Ancora dimenticata la Calabria che pure ebbe un ruolo fondamentale. Nelle “Ferriere” di Mongiana furono forgiate le prime rotaie per il primo tratto ferroviario Napoli-Portici
Ha 180 anni la storia della prima ferrovia italiana. Ebbe inizio il 3 ottobre del 1839, quando il Re Ferdinando II di Borbone inaugurava il primo tratto di linea, a doppio binario, che collegava Napoli a Granatello di Portici. Un percorso di 7,411 chilometri di strada ferrata, ai piedi del Vesuvio, che potevano essere coperti in quasi 11 minuti. Una straordinarietà all’epoca. E un treno di 7 carrozze, che procedeva sui fiammanti binari, tra lo sbuffo della locomotiva, confuso, nelle altitudini del cielo autunnale, con quello del Vulcano, metafora di sempre della città partenopea. Stupore di popolo; orgoglio della dinastia borbonica, allora dominante il Regno delle Due Sicilie. Novità in assoluto nel settore della comunicazione e trasporto ferrato, per la cui realizzazione, si era reso necessario guardare al prodotto straniero: francese per il progetto; per la locomotiva, di rodiggio 1 a 1, inglese. Le rotaie, però, giunsero dalla Calabria, dalla punta estrema della Penisola, ricadente nel Regno dei Borbone; territorio, considerato – secondo la tesi revisionista contemporanea – “terza potenza economica europea”, e “culturalmente e tecnologicamente avanzato”(nota d’archivio).
Il ferro, estratto dalle miniere della Valle dello Stilaro, veniva lavorato nelle “Ferriere” di Mongiana, importante centro siderurgico, realizzato nel 1770-1771 per volontà della dinastia borbonica, e a quel tempo, primo in terra italiana. Le “Reali Ferriere e Fabbrica d’Armi”, costituivano parte integrante del complesso industriale e militare del Regno delle Due Sicilie. L’imponente complesso, “era impianto di base per la lavorazione dei metalli”: occupava un’area di 2000 metri quadrati ed era strutturato in tre altiforni, “i più grandi altiforni della siderurgia italiana”; “dava lavoro a 2700- 2800 persone” (D. Franco, Il ferro in Calabria). Il 16 e il 17 ottobre del 1852 ebbe la visita del Re Ferdinando II di Borbone(doc. d’archivio)
Qui vennero forgiate le prime rotaie per il tratto Napoli-Portici, la prima linea ferroviaria italiana. “Erano costituite da moduli da 5 metri, del peso di 25 Kg per ogni metro di lunghezza” (D. Romeo, Non lo sapevo, Vesuvio live).
Il 180° anniversario della Napoli-Portici è stato celebrato il 9 ottobre scorso a Pietrarsa, alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella; del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli; del Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio; dell’Amministratore Delegato di Ferrovie Italiane, Gianfranco Battisti e di altre Autorità istituzionali, civili e militari. In programma, numerose altre iniziative rivolte a commemorare l’evento storico.
Se al capolinea del primo tratto ferroviario, la stazione di Portici – Ercolano, si “celebrava”, all’altro capolinea, alla stazione Bayard di Napoli, si contestava. Un gigantesco striscione sul muro di cinta dell’antica struttura, denunziava lo stato di degrado nel quale versa l’antico cimelio, non più visitabile ormai.
Tante pagine sono state scritte per la circostanza commemorativa; un coro di voci dei mass media a ricordare l’evento; nessun riferimento alla Calabria, che pure è stata fondamentale in questa opera.
Delle antiche “Reali Fonderie e Fabbrica d’Armi” di Mongiana, esistono ancora le tracce. Nel piccolo centro sorto sull’Altopiano delle Serre, sono stati eseguiti importanti lavori di risanamento, per riportare alla luce quanto è rimasto del primo polo siderurgico della storia d’Italia. Impreziosito dalla costruzione di un Museo, il museo delle “Ferriere”, dove sono custoditi interessanti reperti, memoria di superbo passato.
Ma, la Calabria è ancora dimenticata. Offesa. Violentata dal silenzio. Fino a quando?