Sotto l’egida di un bacco più che mai propizio,   quale nume  da insegna o da  entratura , sta per  benvenuto , appena accomodati   alla giusta ora di pranzo,  per degustare  fin  dall’ inizio piccoli anticipi di ghiotto spessore gastronomico che  ingentilisce   le successive raffinatezze , già in odore di sapide  cibarie preparate  con  sapiente amore  per i doni della terra e del mare che in questo particolare  angolo lunigianese  vanno di pari passo, tra lor compagni, senza sfide per ottenere la supremazia in cucina!

Sempre  con la medesima  fresca abbondanza, questi prodotti fluiscono ogni giorno  sulle tavole imbandite da una  ristorazione, come la Nostra, che può definirsi delle meraviglie ,sperimentata di presenza da chi scrive con sincera affezione,   tra il convinto plauso generale  di  avventori più che vezzeggiati  oltre che numerosi, i quali  affollano,con il consenso della stagione estiva, l’amena veranda aperta  sulla accolta piazzetta della cittadina , sita in un  territorio a cavallo tra  alta Toscana e Liguria.

Ovvero…Dante permettendo, che proprio qui in Lunigiana,terra benedetta,disseminata di fiumi e  castelli, da quelli  appartenuti gloriosamente alla ferrigna  gran Contessa Matilde,sì Lei di Canossa, agli altri da ascrivere agli Obertenghi, illustre schiatta longobarda della quale si ha notizia già a partire dal 960 d.c.,  in virtù del capostipite Oberto I, La continua più che mai a far da signore con le sue secolari terzine…

Affreschi etruschi a Aulla MC

Il presente preambolo dovrebbe bastare pur nella foga degli argomenti che incalzano, non tutti ma la gran parte,ovviamente,di sapore cuciniero !

Intanto qui si tratta di  storia ,brevi cenni ma sufficienti,  a cominciare da quella supremamente  antica,  in una provvida  fuga di secoli che rimanda nientemeno fin verso la fine dell’anno 800 d.c. incontro alla figura di  Adalberto I  marchese di Toscana, signore  di un turrito castello /fortezza,  che cingeva la nostra  piccola piazza, cuore strategico, allora come adesso, di vita pulsante.

 Ancor oggi si individuano qua e là  mura sparute  e brevi contrafforti  tra una casa e l’altra   in grado di indicare un  ultimo baluardo , nonostante  il gran  tempo ormai trascorso.

In epoche non più remote la piazzetta, comunque reduce dagli impietosi  bombardamenti dell’ultima guerra, che ne hanno stravolto,come è facile arguire,l’assetto urbano senza  più nulla  concedere ad ulteriori nostalgie del pur interessante passato storico-architettonico, è stata intitolata al geniale tessitore del nostro Risorgimento  Camillo Benso Conte di Cavour .

E ora,con la coscienza a posto,per così dire, verrebbe naturale parafrasare il preclaro aforismo, per rimanere in clima patriottico  che recita :

“Una volta fatta la (S)toria si vada pure a…pranzo”!

 E  che pranzo,venga concesso qualche esclamativo in più!!!,tra quelli normalmente di riserva in queste amene occasioni…

Un momento ancora…sarà il caso di invitare con il riguardo dovuto,magari riservando un posto da dove sia consentita al meglio la visione del Vico più antico e blasonato della gradevole cittadina dove si può soggiornare sfuggendo alla calura di stanza nella Capitale , chiamato della Dovana Dogana in dizione moderna, sbucante in piazzetta  direttamente dalla penombra della  spessa volta che lo copre ,  grazie alle ultime  mura del castello, sempre lo stesso di cui sopra, ormai in rovina ,  ad un singolare ospite  che talora vi passeggia con modi a dir poco  evanidi .

Il personaggio veste alla foggia dei paggi/menestrelli in epoca seicentesca o suppergiù,  molto compitamente limitandosi a qualche sguardo vago e malinconico, a detta di chi lo ha avvistato,senza   importunare in alcun modo.

Insomma niente paura…

Aulla -Lunigiana

Si tratta di un fantasma  gentile  e, come dire,bene educato…lo si creda o no!

Ma è tempo finalmente di dare inizio ai riti prandiali , tra motti golosi che incrociano a beneficio di papille gustative,classica acquolina in bocca, e olfatti ormai  in allerta da un po’ per cogliere tutto il buono che  viene dalle curate ricette a base di genuini prodotti locali di indiscussa qualità.

Il titolare in persona come sempre  si avvicina per  le ordinazioni, con  fare distinto e forbito eloquio ,talora con un che di stentoreo che non guasta di certo, anzi  già nell’immediato serve egregiamente allo scopo di  catturare con eleganza  l’attenzione dei  commensali , clienti più che fortunati,su ciò che li attende a breve, sottoforma di amorevole  menu, che riserva eccellenze culinarie di studiata tradizione gastronomica,con un pizzico,sol poco, di  fantasia, senza strafare!

 Quasi  un officiante ,pare, mentre  solfeggia ad una ad  una le  sillabe , fornendo al particolare uditorio in procinto di assaggiarli di lì a poco, le appassionate descrizioni  dei piatti del giorno, egli per primo partecipando con benevolente  liturgia , ogni volta fedele al proprio granitico atteggiarsi a difesa  della bontà  delle pietanze giornalmente portate in tavola .

Ben coadiuva questa meritoria opera di regalare veri momenti  di beatitudine agli avventori/estimatori,  ormai abituali , un’ affiatata squadra formato famiglia,  specie in cucina e non solo, compreso il valido braccio destro del patron, insieme al ragazzo di sala, tutti devoti alla causa comune del cibo di  superiore bontà servito con  partecipazione quasi sentimentale….

Testaroli

Con il passaggio dalla cosiddetta bella stagione,ormai eccessivamente accaldata per essere sempre tale, a quella più fresca, senz’altro auspicabile, ci si ritrova nelle accoglienti salette interne di questo ristorante che, come sarà ormai acclarato, predilige scenografie improntate a buon gusto,é il caso di sottolinearlo, insieme alla naturale discrezione negli arredi,peraltro in linea con la cifra etrusca dei luoghi.

A tal proposito,una volta dentro si viene accolti da due grandi  dipinti che arieggiano l’arcaica   tecnica degli  encausti , direttamente sul muro, precorritrice delle eccelse pitture parietali in epoca successiva,ovvero pompeiana e dintorni.

Quanto ai soggetti raffigurati con  maestria , essi impersonano  misteriche  scene conviviali, incastonate sotto le solide volte in pietra che fan da soffitto, mentre  incedono tra lievi passi di danza al suono di flauti e  lire dalle sette corde,costruite dal dio Mercurio in persona, riecheggiando  suggestive rimembranze d’antica Etruria.

 Che altro?!

pangacci

 A questo  punto del  felice percorso culinario,reso  più accattivante anche grazie  alle immaginifiche presentazioni dei cibi ,di cui,come sopra sottolineato, fa sfoggio ogni giorno  il Nostro anfitrione, non rimane che appagare l’ormai ben sollecitato appetito  ….

 E non era forse questo lo scopo finale  della presente dissertazione,si spera non pedante,  anzi in vena di  ulteriori omaggi a quel patrimonio di geniale finezza  che si configura alla base  dell’ineguagliabile cucina  italica apprezzata da sempre nell’intero mondo?

                                                                            Mirella Violi