DAL PUNTO DI VISTA LINGUISTICO E CULTURALE I CURDI NON SONO AFFINI NE’ AI POPOLI ARABI NE’ AI TURCHI BENSI’ AI PERSIANI.LA REGIONE STORICA DEL KURDISTAN SI COLLOCA IN UN QUADRANTE CHE RICHIAMA NOMI MITICI:IL MONTE ARARAT,LA BABILONIA E ADDIRITTURA IL PARADISO TERRESTRE.MA LA SUA VICENDA MODERNA HA TUTTO IL CINISMO DELLA STORIA PROFANA.CON L’ARMISTIZIO DI MUDROS (30 OTTOBRE 1918) L’IMPERO OTTOMANO ACCETTAVA LA SUA RESA.IL TRATTATO DI SEVRES (10 AGOSTO 1920) NE DEFINI’ UFFICIALMENTE I TERMINI SECONDO I CANONI DELLA DIPLOMAZIA INTERNAZIONALE.QUESTI EVENTI APRIRONO LA STRADA ALLA NASCITA DI UNA SERIE DI STATI LA CUI COMPOSIZIONE ED ESTENSIONE TERRITORIALE ERA PERO’ TUTTA DA INVENTARE.AMBIVANO AD UN PROPRIO STATO ANCHE I CURDI,CHE PERO’ RIMASERO DELUSI E ANCORA OGGI ATTENDONO IL MANTENIMENTO DELLE PROMESSE DI ALLORA.PER LORO FANNO IL TIFO IN MOLTI,ANCHE IN PROSPETTIVA ANTI TURCA.E’ INDISPENSABILE CHE LA TURCHIA RICONOSCA IL GENOCIDIO ARMENO.L’ARMENIA,REGNO INDIPENDENTE DAL XVI AL XVII SECOLO FU CONTESA TRA PERSIANI E TURCHI.LE ZONE MONTANE ERANO OCCUPATE PREVALENTEMENTE DAI CURDI CHE SUBIVANO REPRESSIONI VIOLENTE.NEL 1937,CON IL TRATTATO TRA TURCHIA,IRAQ,IRAN E AFGANISTAN SI STABILI’ LA DEFINITIVA SPARTIZIONE DEL kURDISTAN.NEL 1945 L’UNIONE SOVIETICA FAVORISCE LA NASCITA DI UNA REPUBBLICA POPOLARE CURDA IN IRAN.UN ANNO DOPO,AL RITIRO DELLE TRUPPE SOVIETICHE,LO SCIA’ INVADE E RICONQUISTA LA REGIONE.DA QUI COMINCIARONO LE PRIME AZIONI DI INSURREZIONE ARMATA CHE PROSEGUIRONO NEGLI ANNI 70 SIA CONTRO LA PERSIA CHE CONTRO L’IRAQ.DURANTE LA GUERRA TRA IRAQ E IRAN (1980-1988) I CURDI SONO LE PRINCIPALI VITTIME DEL SANGUIONOSO CONFLITO.L’AYATOLLAH KHOMENI PUBBLICAMENTE DICHIARA CHE UCCIDERE UN CURDO NON E’ PECCATO,MENTRE IN IRAQ UTILIZZA ARMI CHIMICHE PER RIPRENDERE IL CONTROLLO DEL NORD DEL PAESE.IL CONFLITTO PROVOCA L’ESODO DI CIRCA 60MILA CURDI IN TURCHIA.DOPO LA GUERRA DEL GOLFO L’ONU DI FATTO CREA UNO STATO CURDO A NORD DELL’IRAQ MA LA PACE NON ARRIVO’.LA STORIA,LE ASPIRAZIONI E LE SPERANZE CHE HANNO GUIDATO LA RESISTENZA DEL FIERO POPOLO CURDO CONTRO OGNI OPPRESSIONE CHISSA SE AVVERRA’. LA SITUAZIONE ATTUALE NON E’ ACCETTABILE,I CURDI DOVREBBERO AVERE UNA LARGA AUTONOMIA.ERDOGAN NON HA NESSUNA INTENZIONE DI FAR CAMBIARE LA SITUAZIONE.(EDOARDO BORIA GEOGRAFO PRESSO IL DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE DELL’UNIVERSITA’ LA SAPIENZA DI ROMA E CONSIGLIERE SCIENTIFICO DI LIMES).
Il governo regionale del Kurdistan dispone di unaforza armata nota sotto la denominazione di guardie regionali curde chiamate anche PESHMERGA dotate solo di un armamento leggero.Nella lotta contro l’I.S.I.S. hanno avuto ampio supporto da nazioni estere compresa l’Italia ottenendo ingenti carichi di armi leggere e pesanti,razzi ecc.Ci si domamda: a chi interessano i curdi? Il grande Kurdistan sognato da Ocalan resta una utopia e le sue aspirazioni,la sua storia e le speranze che hanno guidato la resistenza del fiero popolo curdo contro ogni oppressione non si è ancora verificata? Perchè i curdi iraniani indossano molte maschere che causano divisioni ideologiche e proiettano all’esterno una immagine di frammentazione totale e incapacità organizzativa che degenera profonde rivolte senza sapere intavolare un negoziato capace di coalizzarsi per raggiungere una piattaforma comune sulle condivisioni mediatiche,politiche in grado di mandare chiari messaggi in tutto il mondo così come avvenne dopo la sconfitta del nazionalismo fascista di Hitler e di Mussolini? La destra clerico fascista italiana avrebbe bisogno di documentarsi sulle tragiche vicende della resistenza.Basterebbe,per quanto riguarda l’Italia riflettere su quello che successe il 18 ottobre del 1944 a Marzabotto dove 1800 cittadini furono fucilati e arsi vivi;pochissimi riuscirono a sfuggire al massacro.Salvatore Quasimodo affermò:la loro morte copre uno spazio immenso,in esso uomini di ogni terra non dimenticano Marzabotto e il suo feroce evo di barbarie contemporanee.Il rapimento e la condanna a morte del curdistano Ocalan hanno riportato la drammatica condizione e la lunghissima lotta delle popolazioni curde sotto gli occhi dell’opinione pubblica mondiale.Il giornalista Namo Aziz intreccia nella vicenda storica del suo popolo le condizioni di vita,delle lotte secolari dei curdi stanziati in Turchia,Iran e Iraq.Egli mette in evidenza le aspirazioni e le speranze che hanno guidato la resistenza civile e militare del popolo curdo contro ogni oppressione.Partecipò attivamente alla lotta la sua famiglia che gli aveva insegnato, già nella prima infanzia, di associare alla parola Kurdistan l’incanto mistico,i colori celestiali ,i concetti di religione e di identità che a me fanciullo ancora non erano chiari però il Kurdistan mi dava l’idea di un fratello gemello che fosse nato insieme a me,e la cui fisionomia oscillava a secondo il mio umore.Una volta assomigliava a mio padre,un’altra a mia madre,poi si trasformava in un albero possente,e poi ancora diventava un mare profondo d’un azzurro che non avevo mai visto prima.Quando a volte a mio padre capitava di giurare,era sul Kurdistan che giurava.Da adulto ho visto che mio fratello gemello Kurdistan costretto a restare nelle mani dei suoi torturatori,derubato del suo diritto di esistere.Sono trascorsi oltre 13 secoli dalla conversione forzata della maggioranza dei curdi all’Islam.Nel corso delle guerre di religione che si verificarono tra il settimo secolo e l’anno 1000 i curdi furono costretti a sperimentare l’uso della religione come arma di pressione politica alla quale piegarsi in cambio della legittimazione da parte dei popoli dominanti:un’esperienza comune a molte altre popolazioni islamizzate.La maggioranza dei curdi si riconosce oggi nella fede islamica sunnita,ma senza mostrare un eccessivo attaccamento all’osservanza di riti e formulari.Mio padre era musulmano credente,e tuttavia non si peritava di criticare l’Islamnon solo per aver distrutto i templi ma anche il libro sacro dei curdi che se lo avessero preservato sarebbe stato,per i suoi insegnamenti. più facile unificare i diversi clan.Era proprio quello a cui aspirava Ocalan che, nel novembre del 1998,chiede di far cessare la guerra che non solo calpesta ogni garanzia democratica ma facendo del Kurdistan un comulo di macerie.La questione curda Ocalan ammetteva che in ultima analisi era una questione europea come lo dimostrava il flusso costante di profughi che a milioni vivevano in Europa;per questo motivo personalmente si recava in tutti i paesi europei per propagandare la necessità di attuare una politica di riconciliazione con l’aiuto di tutti gli altri stati rifiutando l’uso della violenza per la realizzazione di una pace politica auspicandosi un’immediata fine delle ostilità.Questa sua disponibilità alla trattativa trovava interlocutori sordi.Durante l’esilio romano Ramon Mantovani, deputato di rifondazione comunista,lo accompagnò alla polizia italiana per fargli ottenere qualche giorno di asilo politico per poi rientrare in Kurdistan.Ciò stava per verificarsi,ma la minaccia di boicottaggio verso le aziende italiane spinse il neo goverdo D’Alema a ripensarci.Errore grave il governo non tenne conto degli articoli 10 e 26 della Costituzione Italiana che regolavano il diritto d’asilo e che l’estradizione non spettava al governo ma alla magistratura.
Per capire la giusta lotta partigiana di Ocalan sarebbe bastato leggere la sua autobiografia conosciuta dai comunisti di falce,martello e stella che non hanno mai rinnegato l’ideologia pur ammettendo le negatività della rivoluzione bolscevica.Sinteticamente ne trascrivo alcuni passi che potrebbero servire per riprendere la vera lotta del Partito Comunista Italiano che sicuramente non può essere quella di Renzi e dei suoi sostenitori:per vivere davvero devi vivere libero.Ricordo ancora perfettamente come ce ne stavamo seduti nell’ombra della moschea.Io spiegavo e spiegavo…ma l’uomo anziano scosse il capo.”figlio mio disse noi siamo come legname rinsecchito.Puoi forse farlo rifiorire?” Si risposi.Far rifiorire il legno inaridito,far sbocciare una rosa dai sassi…è esattamente quello che noi curdi vogliamo.La libertà germoglia nell’infanzia.Per me la cosa più bella era giocare insieme agli altri.Mi piaceva metterci idee nuove e fantasia nel gioco e noi bambini non ci fermavamo un attimo nè di notte nè di giorno.Ben presto mi feci conoscere da tutti.Quando mi aggiravo intorno alle case alcuni vicini nascondevano i loro figli perchè avevano paura che io li conquistassi e che mi seguissero nei monti a cogliere crochi selvatici,far collezione di erbe,andare a caccia di uccelli.Ai margini del nostro villaggio c’era un albero vecchio e imponente,io lo chiamavo l’albero del sole.Nei mesi della calura estiva mi garantiva un rifugio sicuro.Lo innaffiavo trasportando una enorme anfora di argilla.Avevo degli amici di cui mi potevo fidare, erano buoni compagni d’avventura con cui si andava a caccia,alla ricerca di serpenti e a scalare i monti lungo i suoi sentieri.C’erano alcuni piccioni con cui familiarizzavamo.Uno di loro volava insieme agli altri e si univa con quelli che tradivano la piccionaia.Acchiappai uno di questi,lo spiumai completamente e lo posi tutto ignudo sul letto.Vola adesso! gli intimai.E’ strano come abbia potuto infliggere una così crudele punizione ma da adulto lo capì.Nessuno doveva tradire consapevolmente il suo gruppo.Possedeva anche un cane che aveva un comportamento sgregolato.Io lo allevavo bene e insieme andavamo a sorvegliare gli alberi di pistacchio.Ma quando,stanco,mi addormentavo,il cane si allontanava abbandonandomi.Mi chiedo perchè lo facesse:semplice rispetto al comportamento della fedeltà canina,lui era un traditore come lo furono il Regno Unito,la Russia e la Francia che istigavano i curdi alla ribellione approfittando del caos che regnava nelle provincie orientali ottomane.Londra aveva molte motivazioni per ritenere il Kurdistan ottomano rilevante per i propri interessi politici ed economici e cercava di controbilanciare l’intervento di San Pietroburgo questo perchè l’area dei Dardanelli e il Mediterraneo rappresentava un punto di passaggio verso la Persia che riceveva soccorsi dalla Russia.Volutamente ignorò le petizioni scritte da 100mila famiglie curde che denunciavano i massacri che subivano sia dal governo turco che da quello persiano.Ci si domanda: ci potrà essere ancora speranza che Berlino rivaluti i suoi curdi che si concentrano soprattutto nella parte occidentale del paese?I migranti curdi analogamente a quelli turchi oggi costituiscono una migrazione a catena e la scelta del luogo è determinata anche dalla presenza sul posto di familiari o parenti provenienti dalla stessa comunità dei villaggi di origine.Al contrario dei migranti turchi e dei loro figli,i curdi hanno scarse prospettive di poter rientrare in patria a causa della situazione conflittuale che ne investe le aree di provenienza.Il saggio della lunga autobiografia di Ocalan termina così:il primo settembre del 1998 dimostrando una ingenua fiducia nei confronti degli inviti delle potenze ho dichiarato il terzo cessate il fuoco unilaterale.Ma ben presto tali inviti si sono rivelati parte di una cospirazione internazionale.Noi abbiamo cercato con tutte le nostre forze di proteggerci dagli attacchi,il risultato è stato che le bombe che dovevano esplodere addosso a Sadan sono invece esplose sulla testa dei curdi.A seguito di questo complotto abbiamo avviato la nostra lunga marcia per la pace e la libertà,spostandoci dal Medio Oriente d’apprima in Russia,poi in Italia.Sappiamo fin troppo bene che gli USA e la Turchia non lasceranno nulla di intentato per interromperla.(gennaio 1999)Ocalan non si inventò il problema curdo,il suo merito fu quello di averlo portato alla luce del sole che tanto amava,dare così alla questione curda la dignità umana per segnare un passo avanti alla democratizzazione per godere i diritti fondamentali delle persone (pace,giustizia e libertà).Il partito di Ocalan fondato nel 1978 mirava coerentemente seguendo la teoria marxista e socialista alla creazione di uno stato curdo indipendente contro il colonialismo turco e dei suoi collaboratori che con il loro esercito radunavano gli abitanti curdi e sotto la minaccia delle baionette obbligavano uomini adulti a denudarsi e li legavano tra loro per i genitali con una lunga corda e costringevano le donne a portarli in giro per il villaggio.I curdi non reagivano come se si trattasse di un loro destino immutabile.E’ in questo contesto che si innescò il partito dei lavoratori (PKK) che voleva cambiare tutto e organizzarsi per vivere pacificamente uno accanto all’altro senza più le atroci persecuzioni.Laura Schradr,esperta di politica meridionale si impegnò nel 1975 a denunciare la tragica condizione del popolo curdo tenendo convegni internazionali.Dal libro “Canti d’amore e di libertà del popolo curdo” Laura scrive:poesie,musica e danza sono connaturati con il popolo curdo.Il divieto islamico di fare musica al di fuori del contesto religioso non ebbe alcun ascolto da parte dei curdi musulmani.Bellissime sono le fiabe,le leggende,i racconti ballati,le poesie e i canti dedicati ai villaggi,alle stagioni,alla natura,all’amore,agli eventi sociali.Uomini e donne del Kurdistan danzano insieme e le donne non si nascondono sotto il velo uniforme ma indossano abiti di colori splendenti che mettono in risalto la loro femminilità,motivo di scandalo per i popoli vicini.Le donne soprattutto in occasione di fatti d’arme cantano le gesta del marito,del figlio,del fratello celebrando il ricordo di fronte alla famiglia,al villaggio,all’assemblea della tribù.In alcuni aspetti della cultura e della lingua curda affioorano tracce di matriarcato,resti di una civiltà remota eppure tenace tanto di aver resistito all’offensiva antifemminile del Corano.La poesia popolare recita il biblico giardino dell’Eden,le verdi e segrete vallate del Tigre ricche di acqua,piante e animali dove sorsero i primi villaggi del mondo oggi in parte diventati macerie.In Iraq l’aviazione ha bombardato centinaia di villaggi con gas letali liberando in parte la dittatura di Sadan Hussein lasciando un deserto dove non si semina grano.Non vale più il detto che chi semina il grano semina il bene.Si tenta con ogni mezzo di cancellare la cultura curda patrimonio dell’umanità.Tra le tante poesie scelgo questa:Morire per te,Kurdistan nulla è più bello.Essere padroni in casa propria fieri di cantare in curdo.Nella fiamma delle nostre armi celebrare la gloria della nostra stirpe millennaria,della nostra terra amata.Essere liberi,e liberi amare,credere e morire.Chiedi a quella sorgente,e ti dirà,nel suo mormorio,mille sospiri,mille lacrime,mille rivolte,mille speranze.