Non provo particolare soddisfazione nel dire “avevo ragione”, ma la riduzione dei trasferimenti economici ai comuni derivanti da fusione sancisce una volta per tutte come i danni causati dalle fusioni a freddo, senza studi di fattibilità reali e senza programmazione, comportino effetti devastanti per la stabilità dei nuovi enti.

Le amministrazioni comunali di Corigliano-Rossano e di Casali del Manco si troveranno infatti a far fronte a pesanti tagli rispetto ai 2 milioni di contributo massimo dal governo previsto per le fusioni dei comuni. Una gatta da pelare non di poco conto per i sindaci Stasi e Martire che dovranno fronteggiare un dato economico di certo negativo rispetto a quello auspicato. Un risultato che a dire il vero era ampiamente preventivabile, visto anche l’atteggiamento centralista di tutti gli ultimi governi che, dal centrodestra ai gialloverdi passando per il centrosinistra, hanno fatto di tutto per ridurre il debito pubblico depredando i comuni di risorse utili per i servizi ai cittadini.

Il mio “no” a quelle fusioni non era certamente per partito preso, anzi io sono convintamente a favore delle fusioni fatte bene, ma allo stesso tempo sono consapevole, vista la mia lunga esperienza da amministratore locale, delle difficoltà quotidiane nei rapporti tra governo e città. Attraverso uno studio di fattibilità, infatti, si sarebbe prevista anche l’evenienza di una riduzione del fondo per le fusioni individuando soluzioni adeguate. Si è voluto invece correre senza tenere conto anche di una proposta di legge regionale scritta anni fa con il collega Sergio, che regolamenta i processi di fusione con particolare attenzione alla programmazione e alla stabilità economico-finanziaria del nuovo ente.

Il risultato è che oggi Casali del Manco, con un numero inferiore di abitanti, avrà maggiori finanziamenti rispetto a Corigliano – Rossano. La norma, infatti, con un criterio molto discutibile agevola le fusioni vecchie e non considera gli effettivi bisogni dei cittadini e dei servizi che dipendono dalle dimensioni dei Comuni. Anche per questo motivo avevo ribadito in Consiglio, la necessità di uno studio di fattibilità che verificasse in modo attuabile la fusione dei Comuni Calabresi. La mia è stata una voce isolata in Consiglio.

Oggi serve a poco urlare allo scandalo contro il mancato adeguamento del fondo per le fusioni, che se ne prenda atto, si individuino alle soluzioni e soprattutto si eviti che quanto accaduto si ripeta. Per fare ciò è indispensabile che il consiglio regionale approvi entro la fine della legislatura la proposta di legge scritta con il collega Sergio che regolamenta i processi di fusione prevedendo strumenti di studio e programmazione indispensabili a garantire la stabilità dei nuovi enti. Non c’è più tempo da perdere.