La vicenda narrata nel libro” Dal profondo dei nostri cuori”, che si è persino tinta di ” giallo”,  mi induce ad elaborare alcune considerazioni “di fatto” che affido alla Sua  cortese attenzione.

Non entro nel merito della controversia e su chi abbia capito bene o male, ma  esaminare, da credente, il momento delicato che vive la Chiesa cattolica,. persino dal punto di vista della comunicazione. non sempre  efficace e brillante  nel dare risposte concrete ai tanti dubbi  e interrogativi  posti dai credenti.

Le tesi sostenute nel  testo in causa, tutto sommato, sono condivise dalla parte dei cattolici e non dicono nulla di veramente nuovo e costruttivo. Magari è il momento  di uscita del libro che porta a discussioni. Qualcuno lo ha interpretato, maliziosamente, come attacco al Papa regnante alla vigilia del documento sul sinodo amazzonico o delle decisioni che i vescovi tedeschi adotteranno su morale sessuale e celibato sacerdotale. Preso atto della serietà del cardinale Sarah e di Papa Benedetto XVI l’ intento è da escludere.

A mio modesto avviso, senza entrare nel merito della contesa da un punto di vista ecclesiale o teologico, mi limito ad alcune valutazioni. I credenti oggi più che mai hanno bisogno di una Chiesa cattolica unita, che sappia predicare la Verità nella carità. Dalla vicenda sembra, al contrario, una Chiesa scossa , in realtà, da polemiche interne. E’ condivisibile la valutazione fatta da alcuni autorevoli blogger come Aldo Maria Valli il quale parla di situazione “drammatica”. Ecco perché, da cristiano, prego affinché la Chiesa resti, in verità,  unita.
Da tutta questa vicenda emerge, però, un dato che non possiamo sottovalutare. Il clamore del libro, senza nulla togliere all’autorevole cardinale Sarah, si deve  alla firma quale coautore   del Papa emerito.
E il problema gira proprio attorno a questa inedita e mai esistita figura nella Chiesa: il Papa emerito. Non esiste nel diritto canonico e tanto meno nella Sacra Scrittura. Quale la sua genesi? Non è dato sapere con esattezza. Tuttavia, potrebbe affondare le sue origini proprio nel retroterra culturale di Papa Ratzinger. Egli, infatti, prima di diventare cardinale, fu docente universitario in Germania ed ebbe per collega il teologo tedesco Karl Rahner. Rahner fu sostenitore della tesi del “papato condiviso”. Nel tempo, Joseph Ratzinger prese poi le distanze da Rahner, diventato esponente della cosiddetta ala progressista, mentre il futuro Benedetto XVI aderì a quella conservatrice. Ed è nota la tendenza di Ratzinger a cambiare, in alcuni casi repentinamente, idea.  Che Papa Ratzinger fosse favorevole all’idea di  rinunciare al pontificato (cosa contemplata dal diritto canonico) lo si ricava da una lunga intervista rilasciata al giornalista Peter Siewald, nella quale sostenne che quando un pontefice sta male o non è nelle condizioni di andare avanti, ha il diritto e addirittura il dovere di lasciare (conclusione che  gli costò qualche velata critica dal clero polacco che giudicò questa affermazione  critica di Giovanni Paolo II). E allora, il problema e lo dico senza alcuna polemica e la massima serenità, consta nel titolo di Papa emerito.

Si è voluto assimilare in base ad una poco felice idea di sinodalità, la diocesi di Roma, che è un unicum  in quanto guidata dal Papa, ad una qualunque diocesi del mondo dove  il vescovo, dopo essere andato in pensione, diviene emerito. Le due cose non sono sovrapponibili.
Concludo  auspicando, nel tempo in cui nel mondo domina la litigiosità ad ogni livello (si vedano le tante guerre ) e in Italia la politica dimostra asprezza, la Chiesa cattolica dimostri, nei fatti,  piena unità nella Verità con carità. Bisogna pregare, ricordando che quando si ha un dissenso interno, che tocca” il  vero cuore della Chiesa”, è il diavolo  il  protagonista. Il diavolo Principe del mondo, della menzogna, della divisione e del male.

 

Di Redazione

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