In calce un contributo in vernacolo di Rocco Criseo

In fondo un video per vedere il movimento del mare

E’ da quando qualcuno ha avuto la felice idea di dotare Bova Marina di un porto che cominciano i degradi che non sono conseguenza dell’idea ma della progettazione e gestione della medesima.

Premesso che un professionista, in qualunque campo, non può essere soltanto un tecnico, anzi le sue capacità tecniche, progettuali, organizzative devono essere un aspetto all’interno di una formazione culturale più ampia, senza la quale si vive fuori dal tempo, fuori da ogni esperienza pregressa e senza visione futura. Un porto concepito male, senza studi sul territorio, nella fattispecie relativi alla conoscenza dei comportamenti di questo mare, senza analisi delle conseguenze di un’opera nel contesto locale, senza conoscenze storiche pregresse.

Nell’antichità avevano individuato nei pressi della Rocca Bianca o di Tripepi uno scalo naturalmente riparato per consentire il commercio marittimo con la vicina Sicilia. Ancora esiste una parvenza di molo ormai sommerso. Ma chi aveva indagato nella storia passata!

Poi come se non fosse stato sufficiente l’errore contribuiscono gli aspetti malavitosi.

Se il porto, anziché concepirlo atto a sfidare le onde nel punto più esposto, lo avessero arretrato, oggi avremmo una splendida e attrattiva scogliera e non avremmo la spiaggia erosa e nessun porto.

Ma il danno non bastava. Esclusa l’idea del porto, almeno li, privando il paese di una risorsa per lo sviluppo, nessun guardiano del rispetto paesaggistico e dell’impatto ambientale ha ritenuto di dover eliminare l’ecomostro che continua a svolgere il suo ruolo negativo e a deturpare la bellezza del territorio. Per volontà regionale ne hanno finanziato la cosmesi. Ma la porcata anche con il trucco porcata rimane

Così le centinaia di imbarcazioni che ogni anno cercano un riparo – e che con un porto sarebbero molte ma molte di più – devono accontentarsi di restare all’ancora senza beneficio locale.

A un certo punto, la spiaggia erosa e ridotta in larghezza non è più sufficiente per smorzare la violenza dei marosi e paga le conseguenza quella via marina che faticosamente si era riusciti a costruire con un dilettantismo progettuale sotto gli occhi di tutti.

A un certo punto si deve ricorrere alle barriere che devono essere elegantemente soffolte cioè a pelo d’acqua. Sono state realizzate, forse ne mancano ancora, ma con quale lentezza e con quali criteri!

Chi ha organizzato le gare d’appalto – non credo il Comune, forse la stazione unica appaltante della Prefettura – come ha concepito i criteri di esecuzione, la selezione della ditte concorrenti?

E’ mai possile che si consenta di fare i lavori – i primi – con una bagnarola – assolutamente inidonea? E con quali lungaggini!

Ironia della sorte, giovedì è rimasta all’àncora per un intero giorno una imbarcazione lunga circa 50 metri sulla quale potevano operare volendo due caterpillar contemporaneamente.

Forse si è fermata per dire: “Guardate che ci siamo?”

Ma veniamo all’ultima barriera.

Qui si è inventata un’altra procedura: una strada su sassi per depositare altri sassi o massi a formare la barriera. Data la proverbiale lungaggine si è formata una penisola perché il moto ondoso ha riempito di sabbia allargandola la spiaggia a ponente mentre ha eliminato un tratto di spiaggia a occidente. In questi giorni stanno eliminando frettolosamente i massi che erano serviti da via verso le barriere, ma la sabbia rimane. Ora si confida in qualche procella che riporti la spiaggia allo status quo ante.

Ma considerato che la barriera attenua l’impeto delle onde, riusciranno queste comunque a rimediare al pressappochismo degli uomini?

Aspettiamo per vedere.

Ma non è finita qui.

E’ da poco che è stato eliminato uno sconcio a ridosso della spiaggia. Una costruzione impossibile da concepire che tuttavia era rimasta per molti decenni.

Complimenti a chi ha concepito l’atto finale.

Ma ci complimentiamo senza gioia perché pensiamo a quanti, definito il tracciato della via Marina, si sono impossessati del tratto di demanio rimasto a monte che poteva e doveva restare all’uso pubblico.

Guardando poi dove va a sbattere la via Marina, sorge una domanda inquietante?

Quella casa li chi l’ha autorizzata a quella distanza dal mare?

Nessuno ha pensato che un giorno ci sarebbe stato da fare un prolungamento della via marina per dotare di strada gli abitanti, pur essi cittadini bovesi, dell’oltre fiumara Siderone?

IL CONTRIBUTO DI ROCCO CRISEO

PAROLI…O VENTU

Nc’esti un fattu da cuntari,

non nci su’ cchju’ i petr’a mari,

tantu ficiru e pigghjaru,

pur’a ribba si levaru!

Comu simu cumbinati,

quandu rriva chist’estati,

senza scogghji e senza rina,

sempri peju sta’ via marina!

Stu’ mentiri e poi cacciari

stu’ lavur’a mendicari,

non sapim’a lungu jiri,

undi jamu nui a finiri!

Nta lu cor’eu tegn’un picciu,

mi mi cacciu nu capricciu,

prim’e moru mi mi trovu,

stu’ pajsi mess’a novu!

Pe mmi viju vicul’e strati,

tutti quanti nsilicati

e lu cori a tutti l’uri,

mi si jinchi di caluri!

Ma sti’ lagni e sti’ tormenti,

tu pajsi non li senti,

sunnu pers’i me paroli,

si lu cori non ti doli!

           Rocco Criseo