Non ci poteva essere migliore cornice per ricordare Umberto Zanotti Bianco, A Bova Marina, si, ma anche nella Biblioteca Comunale “Pietro Timpano”, un altro grande.

Decise di dedicare la sua vita al riscatto del Meridione italiano e fu cofondatore dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia (ANIMI), che riuscì a salvare anche dal fascismo grazie ai suoi buoni rapporti con Maria Josè di Savoia.

Pochi sanno che Umberto Zanotti Bianco, insieme a Pietro Timpano, Gaetano Salvemini, Maksim Gor’kij (Scrittore e drammaturgo russo padre del realismo socialista), Maria José di Savoia ed altri fecero parte del comitato che si adoperò per la costruzione dell’Asilo infantile di Bova Marina in un periodo di grande miseria e privazioni nella prima parte del secolo scorso dopo le devastazioni per il terremoto del 1908

Il Municipio espone al primo piano un grande quadro che lo ritrae, dopo che è stato restaurato per iniziativa dell’autore di questo articolo.

Originario dell’isola di Creta, dove il padre, diplomatico originario del Piemonte, e la madre, Enrichetta Tulin, si erano trasferiti per lavoro. Da bambino tornò con la famiglia in Piemonte, studente brillante fino alla laurea in Giurisprudenza, conobbe giovanissimo il Fogazzaro che spinse lui e altri giovani a intervenire nell’opera di soccorso agli abitanti di Reggio Calabria e Messina dopo il terremoto del 28 dicembre 1908. Nella città siciliana conobbe Gaetano Salvemini.

Una vita esemplare per impegno e coerenza: formazione di maestri, alfabetizzazione di adulti e bambini, creazione di centinaia di asili. scuole elementari e biblioteche. Si arruolò come volontario nella prime guerra mondiale ricevendo delle benemerenze che successivamente restituì per protesta contro l’omicidio Matteotti

Nel 1925 firmò il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce.

Costretto a limitare le sue attività filantropiche, si dedicò all’archeologia concorrendo alla scoperta dell’Heraion presso Paestum, alla foce del fiume Sele. Nel 1941 fu arrestato e confinato a causa del suo antifascismo, «un tumore maligno nel corpo della nazione», e mandato al confino.

Presidente per cinque anni della Croce Rossa Italiana dal 1944, poi senatore a vita dal 1952, per decisione del Presidente Luigi Einaudi, fino al 1963 anno della fine della sua esemplare parentesi terrena