Costruttori di pace e di giustizia che non cedano alla corruzione negli affari e che siano animati da trasparenza e ricerca di buoni risultati. Così Papa Francesco delinea le caratteristiche di chi lavora nell’Istituzione Cassa Depositi e Prestiti a 170 anni dalla sua fondazione. Ricevendo in udienza in Vaticano il personale e i dirigenti, il Pontefice ricorda che la Dottrina Sociale della Chiesa propone una visione nella quale davanti alla giusta remunerazione delle risorse, gli investitori sono chiamati a finanziare iniziative che favoriscano la promozione sociale e collettiva. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Il pensiero cristiano non è contrario per principio alla prospettiva del profitto, piuttosto è contrario al profitto a qualunque costo, al profitto che dimentica l’uomo, lo rende schiavo, lo riduce a cosa tra le cose, a variabile di un processo che non può in alcun modo controllare o al quale non può in alcun modo opporsi.
La Pandemia mette in pericolo la peculiarità dei territori
Ricordando la nascita dell’Istituto Cassa Depositi e Prestiti, Francesco ricorda il compito e il “generoso impegno” al quale è stato chiamato: ridisegnare “le necessità del Paese, bisognoso di costanti investimenti, di ammodernamenti, di sostegno agli enti locali, di supporto alla formazione professionale e alla produttività”. Il Papa non dimentica poi quanto in questa emergenza coronavirus sia necessario declinare le linee di sviluppo indicate.
Pensiamo a fenomeni dalle ricadute molto significative, come il declino di alcune forme di produzione, che necessitano di rinnovamento o di radicale trasformazione. Pensiamo ai mutamenti intervenuti nel modo di acquistare e di vendere i beni, con il rischio di concentrare scambi e commerci nelle mani di poche realtà di dimensione globale. E ciò a scapito delle peculiarità dei territori e delle competenze professionali locali, così tipiche della realtà italiana ed europea.