Per il paese di Bruzzano Zeffirio vacilla la certezza di poter conservare le “Suore Clarisse Francescane Missionarie del Santissimo Sacramento” ed il loro asilo, una delle più importanti istituzioni che finora, e non solo logisticamente, ha caratterizzato la comunità. La notizia è scaturita da un recente incontro tra la Madre Provinciale ed i rappresentanti delle  varie Associazioni paesane, per le quali le suore e l’asilo da loro gestito sono sempre stati un sicuro riferimento non solo dal punto di vista educativo e religioso ma anche da quello umano e culturale. Non si tratta di una decisione dettata da carenza di bambini o da fattori economico-finanziari, ma  il provvedimento di chiusura è dovuto semplicemente all’esiguità del numero delle suore, da utilizzare e trasferire, quindi, in asili più popolosi, attesa la scarsità di vocazioni in tale direzione. Una vera calamità per il paese, per la parrocchia, per le mamme, per le Istituzioni, che nel valido ausilio delle buone e solerti suore, di  ieri e di oggi, hanno sempre potuto contare come un insostituibile baluardo di civiltà,  garanzia di disciplina e di umanità in tutta la storia della loro permanenza a Bruzzano Zeffirio. Stavolta, presumibilmente, una volta partite, le nostre suore non torneranno in paese a riprendere e custodire le loro valigie! Storicamente le suore arrivarono a Bruzzano, la prima volta, il 22 ottobre del 1925, ma, dal momento che i locali non erano agibili, il comm. Gaetano Piacentini dell’Associazione Nazionale per gl’Interessi del Mezzogiorno d’Italia, che aveva chiesto e caldeggiato la presenza delle suore per Bruzzano, rimandò ad altra data l’apertura della Casa. Le religiose, ripartite per Roma con promessa di ritorno, furono costrette dalla popolazione a lasciare come pegno le loro valigie in casa del rev.do don Diego Pangallo. Dopo che i locali sono stati decentemente sistemati, il 10 dicembre del 1925 le suore tornarono a Bruzzano, accolte con grande entusiasmo di popolo. All’epoca vescovo della diocesi di Locri era mons. Giovanbattista Chiappe, apostolo del catechismo. Il paese, che contava 3.250 abitanti, era depresso ed abbandonato, in quanto la guerra del 15/18 era terminata da poco lasciando anche a Bruzzano, in seguito a ben 27 caduti per la patria, orfani, vedove e famiglie senza guida. Non c’era acqua, non c’era luce elettrica, non c’erano strade  quando “le serve di Dio” rientrarono in paese, per cui provvidenziale fu la fondazione dell’asilo, il cui obiettivo era quello di elevare moralmente l’ambiente operando una promozione umano-cristiana. In questo contesto si aprì il primo asilo con circa sessanta bambini, ma le suore si dedicarono anche agli adulti, soprattutto alle ragazze, per le quali aprirono una scuola di lavoro, esercitata, dopo il 1933, nell’ambulatorio, (locali dell’attuale chiesa). Qui le religiose hanno svolto anche il compito d’infermiere e quando Teresina Caracciolo, l’infermiera secolare, si trasferì ad Africo, si sostituirono a lei nella distribuzione del chinino agli affetti da malaria e nel fare punture antitubercolari. Hanno fatto tutto ciò le suore a Bruzzano! Una meritoria riconosciuta opera di civilizzazione, contributo utile alla crescita sociale, morale e culturale di tutta la comunità! Una storia, la loro, di carità, di abnegazione, di sacrificio nel rispetto di un carisma che si è tradotto  non in potere ma in servizio verso gli umili ed i bisognosi. La popolazione, riconoscente del bene ricevuto, ringrazia, nella speranza che alla fine gli organi religiosi preposti possano trovare una via d’uscita, un varco al ventilato provvedimento di chiusura della Casa delle clarisse francescane di Bruzzano. Il paese ha ancora bisogno della loro ineguagliabile  Scuola.