In Calabria c’è una questione che da troppo tempo viene attenzionata a fasi alterne, ma che non ha ancora trovato una giusta attuazione. Il riferimento è alla normativa sulla fusione dei comuni nostra Regione, tematica delicata verso la quale molte amministrazioni comunali premono per aprire un nuovo tavolo di discussione e sulla quale insieme al collega Franco Sergio ho depositato la proposta di legge 244 “Disposizioni in materia di riordino territoriale delle circoscrizioni comunali – Modifiche e integrazioni alla legge regionale 5 aprile 1983, n. 13”.  Si tratta di una legge molto importante che si porta dietro una situazione a dir poco grottesca. Essa, pur essendo stata già licenziata avendo passato l’esame di merito alla 1^ Commissione e quello per il parere finanziario alla 2^, risulta ad oggi ancora ferma nel definitivo completamento dell’iter. La richiesta al presidente Nicola Irto, il quale dovrebbe spiegare il perché di tutto ciò, è un’immediata calendarizzazione per la prossima conferenza dei capogruppo, al fine di portare la proposta al successivo Consiglio Regionale.

Negli ultimi anni il tema della fusione dei comuni è sempre più argomento di discussione, anche a livello istituzionale regionale calabrese. Nell’ambito del nuovo quadro normativo nazionale, che sancisce il rinnovamento del sistema autonomistico territoriale, anche la Regione Calabria è chiamata a fare la sua parte mettendo in campo non solo strumenti di incentivazione economica, specie per l’aggregazione di piccoli comuni, ma riscrivendo le regole regionali che disciplinano la fusione dei Comuni nell’ambito di una più ampia riforma del sistema delle autonomie locali calabresi. A riguardo, la legislazione in Calabria risulta confusa, inadatta a risolvere e disciplinare l’evento aggregativo, a partire dall’atto di attivazione della procedura, per finire alla disciplina di recente formazione, regolativa della fase intermedia e di quella conclusiva. Si tratta di una diversità legislativa in senso negativo che potrebbe diventare sempre più causa di contestazioni sociali eclatanti ed essere generativa di contenziosi giudiziari, dal verosimile esito sfavorevole per la Regione, a parti dei cittadini dei comuni originariamente favorevoli alla fusione. Esiste, insomma, una situazione di disagio istituzionale sul tema. La proposta di legge vuole introdurre nell’ordinamento calabrese adeguati elementi di base e diventare strumento regolativo in materia di fusione dei Comuni e del relativo esercizio dell’esperimento referendario consultivo. Sembra quanto mai necessario modificare una disciplina disorganica.