura della città ma si fa strada in tutta la penisola. Quello che accade al Nord come al Sud è, sarà, sempre di tutti.