Libera traduzione in bovese di “Lavandare” di Giovanni Pascoli.

LAVANDARI

Nta la terra menza grigia e menza scura

restau n’aratru senza boi chi pari

dimenticatu ddha, nta la muddhura.

E jendu a tempu di la hjumara veni

lu sciacqua-sciacqua di li lavandari,

rrobbi sbattuti e longhi cantileni:

“Hjuhhja lu ventu e vola fogghji assai,

e tu non torni ancora a lu paisi…

tu ti ndi jisti ed eu comu restai…?

Comu l’aratru mmenzu a lu majisi!”

                                                                                                                                                     Francesco Borrello

E ora Giovanni Pascoli

LAVANDARE

Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.

E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene:

Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l’aratro in mezzo alla maggese.

Foto da Wikipedia

testo italiano da “L’isola della poesia” vedi link Lavandare