Testo Aggiornamento: “Estradizione verso l’Italia del latitante Palau Giovannetti Pietro Mauro”
Il Movimento per la Giustizia Robin Hood, in persona del suo Presidente, Pietro Palau Giovannetti,
in relazione alle notizie pubblicate da Deliapress.it in data 28/12/2017, senza provvedere alla rettifica, in quanto altamente lesive all’onore sociale e alla reputazione dell’Associazione stessa, rende noto:
1) Il mandato di arresto citato nell’articolo è stato revocato dal P.G. di Milano con Decreto 9/11/2020 su parere conforme del P.G. di Cassazione, a seguito di Ordinanza 30/10/2020 della Corte d’Appello Milano che dà atto trattarsi di errore materiale e di pene già estinte in epoca precedente alla richiesta estradizione;
2) Di talchè si è trattato di un arresto illegale in quanto non sussisteva alcuna pretesa sentenza definitiva della cassazione a “9 anni e 9 mesi”né “latitanza” in quanto Palau non si è mai sottrattoalla giustizia,tanto da venire scarcerato 12 giorni dopo dalla Corte d’Appello di Atene che riconosceva la non applicabilità della detenzione in carcere e la datazione dei fatti risalenti a 27 anni prima, come ribadito dalla Corte d’Appello di Milano, in via definitiva, dando atto della prescrizione, dopo 6 mesi di ingiusta detenzione, per cui è in corso azione di risarcimento danni nei confronti dello Stato Italiano;
3) Si è trattato di atti persecutori in quanto in base alle direttive del Ministero di Giustizia i mandati di arresto europei e l’estradizione sono consentiti solo per reati di particolare gravità e attuali;
4) Dagli anni di “mani pulite” l’Associazione è oggetto di una campagna di discredito e isolamento ad opera di gruppi di pressione apertamente ostili alle attività anticorruzione e antimafia, che intendono criminalizzare e censurare ogni sua legittima attività e le battaglie giudiziarie a tutela dei diritti, come rilevabile dalle sentenze di condanna per diffamazione a carico di ANSA, la Stampa, Corriere della Sera, Il Giorno, Zoom News, Libero. Decisioni tutte censurate dal mainstream, sebbene di notevole interesse pubblico in quanto riguardanti il carattere diffamatorio delle fakenews diffuse sul conto di Palau, alle quali era stata data ampia risonanza. Una censura che mal si addice a giornali indipendenti che sono venuti meno a quella fondamentale funzione di sorveglianza contro l’illegalità, gli abusi di potere o i semplici errori giudiziari che in un Paese libero dovrebbe svolgere il giornalismo quale “cane da guardia dei cittadini” – e, non già del potere costituito;
5) si intende tacere che Palau è una “voce scomoda” della Società civile che ha speso la sua vita per il bene comune della Giustizia: www.change.org/p/pietropalaulibero
6) Se non fosse vittima di persecuzione mediatico-giudiziaria per avere denunciato le massomafie che soffocano le libertà e la democrazia, in un Paese normale dove la legge è veramente uguale per tutti e i media svolgono la loro funzione non avrebbe dovuto patire neppure un solo giorno di carcere: www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2021/12/28/pubblicazione-dispositivo-di-sentenza_729c1141-d201-4f29-a071-6ca8577e8c92.html
COME DA RICHIESTA AVV. UMBERTO FANTINI
Documenti del periodo
Pietro Palau Libero – VI PREGO NON LASCIATEMI MORIRE IN CARCERE!
Movimento per la Giustizia Robin Hood started this petition to Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella and 1 other
È il disperato appello di Pietro Palau Giovannetti (65 anni), gravemente malato, Presidente della Onlus Movimento per la Giustizia Robin Hood – Avvocati senza Frontiere e dell’Associazione 5 Stelle per la Legalità, con il quale si rivolge alla Società civile per denunciare l’accanimento giudiziario delle A.G. italiane nei suoi confronti, ovvero la disumanità delle condizioni di sopravvivenza dei detenuti, sollecitando una grande generale amnistia per tutti i Paesi europei che violano i diritti fondamentali dell’uomo. Come l’Italia, la Grecia e la Turchia, dove la privazione della libertà è solo una atroce incessante violenza punitiva e una forma di brutale vendetta da parte dello Stato, senza alcuna funzione rieducativa.
Pietro è un “human rights defender” con riconoscimenti internazionali, quali quello della Fondazione Kennedy of Europe che, nella pubblicazione “Speak Truth to Power. Coraggio senza Confini”, ha paragonato la sua figura a quella di Vera Stremkovskaya, avvocatessa bielorussa perseguitata dalla magistratura di regime per le sue attività in difesa di soggetti ritenuti scomodi. Manuale diffuso nelle scuole in 500.000 copie, dove vengono indicati gli eroi di ieri e di oggi che stanno cambiando il mondo con mezzi pacifici. Da oltre 30 anni, Pietro, infatti, si adopera contro tutte le mafie e la corruzione, contrastando la criminalità economica dei colletti bianchi, il racket delle aste giudiziarie e dei fallimenti, e gli abusi giudiziari, di cui egli stesso è rimasto vittima, denunciandone le complicità. Per questo è stato ritorsivamente condannato ad oltre 10 anni di carcerazione, neanche fosse un pericoloso criminale, per meri reati d’opinione, peraltro ampiamente prescritti e/o abrogati, in quanto risalenti ad oltre 27 anni fa. Ciò senza, aver mai, in effetti, commesso alcun reato ideologico né tantomeno societario, essendosi limitato a denunciare con coraggio civile gli abusi subiti nella gestione di procedimenti riguardanti le sue attività imprenditoriali e umanitarie in difesa di soggetti deboli.
L’odissea giudiziaria di Pietro è quella di un piccolo imprenditore, illegalmente dichiarato fallito nel 1992 per l’irrisoria somma di € 516 attuali, pur avendo poco prima rifiutato un assegno da 1,5 miliardi di vecchie lire, che consegnava ai P.M. del pool milanese, denunciando il tentativo di farlo fallire e di corromperlo per mettere a tacere le sue denunce nei confronti dei più alti vertici della Guardia di Finanza e del Tribunale di Milano. Esposti e attività che diedero impulso al movimento di “mani pulite” e ad oltre 250.000 firme a sostegno dei magistrati antimafia e contro i “decreti salvaladri.” Una lotta esemplare sgradita ai poteri forti, che da oltre 6 mesi hanno privato un uomo di giustizia della sua stessa libertà, mettendo in moto la macchina del fango, tramite la stampa filopiduistica, che ha diffuso notizie false e calunniose, circa inesistenti collegamenti con ambienti eversivi. Una persecuzione che ricorda regimi privi di diritti certi, come la Turchia, dove intellettuali e attivisti per i diritti umani vengono imprigionati con false accuse di attività antigovernative, e lasciati morire in carcere.
Pietro è stato, infatti, arrestato all’aeroporto di Atene il 28/10/2017, in base ad un mandato illegale, emesso in violazione delle stesse direttive del C.S.M., secondo cui il mandato di arresto europeo non può venire richiesto per pene inferiori ad anni 4 e reati di lieve entità, risalenti nel tempo (nel caso di specie, il fallimento del 1992). Ciò, peraltro, proprio mentre si accingeva a rientrare a Milano per partecipare al processo di rinvio disposto con sentenza 13/7/2017, con cui la Cassazione aveva accolto il suo ricorso, riconoscendo l’esistenza di reati abrogati e prescritti, e plurimi errori di calcolo del presofferto, a fronte dei quali non avrebbe dovuto entrare in carcere neppure un solo giorno! Ciononostante è stato dapprima incarcerato nelle prigioni-lager di Korydallos (Grecia), per circa due mesi, poi a Roma-Rebibbia e a Rieti, per ulteriori mesi due, ed infine presso il Centro Clinico di S. Vittore a Milano, sebbene la Corte d’Appello di Milano, sin dal 22/3/2018, avesse riconosciuto la pena residua pari a poco più di 2 anni, rimettendo gli atti al P.G., al fine di sospendere l’esecuzione, onde consentire l’accesso alle misure alternative al carcere.
In tale Kafkiano contesto rischia di morire in carcere, vedendosi persino negare la liberazione anticipata, di norma concessa anche ai recidivi per reati associativi, neanche fosse peggio di un pericoloso mafioso. Ciò, senza che alcun organo di informazione ne abbia dato omertosamente notizia, se non per infangare la sua figura e screditare l’immagine pubblica della ONLUS da lui rappresentata. Una detenzione che si pone al di fuori di qualsiasi schema legale. Dal 21.3.2018 ha iniziato lo sciopero della fame e farmacologico, per affermare il diritto costituzionale alla libertà di cura e l’umanità della pena per tutti gli anziani malati ingiustamente ristretti nelle carceri italiane ed europee. La sua vita è in pericolo salviamolo!
*** AGGIORNAMENTO 23 APRILE 2018 – VITTORIA! ***
PIETRO ESCE DAL CARCERE!
MA LA PETIZIONE CONTINUA FINO ALLA VITTORIA TOTALE!
Con ordinanza 23.4.2018, la Corte d’Appello di Milano, in funzione di Giudice dell’Esecuzione, ha disposto poche ore dopo l’udienza, l’auspicata immediata scarcerazione di Pietro, illegittimamente detenuto da circa 6 mesi.
Una decisione che ristabilisce finalmente la legalità, in favore di un uomo di giustizia che ha sofferto ingiustamente il carcere, lottando con tutte le sue forze, fino all’ultimo, per affermare le sue ragioni e la verità, contro le calunnie della stampa di regime, come denunciato da Avvocati senza Frontiere, che ha già raccolto quasi 8000 firme per la sua liberazione.
Dopo una lunga battaglia giudiziaria è stato riconosciuto che la pena espiabile è pari a poco più di anni 2, ragione per cui Pietro non avrebbe dovuto entrare in carcere neppure un solo giorno, avendo diritto di accedere alle misure alternative al carcere, come qualsiasi altro cittadino con condanna inferiore ad anni 4. La Corte d’Appello ha quindi accolto la richiesta di sospensione dell’esecuzione, ex art. 656 c. c.p.p,, dapprima arbitrariamente negata dal P.G. e dal Tribunale di Sorveglianza.
Ma la battaglia civile continua, affinché Pietro torni ad essere completamente libero, azzerando ogni condanna ingiustamente inflitta, e il Presidente Mattarella gli conceda Grazia come merita un uomo che ha dedicato la sua vita alla giustizia.
AIUTACI A SPEZZARE IL SILENZIO DEI MEDIA!
DIFFONDI LA PETIZIONE!
SOSTIENICI CON UNA PICCOLA DONAZIONE O ANCHE CON IL TUO 5X1000!
A TE NON COSTA NULLA E PUOI AIUTARE A FAR CRESCERE LA GIUSTIZIA IN ITALIA! —–> http://perlagiustizia.org/robinhood/sostienici.php <———
A cura dello staff di Avvocati senza Frontiere 19,350 have signed. Let’s get to 2
Movimento per la Giustizia Robin Hood, in persona del suo Presidente, Pietro Palau Giovannetti,
in relazione alle notizie pubblicate da Deliapress.it in data 28/12/2017, senza provvedere alla rettifica,
in quanto altamente lesive all’onore sociale e alla reputazione dell’Associazione stessa, rende noto:
1) Il mandato di arresto citato nell’articolo è stato revocato dal P.G. di Milano con Decreto 9/11/2020
su parere conforme del P.G. di Cassazione, a seguito di Ordinanza 30/10/2020 della Corte d’Appello
Milano che dà atto trattarsi di errore materiale e di pene già estinte in epoca precedente alla richiesta
estradizione;
2) Di talchè si è trattato di un arresto illegale in quanto non sussisteva alcuna pretesa
sentenza definitiva della cassazione a “9 anni e 9 mesi” né “latitanza” in quanto Palau non si è mai
sottratto alla giustizia, tanto da venire scarcerato 12 giorni dopo dalla Corte d’Appello di Atene che
riconosceva la non applicabilità della detenzione in carcere e la datazione dei fatti risalenti a 27 anni
prima, come ribadito dalla Corte d’Appello di Milano, in via definitiva, dando atto della prescrizione,
dopo 6 mesi di ingiusta detenzione, per cui è in corso azione di risarcimento danni nei confronti
dello Stato Italiano;
3) Si è trattato di atti persecutori in quanto in base alle direttive del Ministero
di Giustizia i mandati di arresto europei e l’estradizione sono consentiti solo per reati di particolare
gravità e attuali;
4) Dagli anni di “mani pulite” l’Associazione è oggetto di una campagna di discredito
e isolamento ad opera di gruppi di pressione apertamente ostili alle attività anticorruzione e antimafia,
che intendono criminalizzare e censurare ogni sua legittima attività e le battaglie giudiziarie a tutela
dei diritti, come rilevabile dalle sentenze di condanna per diffamazione a carico di ANSA, la Stampa,
Corriere della Sera, Il Giorno, Zoom News, Libero. Decisioni tutte censurate dal mainstream, sebbene
di notevole interesse pubblico in quanto riguardanti il carattere diffamatorio delle fakenews diffuse
sul conto di Palau, alle quali era stata data ampia risonanza. Una censura che mal si addice a giornali
indipendenti che sono venuti meno a quella fondamentale funzione di sorveglianza contro l’illegalità,
gli abusi di potere o i semplici errori giudiziari che in un Paese libero dovrebbe svolgere il giornalismo
quale “cane da guardia dei cittadini” – e, non già del potere costituito;
5) si intende tacere che Palau è una “voce scomoda” della Società civile che ha speso la sua vita per il bene comune della Giustizia:
www.change.org/p/pietropalaulibero
6) Se non fosse vittima di persecuzione mediatico-giudiziaria
per avere denunciato le massomafie che soffocano le libertà e la democrazia, in un Paese normale
dove la legge è veramente uguale per tutti e i media svolgono la loro funzione non avrebbe dovuto patire neppure un solo giorno di carcere: