Una fresca mattina domenicale arricchita da una debole pioggia è il momento giusto per programmare una visita al centro storico di Palermo, “Patrimonio Mondiale dell’Unesco”. La clausura di questi mesi ci ha abituato al silenzio e le 7:00 del mattino sembrano il momento più opportuno per impadronirsi della città, fiutando i vicoli e le facciate dei palazzi della via Maqueda e ammirando la bellezza calma e sonnolenta di Palermo mentre le gambe ci guidano verso la splendida Cattedrale. Lì il grande Federico II riposa e da secoli custodisce la città ed i suoi abitanti.

Con un mezzo di trasporto agile ed economico, che risiede nelle nostre gambe, io e mio marito Franco partiamo presto da casa e dopo venti minuti stiamo già correndo in via Libertà, ripetendo un percorso a noi già noto per le tante gare a cui abbiamo partecipato. Rivedere queste vie dopo quasi tre mesi riempie di gioia e di speranza in una probabile rinascita, anche se l’incertezza di una pronta ripresa delle molte attività nate negli ultimi anni in Corso Vittorio Emanuele non può non far calare un’ombra sul futuro. Sono ancora recenti i ricordi delle vie ricolme di gente durante le “Vie dei Tesori” o lo “Sherbet Festival” che avevano trasformato Palermo in una vera capitale del turismo e una meta fondamentale nel Mediterraneo. Speriamo si possa continuare la strada che la città aveva intrapreso negli ultimi anni.

La pioggerellina si fa insistente e ci spinge a ripararci sotto una pensilina per non bagnarci. Casualmente ci ritroviamo davanti il Liceo Classico “Vittorio Emanuele II”, dove insegno dal 2007 e la vista della mia Cattedrale mi rapisce l’anima mentre recupero velocemente il ricordo dei turisti che affollavano il Bar Duomo nelle belle giornate primaverili e della musica a volte troppo alta per riuscire a fare lezione. La nostalgia è veramente forte: d’istinto stringo il cancello chiuso della scuola e penso che in fondo oggi è domenica e questo mi restituisce un vago sentore di normalità. Sembra quasi di toccare la Cattedrale da alcune aule del Liceo e i colleghi stranieri che ospitiamo durante gli Erasmus credono di vivere in un sogno, stupiti e rapiti di fronte a tanta bellezza.

Federico dorme qui, in una tomba monumentale trasformata in attrazione per turisti provenienti da tutto il mondo. Molti tedeschi vengono a trovare quello che considerano il loro “Imperatore” ed uno strano senso d’orgoglio si agita in noi perché Federico è “siciliano”, nonostante i suoi natali marchigiani e le origini germaniche. Da secoli il fondatore della “Scuola Siciliana” vede scorrere le vicende di una città ricca di storia, varia e diversificata nelle sue forme artistiche. Nel tempo il “Nostro Imperatore” è stato testimone di splendori, decadenza e improvvise rinascite mentre il suo occhio vigile riusciva a custodire e proteggere gli abitanti proprio come un sovrano medievale.

Finita la pioggia, giunge il momento di salutare Federico e intraprendere il percorso verso casa. Risalendo corso Vittorio Emanuele passeremo vicino il Palazzo dei Normanni, altro punto focale del percorso dichiarato “Patrimonio dell’Umanità”. Si tratta di un arrivederci nella comune consapevolezza di una necessaria e imminente ricostruzione delle nostre vite, in questi ultimi mesi sospese ad un tempo senza tempo.