Non più “Non ci indurre in tentazione” ma “Non abbandonarci alla tentazione”

COSì CAMBIA DA DOMANI 29 NOVEMBRE IL PADRENOSTRO.

L’INIZIATIVA RISALIVA AL 2018 MA SOLO ORA ENTRA IN VIGORE

Nella Bibbia Cei la traduzione è “Non abbandonarci alla tentazione”, pertanto è stata scelta questa versione.

“Dio ci ama e non ci tende trappole per farci cadere nel peccato”.

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All’Udienza generale, il Pontefice spiega la penultima invocazione del Padre nostro tradotta dal greco con “Non ci indurre in tentazione”. “Comunque si comprenda il testo”, afferma, “dobbiamo escludere che sia Dio il protagonista delle tentazioni che incombono sul cammino dell’uomo”

È la penultima invocazione del Padre Nostro “Non abbandonarci alla tentazione” il cuore della catechesi di oggi, la 14ma che Papa Francesco dedica alla preghiera insegnata da Gesù. In una Piazza San Pietro assolata e festosa, il Pontefice ha ricordato che “è con questa penultima invocazione che il nostro dialogo con il Padre celeste entra, per così dire, nel vivo del dramma” e cioè “sul terreno del confronto tra la nostra libertà e le insidie del maligno”.

 Il Padre non è autore del male

Ma, a questo punto, fondamentale la spiegazione di Francesco su quella traduzione che non rende in maniera esatta l’espressione greca riportata nei Vangeli:

L’espressione originale greca contenuta nei Vangeli è difficile da rendere in maniera esatta, e tutte le traduzioni moderne sono un po’ zoppicanti. Su un elemento però possiamo convergere in maniera unanime: comunque si comprenda il testo, dobbiamo escludere che sia Dio il protagonista delle tentazioni che incombono sul cammino dell’uomo.

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