Alla Messa di Pentecoste in San Pietro, Francesco ricorda che lo Spirito Santo ha spinto la Chiesa “oltre i recinti di una fede timida e guardinga”. Narcisismo, vittimismo e pessimismo, dice, sono i nemici del dono e peggio della crisi della pandemia “c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi”

Anche nella Chiesa di oggi, come in quella delle origini, “ci sono diversità, ad esempio di opinioni, di scelte, di sensibilità”, ma il “principio di unità è lo Spirito Santo”. È questo il perno dell’omelia del Papa nella Messa di Pentecoste, presieduta all’altare della Cattedra in San Pietro davanti a una cinquantina di persone distanziate tra i banchi nel rispetto delle norme anticoronavirus. (Ascolta il servizio con la voce del Papa).

Diversi ma uniti

Francesco ritorna al momento Cenacolo quando lo Spirito Santo forma la Chiesa. “Lo Spirito Santo – afferma – è quell’uno che mette insieme i diversi; e che la Chiesa è nata così: noi, diversi, uniti dallo Spirito Santo”. Il Pontefice esorta a superare “la brutta tentazione” di “difendere a spada tratta le proprie idee” e “a guardare la Chiesa come fa lo Spirito”, non come il mondo:

Lo Spirito viene a noi, con tutte le nostre diversità e miserie, per dirci che abbiamo un solo Signore, Gesù, e un solo Padre, e che per questo siamo fratelli e sorelle! Ripartiamo da qui, guardiamo la Chiesa come fa lo Spirito, non come fa il mondo. Il mondo ci vede di destra e di sinistra*, con questa ideologia, con quell’altra; lo Spirito ci vede del Padre e di Gesù. II mondo vede conservatori e progressisti; lo Spirito vede figli di Dio. Lo sguardo mondano vede strutture da rendere più efficienti; lo sguardo spirituale vede fratelli e sorelle mendicanti di misericordia. Lo Spirito ci ama e conosce il posto di ognuno nel tutto: per Lui non siamo coriandoli portati dal vento, ma tessere insostituibili del suo mosaico.

Un popolo plasmato dallo Spirito

“Anzitutto siamo figli amati di Dio, tutti uguali, in questo, e tutti diversi. Ricordando l’inizio della Chiesa e il giorno di Pentecoste, il Papa invita a volgere lo sguardo verso gli apostoli: tra di loro “c’è gente semplice”, ci sono “provenienze e contesti sociali diversi”. Gesù “non li aveva cambiati”, aveva lasciato “le loro diversità”. Li unisce “ungendoli di Spirito Santo”:

A Pentecoste gli apostoli comprendono la forza unificatrice dello Spirito. La vedono coi loro occhi quando tutti, pur parlando lingue diverse, formano un solo popolo: il popolo di Dio, plasmato dallo Spirito, che tesse l’unità con le nostre diversità, che dà armonia perché nello Spirito c’è armonia. Lui è armonia.

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