All’età di 58 anni è morto uno dei più forti attaccanti del calcio italiano, un’icona dello sport. Nel 2017 gli era stato diagnosticato un tumore. Le sue condizioni di salute si sono aggravate negli ultimi mesi

Oggi è morto il calcio che ho amato. Anche Gianluca Vialli, dopo le recenti scomparse di Sinisa Mihajlovic e Pelè, raggiunge quello spicchio di cielo in cui brillano per sempre campioni destinati a lasciare, non solo nel popolo degli sportivi, ricordi indelebili. Con gli occhi di bambino, innamorato dei colori blucerchiati, ho visto tante volte quel ragazzo forte fisicamente e dotato di tecnica sopraffina, segnare con la maglia della Sampdoria di testa, in acrobazia, con astuzia e in tutti i modi che rendono felici i tifosi, soprattutto i più piccoli. Negli ultimi anni, segnati dalla malattia, quel giocatore forte e ammirato tante volte nel pieno del suo splendore è diventato fragile. Ha perso una battaglia che non poteva vincere ma resta l’amore, incondizionato, di generazioni di sportivi.

Una vita piena di sogni realizzati

Gianluca Vialli è morto a 58 anni dopo una lunga malattia. Nato a Cremona il 9 luglio 1964, inizia la sua carriera calcistica con la maglia grigiorossa. Nel 1980 debutta in Serie A con la Sampdoria. Con l’amico Roberto Mancini, oggi allenatore della nazionale italiana, forma la coppia dei “gemelli del gol”. Anche grazie ai suoi gol, nel 1991, la squadra blucerchiata conquista il suo primo e finora unico scudetto. Nel 1992 sfuma a Londra il sogno di vincere la Coppa dei Campioni, vinta dal Barcellona contro la sua Sampdoria. Ma dopo il trasferimento alla Juventus, per Vialli arriva nel 1996 la sospirata vittoria in Champions League. Due anni dopo giunge il momento di dire addio al calcio giocato. Vialli appende le scarpe al chiodo ma resta a Londra, nelle vesti di allenatore del Chelsea.LEGGI ANCHE30/12/2022

La lotta contro la malattia

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Fonte Vatican News Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano