All’udienza generale Francesco torna sulla perseveranza da dedicare alla preghiera e sottolinea che è disumano essere talmente assorbiti dal lavoro da non trovare più il tempo per raccogliersi nel rapporto con Dio
Pregare non è in contraddizione con “l’operosità quotidiana”, con “i tanti piccoli obblighi e appuntamenti”, “semmai è il luogo dove ogni azione ritrova il suo senso, il suo perché e la sua pace”. È sulla perseveranza nella preghiera che ruota stamani la catechesi del Papa all’udienza generale nel Cortile di San Damaso. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
La preghiera del cuore
Nello scandagliare come pregare con perseveranza, il Papa parte dall’itinerario spirituale del Pellegrino russo, un testo ascetico russo, scritto fra il 1853 e il 1861. Le parole di San Paolo nella Prima Lettera ai Tessalonicesi: «Pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie», colpiscono quell’uomo che si domanda come sia possibile realizzarlo “dato che la nostra vita è frammentata in tanti momenti diversi, che non sempre rendono possibile la concentrazione”. Da questo interrogativo comincia la sua ricerca, che lo condurrà a scoprire quella che viene chiamata “la preghiera del cuore” che il Papa esorta i fedeli presenti a ripetere con lui più volte.