Fra circa una settimana il presidente cinese XI Jinping sarà in Italia per firmare, nell’ambito del progetto “Via della seta”, un memorandum con annessi accordi di cooperazione e investimenti nel nostro Paese. Gli accordi interesserebbero anche i nostri porti, per i quali la CMG (China Merchants Group) e la CCCC (China Communications Construction Company) si sono mossi da tempo e avrebbero già configurato accordi per i porti di Trieste e di Genova. Per questa venuta in Italia di XI Jinping sono forti le pressioni sull’Italia da parte degli Usa e dell’Unione Europea affinché non venga firmato il memorandum cui sono collegati 22 accordi di collaborazione su strade, ferrovie, ponti, aviazione civile, porti, energia e telecomunicazioni. Particolare rilevanza ha l’attenzione dei cinesi per i nostri porti dove sarebbero pronti a effettuare cospicui investimenti. Vengono evidenziati i porti di Trieste, Venezia e Ravenna nell’Adriatico, Genova e Vado Ligure nel Tirreno. Per Taranto e Gioia Tauro non si registrano indicazioni.

La Cina, già dal 2010, controlla il porto del Pireo di Atene ma è risultato complicato spostare le merci risalendo i Balcani, per cui i cinesi hanno interesse a mettere i container su navi di minore stazza e appoggiarsi ai moli italiani. Per Trieste le trattative sono già in una fase avanzata e per Genova si annuncia un accordo che prevede un intervento per le opere di allargamento del porto. Per Gioia Tauro, invece, non si registrano proposte avanzate né iniziative della rappresentanza parlamentare calabrese verso il governo affinché nel memorandum si tenga conto del porto e delle sue potenzialità.

Dal centrodestra al centrosinistra, passando per i 5 Stelle, nessuna forza politica ha sentito l’esigenza di confrontarsi ed impegnarsi affinché il porto più importante dell’area Mediterranea venisse considerato in questo importante progetto. Siamo alle solite: si urla alla questione meridionale, ma quando c’è da affrontare i temi reali i nostri parlamentari spariscono, si assentano, svaniscono.
Gioia Tauro, a fronte delle promesse dei governi di centrosinistra e di centrodestra, delle opportunità offerte dalla ZES, degli annunciati collegamenti alla ferrovia, della mancata piattaforma del freddo, sopravvive in perenne difficoltà con forti tensioni per i licenziamenti che ciclicamente vengono annunciati.

Ritengo indispensabile, a questo punto, una discussione ad hoc del consiglio regionale per l’approvazione di un documento che impegni la giunta regionale ad avviare tutte le azioni utili nei confronti del governo nazionale perché Gioia Tauro rientri nelle trattative del memorandum sulla Via della Seta che prevede grande attenzione per i porti del Nord e nulla lascia intendere per i porti del Sud.