«Apprendiamo che la mancata adozione degli atti per il conferimento degli incarichi di funzione dirigenziale non generale della giunta calabrese ha determinato, udite udite, un intervento della commissione del consiglio regionale contro la ‘ndrangheta e la corruzione, a quanto pare decisa ad approfondire il caso». Lo affermano, in una nota, i parlamentari del Movimento 5 Stelle Bianca Laura Granato e Paolo Parentela, che obiettano: «Il presidente della stessa commissione, Arturo Bova, forse non ricorda che sul conferimento degli incarichi dirigenziali ed esterni il Movimento 5 Stelle ha presentato una montagna di denunce all’autorità giudiziaria, rispetto alle quali il consiglio regionale calabrese, che ha doveri e poteri di vigilanza e controllo, non ha mai mosso un dito; per esempio circa la nomina illegittima di Santo Gioffrè al vertice dell’Asp di Reggio Calabria e quella di Franco Pacenza quale consulente del governatore Mario Oliverio, entrambe decretate dallo stesso presidente della Regione. Stavolta – sottolineano i parlamentari M5S – la questione è altrettanto seria, perché si profilerebbe l’aggiramento delle misure anticorruttive previste dal Piano triennale di prevenzione della corruzione. Se non bastasse, i dirigenti regionali ora interessati sarebbero sprovvisti dei necessari poteri per lo svolgimento delle loro funzioni, con tutte le pesanti ricadute sull’ordinaria amministrazione». «Ci auguriamo – concludono Granato e Parentela – che almeno in questa vicenda la commissione regionale presieduta da Bova sia rapida e concludente e che, peraltro, il presidente del consiglio regionale, Nicola Irto, dia conto ai cittadini calabresi dell’avvenuta, o meno, restituzione alle casse pubbliche dei soldi che Gioffrè percepì nella lunga, illegittima permanenza alla guida dell’Asp di Reggio Calabria».