Mentre i molti affollano le spiagge per un solito ferragosto al mare, sotto il sol leone, mi addentro nel cuore della cultura grecanica: il Borgo di Gallicianò, che sorge sulla sponda della fiumara Amendolea, incastonato nell’Aspromonte. Il 15 agosto, secondo il calendario cattolico, si festeggia l’assunzione della Vergine Maria. Nel Borgo di Gallicianò sorge la chiesetta ortodossa, dedicata alla Madonna della Grecia, Panaghia tis Elladas. La Chiesa ortodossa, il 15 di agosto, celebra la festa della Dormizione della Vergine, si tratta di una festa che ricorda l’ “addormentarsi”, ovvero la morte di Maria, Theotokos ‘Madre di Dio’, e la sua risurrezione corporale, prima che il suo corpo venga  assunto in cielo.

Percorrendo qualche viuzza più su della piazza, dove sorge la Chiesa dedicata a San Giovanni Battista (San Giovannino), a Gallicianò è possibile bere acqua fresca della fonte; un’acqua che disseta non solo il corpo ma anche il cuore e scorre dalla Fontana dell’Amore, To cànnalo tis Agàpi, dove, anticamente, si incontravano i fidanzati. Il racconto delle donne del posto è affascinante, molte di loro sono state corteggiate così dai loro mariti: “I giovani andavano lì, dove le ragazze si recavano a prendere l’acqua o lavare i panni al lavatoio; lontani dall’occhio indiscreto dei genitori, l’arte del corteggiamento antico faceva innamorare le fanciulle e, quando un ragazzo decideva di chiedere la mano di una ragazza, lasciava un ceppo- u ccippu- di legno davanti alla sua porta di casa. Se la famiglia accettava la proposta, u ccippu veniva portato dentro, in caso contrario il padre della fanciulla lo faceva rotolare lungo la strada, in segno di rifiuto”. Dal ceppo- ccippu, questa usanza viene detta cippitinnàu, ricordata anche dai ballerini di gruppi folkloristici locali, quando nelle piazze si esibiscono con il bellissimo ballo ‘du cippitinnàu’.

Arrivati a Gallicianò, ci attendeva padre Ilias per prendere parte, presso la Chiesetta Ortodossa, alla funzione dell’ Artoklasia (letteralmente ‘spezzamento del pane’) o benedizione del pane della Madonna; è una akoluthia che consiste nella benedizione di cinque pani (successivamente distribuiti), del grano, dell’olio e del vino, collocata all’interno dell’Esperinos. Nel mondo ortodosso ne viene richiesta talvolta per celebrare ricorrenze o avvenimenti di carattere personale o familiare.

Nel mio insolito ferragosto, sono stata accompagnata dalla dott.ssa Despina Papavramidou, teologa e sociologa greca, originaria del Pireo, a poco più di 10 km a sud-ovest del centro di Atene. Despina, prof.ssa di greco moderno, impegnata in corsi on-line per principianti, intermedi e avanzati, si trova nella Calabria greca per un dottorato di ricerca sociologica qualitativa sul campo, che la vede impegnata nell’intervistare i greci di Calabria facenti parte della cultura e lingua greco-calabra; difatti, in un caldo ferragosto, mi ha coinvolta ad intervistare/dialogare molto amichevolmente con la signora Angela di Roghudi, trapiantata a Gallicianò dopo essersi sposata. L’ospitalità greca è di casa nei borghi grecofoni, e infatti siamo stati accolti benevolmente dalla famiglia, nello specifico dalla figlia di Angela, che quasi mi è tornato alla mente il motivo “aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più”.

Dopo aver lasciato la signora Angela e la sua famiglia, con la promessa di tornare presto anche solo per un saluto, ci siamo intrattenuti a conversare con la gente del posto, in quella piazza che ancora conta i passi dell’uomo antico; che ancora riporta l’eco del saluto Kalòs ìrtete stin chora ‘benvenuti in questa città’, parole calde come il sole di agosto, con le quali Leo Nucera, detto Macallè, tante volte ha accolto i visitatori giunti a Gallicianò. Quell’uomo dagli occhi azzurro mare che guardano, ancora, la vallata e accolgono tutti coloro i quali, ritornando all’antico borgo, lo ricordano con stima e sincera commozione.     b