SFRAMELI presenterà il suo nuovo libro, ‘Ndrangheta Addosso, lunedì 10 giugno p.v., alle ore 16:30, nella Sala Protomoteca in Campidoglio, Piazza del Campidoglio di Roma. Un nuovo percorso del Tenente dei Carabinieri (r), sino a pochi mesi fa Comandante e Insegnante della Scuola Allievi Carabinieri di Reggio Calabria, alle dipendenze gerarchiche del Colonnello Nicola Lorenzon, Comandante dello stesso Istituto di formazione. Sframeli, giornalista-pubblicista, è decorato di Medaglia d’Oro Mauriziana al merito, nonché della distinzione onorifica di Cavaliere e Ufficiale al merito della Repubblica Italiana, conferite entrambe dal Presidente della Repubblica. L’incontro è organizzato da Paola Vegliantei, Presidente Sez. Civitella San Paolo e Fiano Romano Ancargl, nonché Presidente Sez. Salvo D’Acquisto Veterani Militari dello Sport. Saluterà, Andrea De Priano, Consigliere Capitolino. Relatori: Pino Masciari, imprenditore vittima di ‘ndrangheta; Avv. Roberto Catani, Presidente Associazione Legalità Organizzata; Francesco Carbone, Presidente Associazione Governo del Popolo APS; Avv. Virginia Cerullo, Cassazione e Corti Superiori – Segretario Associazione Governo del Popolo APS; Ettore Lembo, Giornalista. Nel convegno si parlerà dei tempi bui della Calabria, martoriata dai sequestri di persona, da efferati omicidi, di riciclaggio, di tutti quei reati che la ‘ndrangheta compiva per investire nel business del narcotraffico. A contrastare il fenomeno poco conosciuto, a Locri, erano pochi Magistrati, i due P.M. Ezio Arcadi e Carlo Macrì; i Giudici Istruttori Vincenzo Pedone, Domenico Ielasi, Salvore Rizza; Liliana Gaeta al giudicante; Luciano Gerardis, Pretore a Caulonia, e un drappello di Carabinieri, pronti a donare la propria vita al bene comune, in difesa delle leggi dello Stato. Fu negli anni ’80 che la ‘ndrangheta tenta di fermare le indagini colpendo a morte il Comandante della Stazione Carabinieri di San Luca (RC), Brigadiere Carmine Tripodi e il Comandante della Stazione Carabinieri di Platì (RC), Brigadiere Antonino Marino. La Calabria, inerme e vittima, era assoggetta, in una crudele morsa, dalla criminalità mafiosa (ormai sistema economico di potere) e dalla inefficienza di tante istituzioni, ma animata dalla grande forza della gente onesta che edificava ciò che il crimine distruggeva. L’Aspromonte e il mare, i paesi e le fiumare, i boschi e le caverne, nei ricordi dei sequestratori e dei tanti sequestrati; I paesi delle coste del Mar Jonio e Tirreno, la storia e il mito, la fuga di tanta gente onesta e l’ostinazione di chi restò. “Occorre esserci nati per amarla, tanto è piena di pietre e di spine”, dice Corrado Alvaro della sua terra. L’autore aggiunge che per amare questo mondo non è sufficiente predicare o agire bene, ma è necessario mettere in conto anche l’eventualità di perdere la vita. Ed è Saverio Strati a sostenere: “Quella del Sud è una terra ingrata e graffiata anche dalla malasorte, dove uomini ed animali hanno convissuto e hanno fatto parte dello stesso mondo”. L’autore: “”Ogni problema, una volta risolto, sembra semplice e facile; la vittoria è il risultato di una serie di piccoli successi passati inosservati. Intrigo e invidia albergano come parassiti nell’anima di quegli uomini che si arrogano il diritto, sostituendosi a Dio, come i killers della ‘ndrangheta, di decidere sull’esistenza altrui, senza avvertire l’ironia con cui il destino scrive anche la loro vita, ogniqualvolta che l’inevitabile bussa alla porta. Mostrano pregi da maestri, ma agiscono proiettando l’anima all’autodistruzione. Sena paura delle delusioni, conoscendo il potere e la forza dell’amore, con audacia quotidiana, riesco a curare le ferite con eroismo, con rassegnazione, con coraggio, non riuscendo ad assistere all’ingiustizia, alla sofferenza altrui, con indifferenza e, senza giudicare nessuno, sono nel mondo per servire la gente di Calabria. Ringrazio tutti coloro che hanno permesso di realizzare la presente pubblicazione, ai tanti amici e compagni di viaggio, ma in speciale modo a coloro che, nel tentare di opprimermi, hanno spinto ancora più in alto il mio pensiero, rinvigorito la mia anima, consolidate le mie idee. Dice Papa Francesco: “Educare non è un mestiere, ma un atteggiamento, un modo di essere; per educare bisogna uscire da se stessi e stare in mezzo ai giovani, accompagnarli nelle tappe della loro crescita mettendosi al loro fianco””.
Grande attesa per un pomeriggio interessante con i risvolti culturali per affermare che a vincere sarà il bene sul male.
Chi non sceglie lascia il potere alla folla. E la folla sceglie Barabba. Sempre. Roberto Benigni